Skip to main content

Non possiamo ignorare la minaccia nucleare di Putin. L’opinione di Trenta

La minaccia che Putin possa utilizzare la bomba atomica in Ucraina è una realtà che esiste fin dal primo giorno di guerra. Dunque c’è bisogno di interrogarsi sui possibili effetti e quali contromisure l’Europa e l’Occidente possano mettere in campo. L’opinione di Elisabetta Trenta

La guerra di Vladimir Putin è ormai iniziata da più di trenta giorni e non si vedono iniziative internazionali importanti per far cessare gli attacchi russi sull’Ucraina. L’unica soluzione venuta da parte europea è stata quella proclamata unità nelle sanzioni e nell’invio delle armi a Kiev dietro alla quale però è molto difficile scoprire se esista una strategia per la conclusione del conflitto.

La prima domanda a cui ognuno dovrebbe rispondere è: perché si mandano le armi? Le risposte possibili sono due: la prima è che si spera che Putin, comprendendo di non poter vincere, pressato sul campo di battaglia e indebolito dalle sanzioni, si sieda prima o poi al tavolo della pace. La seconda è invece che Putin debba capitolare.

Tra le due opzioni però ne esiste una terza e cioè che Putin, sentendosi messo all’angolo e non trovando una via d’uscita dal “pantano” simil-siriano che probabilmente si creerà, faccia ciò che la dottrina nucleare approvata con il decreto 355 del 2 giugno 2020 gli consente di fare, utilizzare le forze nucleari per prevenire una possibile escalation di azioni militari o a far cessare un eventuale conflitto ottenendo condizioni accettabili per la Russia.

La minaccia nucleare aleggia dal primo giorno di guerra sul conflitto tra Russia e Ucraina e sebbene si cerchi di ignorarla, ritenendola soltanto una strategia adottata da Putin per spaventarci, la cosiddetta “teoria del matto”, è una minaccia reale che non può essere trascurata. “Chiunque tenti di crearci ostacoli e interferire sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima; siamo preparati a tutto”. Lo aveva detto Putin al momento dell’annuncio della guerra e, solo qualche giorno fa, il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha dichiarato in un’intervista che l’uso di armi nucleari è previsto in caso di minaccia all’esistenza della Russia.

Al momento secondo la Federation of American Scientists, la Russia possiederebbe 4.477 testate di cui attualmente operative circa 1.588. La possibilità che Putin possa decidere di usarle dovrebbe indurre i vari decisori a una maggiore prudenza di fronte al tema dell’invio delle armi.

In verità, nella piena condivisione del fatto che un paese indipendente e sovrano che sia stato aggredito debba difendersi, come peraltro sancito nel diritto internazionale dal diritto all’autodifesa previsto dall’art 51 della Carta delle Nazioni Unite, esistono delle ragioni che avrebbero richiesto e richiedono tuttora una maggiore valutazione prima della decisione o, quantomeno occorre rispondere a queste domande: quando ci fermeremo Abbiamo degli indicatori che possono avvertirci prima che Putin decida di usare un ordigno nucleare tattico, e come ci si comporterà in quel caso? Si andrà dritti, dritti verso la terza guerra mondiale?

Io credo che l’Europa tutta abbia diritto di farsi qualche domanda in più e debba verificare se di fronte a questa minaccia permane l’unità d’intenti, dopo di che bisognerebbe anche avere il coraggio di raccontarlo ai cittadini e spiegargli il perché. Boris Johnson ha dichiarato che l’eventuale uso di armi chimiche da parte della Russia in Ucraina “scatenerebbe un’ondata di orrore viscerale” fra i leader del mondo e avrebbe “conseguenze catastrofiche” per lo stesso Putin. Cosa vuol dire esattamente?

La Francia anche si è messa in massima allerta e se dei suoi quattro sommergibili nucleari in tempi normali ce n’è sempre solo uno in navigazione, per preservarlo da eventuali attacchi al porto, dopo l’ordine di Putin di mettere in prontezza le forze nucleari, tre dei quattro Snle-Ng (Sous-marins lanceurs d’engins – nouvelle génération) sono stati posti in navigazione.
L’escalation comunque vede diversi protagonisti. Joe Biden lo fa attraverso le parole che mai ci aspetteremmo di sentire pronunciare dal leader degli Stati Uniti. Ha chiamato Putin “macellaio”. Ci siamo meravigliati per quelle pronunciate dal nostro ministro degli Esteri, ma in fondo erano niente rispetto a queste.

Per non parlare di Donald Trump, che qualcuno in questo momento ha cominciato ad invocare di fronte alla debolezza di Biden, il quale ha suggerito, scherzando, che gli Stati Uniti dovrebbero mascherare i caccia F22 con una bandiera cinese e “bombardare a tappeto la Russia”, in modo da dire che è stata la Cina e causare un combattimento tra loro. Programma perfetto, soprattutto considerando che probabilmente la Cina è la chiave di volta di questo conflitto. C’è qualche altro leader che voglia aggiungere acqua sul fuoco?

La situazione è grave perché nessuno di coloro che dovrebbero spendersi per arrivare a un accordo con la Russia sta pronunciando parole di apertura, piuttosto, si stanno cercando di bruciare tutti i ponti. Ma se questo vuol dire che si è deciso che si andrà avanti fino alla distruzione della Russia, allora significa che qualcuno ha già deciso che stiamo correndo verso la terza guerra mondiale.

Non posso non ricordare a questo punto la frase di Einstein quando disse “Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre”.


×

Iscriviti alla newsletter