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Russia, se il G20 mette (ancora) la testa sotto la sabbia

Occorre chiedersi che senso abbia che la Russia continui a partecipare al G20, avendo platealmente tradito la premessa di fondo, cioè di impegnarsi insieme agli altri membri a promuovere la cooperazione internazionale. Eppure non è la prima volta che il G20 mette la testa sotto la sabbia. La riflessione di Domenico Lombardi

Dopo l’iniziale esitazione della comunità internazionale in seguito all’aggressione russa dell’Ucraina, l’isolamento politico, finanziario e diplomatico della Russia sta gradualmente crescendo grazie a numerose iniziative avviate dai Paesi occidentali e dalle istituzioni internazionali. L’Assemblea generale dell’Onu ha votato una mozione di condanna a larga maggioranza.

Il Fmi ha approvato un pacchetto di aiuti a Kiev. La Banca mondiale si è affrettata a condannare fermamente l’invasione e sta predisponendo anch’essa un programma di interventi. Nel caso del G7, l’approccio concordato tra i leader di questi Paesi prevede una tenaglia di sanzioni e di esclusione dal circuito degli scambi finanziari internazionali che ha l’obiettivo di stringere una morsa potenzialmente asfissiante attorno alla capacità finanziaria della Russia.

Tale approccio ha, inoltre, fornito un blueprint anche per altri Paesi, inclusa l’Unione europea. Oltre a queste iniziative, ne sono scaturite altre, meno strutturate ma altamente simboliche, come l’episodio accaduto a un summit dell’Onu sui diritti umani a Ginevra in cui molte delegazioni hanno lasciato l’aula quando il ministro degli esteri russo Lavrov ha preso la parola.

Eppure, vi è un grande assente: il G20 da cui non è trapelato alcunché dallo scorso 24 febbraio. Nato nel 1999 come foro di ministri delle finanze e di governatori di banche centrali delle principali economie del pianeta, sia avanzate che emergenti, fu elevato a livello dei leader politici nel 2008 quando l’allora Presidente Bush lo convocò a Washington per contrastare la crisi finanziaria internazionale. Subito dopo, il Presidente Obama lo definì il principale foro per la cooperazione economica internazionale. L’Italia ne ha appena ospitato il summit lo scorso ottobre.

A maggior ragione data l’assenza di una qualsiasi posizione al riguardo, occorre chiedersi che senso abbia che la Russia continui a parteciparvi, avendo platealmente tradito la premessa di fondo, cioè di impegnarsi insieme agli altri membri a promuovere la cooperazione internazionale.

Non è la prima volta che il G20 mette la testa sotto la sabbia. Nel 2014, in seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia, il G8 espulse la Russia dal consesso ritornando alla sua precedente configurazione a 7, mantenuta sino ad oggi. A quel tempo, il G20 si astenne dal prendere alcuna iniziativa al riguardo, ritenendo di favorire in tal modo la via del dialogo. Come è diventato inequivocabilmente chiaro qualche giorno fa, non ha funzionato.



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