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Ridisegnare una mappa della sicurezza europea non sarà facile

L’articolo di Luigi Paganetto dal titolo “Nulla sarà più come prima” ha innescato un dibattito su come dovranno cambiare, in brevissimo tempo, le politiche economiche europee. Rocco Cangelosi, diplomatico e consigliere di Stato, già consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si concentra sulle sfide nel percorso verso una una mappa della sicurezza in Europa

L’articolo di Pasquale Lucio Scandizzo: “Come la crisi internazionale si lega alla transizione energetica”

L’articolo di Luigi Paganetto: “Nulla sarà come prima. L’Europa è pronta?”pastedGraphic.png

L’articolo di Michele Bagella: “Come l’Occidente può vincere la guerra economica”pastedGraphic.png

L’articolo di Maurizio Melani: “Game changers e nuove politiche europee”

 

Dopo un mese di guerra non si intravede ancora il punto di caduta per un compromesso che possa mettere fine alle ostilità e stabilire una tregua. Di questo, infatti, si parla. Difficile ipotizzare invece la fine della guerra dati gli obbiettivi di rivedere l’architettura della sicurezza in Europa che Vladimir Putin si è riproposto di perseguire.

Gli ultimi tentativi per intavolare una trattativa globale sono infatti falliti. Nonostante le aperture della Nato per la ripresa dei negoziati per la riduzione degli armamenti e delle Inf, l’idea di una nuova conferenza sull’architettura della sicurezza globale in Europa non è stata accolta, poiché da parte occidentale si dà per acquisito il risultato della sconfitta dell’Unione Sovietica nella Guerra fredda e si considera come inaccettabile ogni richiesta di modifica all’ordine emerso dal post 1989. E comunque appare molto difficile che l’Occidente possa negoziare un nuovo assetto con chi ha calpestato tutte le regole del diritto internazionale e ha dato il via a una brutale aggressione.

Proprio per questo Putin non ha intenzione di fermarsi fino a quando non avrà raggiunto obbiettivi considerati soddisfacenti visto che appare difficile ipotizzare una resa dell’esercito ucraino come inizialmente previsto. Putin ha fatto male i suoi calcoli e certamente non si aspettava una resistenza così caparbia da parte dell’esercito ucraino. Ciononostante continuerà nel perseguimento dei suoi obbiettivi confortato dai limiti degli interventi che la Nato stessa si è data.

Volodymyr Zelensky da parte sua vuole evitare questo scenario e chiede l’unica cosa che la Nato non può dare, ovvero una no-fly zone che consentirebbe alla resistenza ucraina di avere successo.

L’invio di armi da parte dei Paesi occidentali può solo prolungare l’agonia e il martirio delle città ucraine ma non evitare un esito ormai scontato. Gli Stati Uniti pensano che alimentare la resistenza ucraina servirà a impantanare la Russia in una lunga guerriglia.

Caduta l’illusione di una guerra lampo che nell’ottica di Putin avrebbe dovuto condurre a imporre a Kiev un governo filo russo, l’obbiettivo di Mosca potrebbe essere quello di una divisione dell’Ucraina sulla linea del Dnepr creando uno Stato cuscinetto all’Est del fiume. Una conclusione certamente non accettabile ma che trova precedenti storici nella divisione delle due Germanie o della partizione tuttora esistente della repubblica di Cipro.

Da una soluzione di questo genere che emergerebbe dai risultati della guerra lo scenario della sicurezza europea ne uscirebbe sconvolto.

La Russia si troverà probabilmente costretta a fronteggiare una resistenza senza quartiere nelle città e nelle campagne ucraine e il suo isolamento internazionale determinerà probabilmente la sua definitiva decadenza come grande potenza. Ma non si deve neppure sottovalutare la resilienza russa di fronte alle sanzioni che certamente nel medio lungo termine avranno un impatto devastante sull’economia, ma altrettanto avverrà per l’economia europea, largamente dipendente dal gas russo e non in grado pertanto di inserirlo nel novero delle sanzioni.

Ma di fronte a uno scenario che veda l’esercito russo ricorrere a massicci bombardamenti o all’uso di armi chimiche per piegare la resistenza Ucraina si pone la domanda se la Nato e l’Unione europea potranno rimanere inerti o se invece dovranno alzare l’asticella del loro coinvolgimento facendo chiaramente comprendere a Putin che ci sono delle linee rosse oltre le quali non è possibile andare.

Al di là di come e quando si concluderà il conflitto, la guerra in Ucraina ha prodotto lacerazioni e ferite profonde tra la Russia e l’Occidente che pongono gravi interrogativi sui futuri assetti della sicurezza in Europa e nel mondo.

Ci vorranno anni per recuperare un rapporto di minima fiducia con Mosca a meno di improbabili, almeno per il momento, sconvolgimenti nella politica russa. Ridisegnare una mappa della sicurezza in Europa non sarà semplice. I Paesi dell’Unione europea e della Nato dovranno prepararsi a un lungo periodo di incertezza e di confrontazione con il vicino russo che difficilmente rinuncerà a svolgere il suo ruolo di potenza globale contando sulla forza e la deterrenza del suo armamento nucleare. Il sovvertimento degli equilibri in Europa si riflette inevitabilmente nella geopolitica mondiale e sui rapporti che America e Europa dovranno avere con il revisionismo dell’ordine internazionale che la Cina sta conducendo sottilmente  ma pervicacemente. Da tutto questo deriverà una situazione  di grande incertezza politica che si ripercuoterà sulla crescita delle nostre economie con un ulteriore vantaggio dell’economia cinese.



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