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Disconnessione della Russia da internet. Un nuovo “cyber muro” di Berlino

Di Gerardo Costabile

Entro l’11 marzo Putin potrebbe trasferire connessioni e domini sulla rete intranet RuNet, uscendo dal web globale. Alla fine sarà conveniente per il suo regime? Il commento di Gerardo Costabile, amministratore delegato di DeepCyber

La possibilità che la Russia decida di isolarsi dal resto del mondo, disconnettendosi dall’Internet globale, apre scenari impensabili fino a poche settimane fa. Con l’invasione dell’Ucraina, Vladimir Putin ha avviato il suo Paese verso un futuro incerto e colmo di incognite. Mentre si susseguono gli incontri tra le opposte delegazioni, ucraina e russa, per provare a costruire un dialogo che si avvicini a un accordo di pace, arriva la notizia che entro il prossimo 11 marzo tutte le connessioni e la gestione dei domini interni verranno trasferiti nella Intranet russa, vale a dire la RuNet, e quindi localizzate sul territorio della federazione.

A diffonderla è stato il canale bielorusso indipendente Nexta Tv, citando fonti di intelligence occidentali, attraverso la pubblicazione di due documenti del ministero dello Sviluppo digitale, comunicazione e mass media del Cremlino, rilanciati su Twitter da un profilo attribuibile ad Anonymous. Anche se Mosca si è subito affrettata a smentire l’indiscrezione, questa mossa non può sorprendere più di tanto.

Non solo semplice Intranet

La rete parallela RuNet, infatti, che in realtà è qualcosa di più di una semplice Intranet, esiste già da una decina di anni e in passato è stata anche interessata da mirati interventi di potenziamento. È opportuno fare ulteriori considerazioni per capire meglio quanto questa decisione del leader russo non sia poi così inaspettata come possa sembrare. Innanzitutto, esiste già una legge ad hoc sull’argomento, che prevede di convogliare il traffico e i dati del web russo verso nodi controllati dalle autorità statali e di realizzare un DNS (Domain Name System, un sistema dei nodi della rete) nazionale per permettere a internet di continuare a funzionare indipendentemente dalle infrastrutture straniere. È inoltre presente un’autorità di gestione e vengono poi svolte annualmente delle esercitazioni specifiche per alcuni scenari possibili, compresa appunto la disconnessione.

Già nel dicembre 2019 fu testata con successo, quando la rete interna fu disconnessa dai DNS mondiali tagliando fuori da internet 140 milioni di utenti.

Il fatto è che la Russia, a differenza delle altre nazioni, si sta preparando ormai da diversi anni a quanto leggiamo e ascoltiamo in questi drammatici giorni su tutti i media. E sono informazioni spesso pubbliche, probabilmente sottostimate da molti lettori ed analisti, ma che oggi sono contestualizzate diversamente.

Disinformazione controllata

L’isolamento dal web globale, in realtà, potrebbe risultare un vantaggio concreto per il governo di Putin, che avrebbe così l’opportunità di un controllo totale sulla popolazione, limitando le ingerenze straniere e proteggendo allo stesso tempo la sua rete da eventuali attacchi cibernetici. Attacchi che oggi sono tutt’altro che ipotetici. Anzi, quella che i media chiamano “cyberwar” (ma che di fatto, tecnicamente, sarebbe altro) è entrata ufficialmente in gioco, accanto ai bombardamenti sul campo, alla distruzione delle città, alle strategie militari, alla propaganda presidenziale.

Una delle tante criticità che emergono in questo conflitto è proprio il proliferare di un’informazione distorta, costruita ad arte, fake news che possono essere diffuse per disorientare il popolo e modellare un’immagine diversa della realtà. Grazie all’uscita dall’Internet globale, gestita dall’Icann, l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, organizzazione indipendente che controlla domini e indirizzi, e il passaggio alla RuNet, la Russia potrebbe creare una bolla – sul modello cinese – per difendersi dai continui attacchi informatici che, a detta di Mosca, vengono condotti ai siti russi dall’estero. Un’azione preventiva, in sostanza, contro gli hacker e i loro tentativi di intrusione nei sistemi informatici degli apparati governativi, ma anche in quelli delle aziende. Putin, che ha già inasprito le pene per le piattaforme (giornali, siti web) che pubblicano false notizie sul conflitto, darebbe così in pratica il via libera a quella che era stata la richiesta, ad inizio invasione, del vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov, che aveva infatti chiesto l’isolamento web di Mosca per impedire la diffusione di fake news e messaggi di odio.

Questo approccio, però, è un’arma a doppio taglio. L’isolamento consente, come immaginabile, un maggiore controllo e censura russa sull’opinione pubblica interna, con il rischio di creare una bolla anche cognitiva differente, ben più importante dei presunti rischi cyber.

Ora, in attesa di sviluppi sulla possibile disconnessione, la guerra ibrida tra Russia e Ucraina si arricchisce di ulteriori scenari cyber, con il gruppo di ricerca sulla sicurezza informatica CyberKnow che aggiorna gli schieramenti in campo nello spazio cibernetico. Al momento sono una cinquantina quelli in campo nella “guerra” cyber, una quindicina di gruppi si sono dichiarati al fianco della Russia, tra quelli a favore dell’Ucraina risaltano Anonymous e l’esercito IT Army of Ukraine. Un altro spaventoso volto di questa assurda guerra.

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