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Che fine farà il Covid? Parlano i ricercatori

Due anni di pandemia e continua ad essere difficile prevedere cosa succederà con il virus. La velocità con cui si è trasformato, diventando più contagioso e resistente ai vaccini, non esclude una trasformazione con brutte notizie per il futuro

L’11 marzo del 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato l’emergenza per il Covid-19 una pandemia. Da quel momento, la malattia ha ucciso circa sei milioni di persone in tutto il monto e ha contagiato circa 500 milioni in quasi 200 Paesi.

In questi due anni, il virus ha sorpreso medici e ricercatori. La comunità scientifica ancora non riesce a comprendere il comportamento del Covid-19, come reagisce il corpo, la velocità in cui muta, e come si è trasmesso da una specie all’altra. Come si legge in un articolo della rivista National Geographic, il SARS-CoV-2 si è evoluto così rapidamente in una serie di nuove varianti che diventa impossibile, per ora, tornare alla normalità pre-pandemica.

Anche con un’importante mappa genetica del virus a disposizione, e la capacità di decodificare i genomi delle varianti in poche ore, virologi ed esperti lottano – con pochi risultati – per cercare di prevedere come muterà il virus, e come queste mutazioni avranno un impatto su capacità di trasmissione e gravità della malattia.

Nonostante i ricercatori siano impegnati a comprendere la dinamica del cosiddetto “long Covid”, e hanno risorse economiche a disposizione, anche di questo si sa molto poco e milioni di persone soffrono sintomi per settimane o mesi dopo il contagio.

Oltre ai danni prodotti dal Covid, l’approfondimento del National Geographic a firma di Priyanka Runwal, puntualizza i misteri del virus che continuano ad affascinare, e frustrare, i ricercatori di tutto il mondo: la velocità della diffusione, l’evoluzione delle varianti, lo sviluppo in persone con altre malattie croniche e la trasmissione dagli animali agli umani.

Intanto, dall’Australia all’Italia le misure per contenere la diffusione del virus continuano ad essere allentate. La pandemia non è finita, ma tranne la Cina (che però sta cambiando la politica zero-Covid), le limitazioni stanno sparendo a favore della ripresa economica. Il virus, dunque, diventerà una comune influenza? Diventerà sempre più leggero o sparirà del tutto?

Queste e altre domande sono state rivolte agli esperti dal New York Times, in un articolo a firma di Sarah Cobey, Jesse Bloom e Tyler Starr, virologi impegnati nello studio del Covid.

Secondo loro ci sono poche certezze e una è che la variante Omicron è “significativamente più contagiosa e più resistente ai vaccini rispetto al ceppo originale” del Covid. Per questo non ci sono motivi per cui il virus non possa continuare ad evolversi. Brutte notizie per il futuro? “Le varianti di coronavirus emerse finora campionano solo una frazione dello spazio genetico che molto probabilmente è disponibile per l’esplorazione evolutiva”, proseguono gli esperti.

E la protezione che offrono i vaccini non è rassicurante. Molti addestrano il sistema immunitario a riconoscere una particolare sezione del virus originale (i 201 aminoacidi che consentono al virus di attaccarsi alle cellule umane), ma solo due di quegli amminoacidi sono mutati nella variante Delta e questo è bastato per rendere parzialmente inefficienti i vaccini.

Il virus può mutare in molti più modi, e questo è stato il caso di Omicron. Ma questi ricercatori hanno tracciato “quasi 2.000 altri modi in cui i 201 amminoacidi potrebbero mutare ed essere ancora in grado di attaccarsi alle cellule umane”.

Il Covid-19 ha dimostrato di essere molto bravo nell’adattamento per migliorare la diffusione negli esseri umani, facendo grandi salti di contagiosità in poco tempo, e diventando molto più contagioso di altri virus respiratori.

Così, la capacità di fuggire dalla risposta immunitaria è diventata evidente con Omicron. Il fatto che il Covid abbia infettato persone vaccinate o precedentemente infettate non è stata una sorpresa, hanno stupito invece la modalità e i tempi. La veloce evoluzione del virus ha superato le aspettative. Omicron ha un numero enorme di mutazioni e non discende da Delta. “Non si sa esattamente come il virus abbia fatto il grande salto evolutivo che ha portato a Omicron – spiegato gli esperti sul NYT -, anche se molti scienziati (noi compresi) sospettano che la variante possa essere emersa da qualcuno che non è stato in grado di combattere bene il virus, concedendogli il tempo di mutare”.

SARS-CoV-2 continuerà ad evolversi per sfuggire all’immunità. In futuro, si spera, il Covid potrebbe assomigliare all’influenza stagionale, le cui nuove varianti causano ondate di casi ogni anno. Per questo motivo “vaccini aggiornati o migliorati e altre misure che rallentano la trasmissione rimangono le nostre migliori strategie per gestire un futuro evolutivo incerto”, concludono gli esperti.

David Wohl, specialista in malattie infettive dell’Università del North Carolina, enfatizza i molti punti oscuri sul Covid: “Non sappiamo cosa ci aspetta in futuro. Abbiamo due anni di traiettoria e ancora così, con tutto quello che sappiamo, continua ad essere difficile prevedere cosa succederà”.



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