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Russia fuori dal Consiglio d’Europa. Un altro colpo ai diritti umani

Dopo la sospensione annunciata dal ministro Di Maio nei giorni scorsi, Mosca ha deciso che non parteciperà più ai lavori dell’organizzazione. Cattive notizie per chi protesta contro la guerra in Ucraina

Dopo la sospensione annunciata dal ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, che presiede il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, la Russia ha colto la balla al balzo. Il Cremlino ha annunciato che Mosca non parteciperà più al Consiglio d’Europa, organizzazione di difesa dei diritti umani del continente che coinvolge tutti i Paesi dell’Unione europea e altri venti (ora 19, con l’uscita della Russia). Lo riferisce l’agenzia di stampa russa Tass.

E ORA?

Il ministero degli Esteri russo ha diffuso una nota accusando i Paesi della Nato e dell’Unione europea di minare il Consiglio d’Europa. Ma la decisione di Mosca potrebbe rappresentare la prima fase di un’ulteriore stretta repressiva all’interno del Paese, dove temi centrali del mandato del Consiglio d’Europa come diritti umani, stato di diritto e democrazia rischiano di subire un forte ridimensionamento dal Cremlino, anche alla luce del non brillante (almeno non come preventivato) andamento del conflitto in Ucraina e delle proteste.

IL PASSATO

La Russia è diventata membro del Consiglio nel 1996. Dopo l’annessione della Crimea nel 2014, la delegazione russa all’assemblea è stata privata del diritto di voto. La Russia ha risposto boicottando le sessioni e sospendendo i contributi al bilancio del Consiglio. La controversia è stata risolta in un compromesso mediato da Germania e Francia: i diritti della Russia sono stati ripristinati nel 2019 con un accordo che ha fatto infuriare il governo ucraino.

LA POSIZIONE DEL CONSIGLIO

Ecco cosa affermavano martedì in una dichiarazione congiunta – suo malgrado profetica visto l’attacco russo contro l’ospedale pediatrico – il ministro Di Maio, la segretaria generale Marija Pejcinovic Buric e il presidente dell’assemblea parlamentare Tiny Kox. “La Russia deve mettere in atto le misure richieste dalla Corte di Strasburgo il primo e 4 marzo”, in particolare quelle necessarie a proteggere la vita, “e quindi deve evitare attacchi contro i civili e le abitazioni, assicurare la sicurezza degli ospedali, del personale medico e dei veicoli d’emergenza, oltre a garantire che la popolazione abbia vie d’evacuazione, cure, cibo e altri generi di prima necessità”.

Oltre a reiterare “la forte condanna per l’aggressione non provocata contro l’Ucraina” i leader di Strasburgo ricordano che la Russia è stata ‘sospesa’ da diversi organi del Consiglio d’Europa e chiamata a “cessare immediatamente e incondizionatamente ogni operazione militare in Ucraina”. Infine domandano a Mosca di rispettare i principi e valori dell’organizzazione, ricordando che per farlo “deve garantire a tutti coloro sotto la sua giurisdizione il diritto alla libertà e sicurezza, e di potersi esprimere e manifestare liberamente”.

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