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Come non tradire i principi dell’Occidente. Il commento di Paganini e Morelli

Di Pietro Paganini e Raffaello Morelli

La maniera più sicura per battere Putin non sta nel ricompattare l’Occidente ad ogni costo (come quando fomenta dietrologie che se vere spingerebbero alle armi), ma nell’agire attuando i valori occidentali delle libertà del cittadino

Su Formiche.net, l’amico Roberto Arditti ha scritto un lucido articolo sul non sottovalutare i tifosi di Putin. Ed ha elencato cinque argomenti delle loro idee. Ora, rispetto al rapporto tra la guerra in Ucraina e il dibattito in corso nel nostro Paese, l’articolo fa sorgere un problema. Non segnala quale sia la necessità degli italiani non tifosi di Putin.

Per praticare davvero i valori della libertà civile, non possono ripetere a macchinetta i concetti abituali – la Russia non è uno Stato democratico e Putin resta un esponente KGB dell’Urss e della successiva agenzia FSB – bensì preoccuparsi di correggere due incoerenze evidentissime nei comportamenti di strutture occidentali di primo piano.

La prima è far credere che l’invasione dell’Ucraina sia solo frutto dell’imperialismo di Putin. Mentre va riconosciuto che l’occasione è stata l’annoso mancato adempimento ucraino del trattato Minsk 2 sottoscritto nel 2015 (l’anno dopo il brusco cambio politico aiutato dall’Occidente) e riferito al concedere l’autonomia rafforzata al Donbass. Un mancato adempimento ribadito a metà febbraio scorso dal rigetto della rinnovata richiesta di Putin. La cultura dell’Occidente ha inventato la democrazia fondata sul rispetto delle regole stabilite. E dunque non adempiere a trattati stipulati non può rientrare nei comportamenti occidentali. Non è un episodio di libertà. È una presunzione nazionalistica legittima ma pericolosa, anche se forse perfino sollecitata dai consiglieri occidentali.

La seconda incoerenza è che gli italiani, fautori dei valori occidentali, riducano il dibattito interno ad invettive tra tifosi negatori del confronto. L’episodio più preoccupante finora è il comunicato di un prestigioso Ateneo contro un docente che aveva civilmente criticato Nato e ambienti conservatori Usa. Specie in una università occidentale, confrontare le idee dovrebbe essere pratica continua, siccome il confronto porta alla soluzione più funzionale dei problemi. Nella fattispecie, la soluzione non è sostenere il ricorso alla guerra fredda a difesa della libertà ucraina. Perché con la guerra fredda si tagliano gli scambi e la libertà complessiva arretra. Va peraltro detto, ahimé, che non è il solo caso. Quasi tutti i maggiori media nazionali aizzano a schierarsi contro la Russia (solita solfa) e ad esaltare Zelensky (patriota eroe nei media). Che però non solo per l’inadempimento è all’origine del dramma odierno, ma ogni giorno critica l’Occidente colpevole di indisponibilità alla guerra vera.

Insomma, la maniera più sicura per battere Putin non sta nel ricompattare l’Occidente ad ogni costo (come quando fomenta dietrologie che se vere spingerebbero alle armi), ma nell’agire attuando i valori occidentali delle libertà del cittadino. Allora si dimostra che Putin ha la mentalità passatista dell’epoca del ferro e del petrolio, inadatta a far evolvere il suo stesso paese. L’alternativa sarebbe la guerra vera.



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