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Il Dma dovrà regolare il mercato del cloud. Scrive Baldassarra

Di Antonio Baldassarra
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Se vogliamo un ecosistema digitale europeo competitivo a livello globale il Dma dovrà riconoscere i fornitori di software con grandi quote di mercato come gatekeepers e dovrà vietare le pratiche sleali di licenza software, in modo che le imprese europee non siano costrette a intraprendere lunghe ed onerose azioni legali per contrastare azioni chiaramente anti-concorrenziali. Il punto di Antonio Baldassarra (SeeWeb)

Mentre Bruxelles lavora sugli ultimi dettagli del Digital markets act (Dma), i funzionari europei dovrebbero cogliere l’opportunità per correggere le distorsioni delle pratiche anti-concorrenziali nel mercato del cloud.

Il Dma è stato annunciato come un nuovo framework nel dibattuto contesto digitale, ponendo le basi affinché l’Europa possa competere nel prossimo decennio.

Abbiamo bisogno urgente di colmare una lacuna nel Dma per garantire che questa opportunità unica non blocchi in modo permanente il mercato europeo, rendendo impossibile alle imprese innovative di competere in modo equo.

Attualmente, il Dma non affronta le pratiche sleali di licenza software che ostacolano il mercato europeo del cloud. Le aziende legacy stanno bloccando i clienti in servizi cloud rigidi richiedendo obblighi tecnici, finanziari e contrattuali ingiusti e non necessari.

Le aziende come SAP, Oracle e Microsoft sfruttano le loro posizioni da gatekeeper per ostacolare la concorrenza nel mercato dei servizi di infrastruttura cloud. Che tipo di richieste fanno?

Microsoft limita i clienti a utilizzare determinati software, richiedendo di utilizzare un hardware collegato a un singolo cliente piuttosto che a sistemi condivisi. Oracle fornisce solo una parte del suo solito supporto tecnico e patch ai clienti che utilizzano ambienti cloud concorrenti creando di fatto incertezza e limitando i clienti nell’utilizzo di ambienti cloud di terze parti.

Tali pratiche non sono coperte dalle attuali normative europee in materia di concorrenza, sebbene siano state legalmente contestate. Pertanto, auspichiamo che ci sia spazio per un contrasto fermo a queste pratiche sleali di licenza software da parte delle autorità europee.

Si tratta chiaramente di operatori dominanti che abusano del loro potere di mercato, privando i clienti di una scelta libera ed equa dei servizi di infrastruttura cloud. Ciò comporta costi più elevati, funzionalità ridotte e una limitata innovazione.

Ma l’azione più importante che l’Ue dovrebbe intraprendere è tramite la regolamentazione e il Dma.
Esso dovrebbe includere disposizioni relative al comportamento anti-concorrenziale di tali aziende di software.

Sarebbe un fallimento storico se il Dma non riconoscesse i fornitori di software con un’enorme quota di mercato, come gatekeepers e non vietasse queste pratiche in modo che le imprese europee non siano costrette a intraprendere lunghe ed onerose azioni legali per contrastare pratiche chiaramente anti-concorrenziali.

L’obiettivo è di promuovere un mercato aperto dove i servizi cloud possano prosperare e in cui aziende e consumatori, che sempre più dipendono dal cloud, non si trovino ad avere scelte chiuse ad alcune opzioni che insistono su condizioni onerose.

Se vogliamo un ecosistema digitale europeo competitivo a livello globale, dobbiamo aggiungere il software al Dma. Non facendolo, di fatto fallisce nella sua aspirazione di porre le basi per un mercato digitale florido e competitivo in Europa.

Lo scorso ottobre, abbiamo pubblicato una ricerca di Frédéric Jenny, professore di economia presso la ESSEC Paris Business School, il quale ha mostrato come i fornitori di software “sfruttino la loro forte, a volte dominante, posizione nei vari prodotti al fine di distorcere la concorrenza per i servizi di infrastruttura cloud”.

Hanno creato un monopolio de facto che sta strangolando i fornitori di cloud indipendenti. Come afferma il Professor Jenny l’UE deve porre rimedio a questa situazione, anche se significa creare nuovi strumenti giuridici.

“Alla fine, se non si fa nulla, questo porterà alla scomparsa dell’industria europea del cloud”. Venti anni fa, l’Ue affrontava un altro problema relativo al software, contrastando Microsoft sul mercato nascente dei media player, vincolando le sue applicazioni musica e video nel suo stesso sistema operativo Windows.

La battaglia legale durò quasi un decennio, costando milioni di euro in multe, prima che Microsoft finalmente adempì. Purtroppo però, aveva già consolidato la sua posizione dominante.

Non dovremmo ripetere lo stesso errore consentendo una situazione che limita la scelta e che comporta prezzi più elevati per i consumatori, con meno opportunità per le imprese europee e per l’innovazione.

Anche se tra due anni l’Ue entrerà nel “Decennio Digitale”, potrebbe già partire perdente nelle sue future ambizioni in questo ambito.

L’Ue non può perdere questa opportunità, significherebbe cadere al primo ostacolo. Per questo dobbiamo agire ora per preservare i servizi cloud in Europa. Un piccolo passo per il Dma, un grande balzo per il futuro digitale dell’Europa.

 

(Da Seeweb srl)

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