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Nuovo (dis)ordine mondiale. Chi avrà la meglio?

Di Vittoria Valentini e Maria Paola Frajese

La rivista Formiche interroga i maggiori esperti italiani e internazionali (Stefano Stefanini, Paolo Alli, Ian Bremmer, Patrizia Toia, Jean-Paul Fitoussi, Ana Palacio) sugli esiti di questo risiko

L’ordine mondiale uscirà profondamente cambiato dalla guerra in Ucraina. Prima del conflitto, gli Stati Uniti guardavano all’indo-pacifico per tenere testa all’ascesa della Cina e l’Europa si muoveva in ordine sparso a livello internazionale. È in questa distrazione dallo scacchiere euro-atlantico che la Russia di Putin ha visto l’occasione per imporre la propria idea di (dis)ordine globale. Come muteranno le alleanze e i rapporti di forza dopo il conflitto ucraino? La Federazione Russa e la Cina ne usciranno più unite che in passato? I loro obiettivi saranno conciliabili? Quanto impegno statunitense servirà ancora per sostenere la sicurezza di un’Europa che Washington riteneva più responsabile per il proprio territorio? Nel numero di marzo, la rivista Formiche ha cercato di rispondere a queste e ad altre domande con l’aiuto di esperti italiani e stranieri.

LE MIRE DI PUTIN E LA REAZIONE DELL’OCCIDENTE

“Riportando la guerra nel cuore dell’Europa, Vladimir Putin ha definitivamente rotto l’ordine liberale sorto dopo la caduta del Muro di Berlino” ha spiegato Mauro Magatti, professore di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel suo contributo per la rivista. In effetti, l’assetto mondiale per come lo conosciamo uscirà profondamente cambiato dagli eventi che hanno travolto il Vecchio continente. Se prima l’interesse delle potenze globali era concentrato sulla sfida cinese, oggi l’attenzione deve tornare al centro dell’Europa, come sottolinea l’ambasciatore e già rappresentante permanente d’Italia alla Nato Stefano Stefanini: “Putin persegue un triplice obiettivo, divaricare l’Atlantico, dividere gli europei tra di loro, indebolire gli Stati Uniti”. In questo contesto, però, il fronte occidentale sembra aver reagito. “Il presidente russo si è trovato di fronte una reazione unanime, le cancellerie europee da Mattarella, von der Leyen, Macron e Scholz – fino ad arrivare all’amministrazione Biden – concordano su una netta presa di posizione per salvaguardare e difendere i principi democratici alla base del mondo libero”, ha scritto Magatti, secondo il quale bisognerebbe anche cominciare a gettare le basi di un nuovo ordine globale. Sarebbe infatti fondamentale ripensare il modello dominante nelle policy occidentali degli ultimi decenni: “Non saranno di certo l’economia e la tecnologia a tenere unito il nostro mondo”, ha concluso l’autore.

IL CONFRONTO CON LA GUERRA FREDDA

“La Federazione Russa è oggi una minaccia fondamentale per la sicurezza. Lo scenario globale che si delinea dopo questa invasione è sotto diversi aspetti molto più pericoloso di quello della Guerra fredda”, ha ammonito Ian Bremmer, direttore Eurasia Group, nel suo contributo, anche se, a suo avviso, il vero tema per il futuro sarà il rapporto tra i due grandi autocrati del momento, Vladimir Putin e Xi Jinping. “La nuova era dipenderà fortemente dalle scelte di Putin e di Xi Jinping. I due leader si avvicineranno ancora? Oppure la Repubblica Popolare Cinese sceglierà di avere un ruolo attivo nel contesto della nuova Guerra fredda che si va delineando?”, questi gli interrogativi che l’analista di Eurasia Group ha posto sulle colonne di Formiche.

IN QUESTO CAOS, CHE POSTO AVRÀ L’UE?

“Nell’attuale contesto geopolitico, l’occidente dovrà avere chiaro il proprio approccio verso la Russia”, ha però ricordato Ana Palacio, già ministra degli Affari esteri spagnola e già vicepresidente senior e consigliera generale della Banca Mondiale, secondo la quale di fronte all’attacco russo in Ucraina è necessaria un’azione comune. Senza un’attività congiunta sul fronte delle potenze democratiche, ha poi spiegato a Formiche l’economista Jean-Paul Fitoussi, l’Unione europea è condannata a perire: “In uno scenario in cui nemmeno la stessa Ue riesce a esercitare un forte potere sovrano, perché le mancano le competenze necessarie per poter interpretare i trattati secondo la propria e univoca visione politica, ad oggi è purtroppo molto difficile immaginare un ordine mondiale in cui l’Unione possa sopravvivere senza scomparire progressivamente”.

DIFESA COMUNE E INDIPENDENZA ENERGETICA

Tra gli output inaspettati di questa crisi, come emerge dalle analisi della rivista, vi è sicuramente una forte presa di coscienza dell’Europa, che rivaluta ora alcuni dossier importanti come difesa comune e dipendenza energetica. “Negli anni abbiamo dimenticato quanto sia centrale la questione energetica e quanto sia intrecciata alla sicurezza” ma oggi “con la guerra in Ucraina in corso e l’Europa sotto il ricatto del gas, dobbiamo renderci conto che in Europa, sull’energia, non si tratterà di cedere meramente sovranità a Bruxelles, ma di riguadagnare la nostra sovranità nei confronti di Paesi terzi non democratici e di garantire il futuro dell’Unione”, ha detto l’europarlamentare Patrizia Toia nella sua riflessione. D’altro canto questo sarebbe il fine anche del rinnovato accordo euro-atlantico, che conferma il fondamentale ruolo securitario della Nato quale “efficace provider di sicurezza e stabilità, con capacità di resilienza e adattamento, con il compito fondamentale di garantire, tra gli altri fattori, anche la deterrenza nucleare”, ha sottolineato Paolo Alli, già presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato.

A partire da queste riflessioni, la rivista Formiche ha tentato di impostare un approfondimento di medio periodo sulla nuova era che stiamo affrontando, per fornire ai suoi lettori alcuni strumenti utili alla comprensione dell’ordine che deriverà da questo attuale disordine. Tra nuovi pericoli ed equilibri di potenza, passando per l’incertezza del settore energetico e la sfida da fronteggiare per raggiungere l’indipendenza strategica del comparto, cosa aspettarsi dal futuro?



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