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Senza gas russo? Sfida difficile, ma si può vincere prima dell’inverno

Di Diego Gavagnin e Vittorio D’Ermo

Vengono prospettate ipotesi particolarmente allarmanti, sulla possibilità per il nostro Paese di poter fare a meno del gas russo prima del prossimo inverno, quando i consumi aumentano di circa un terzo rispetto agli altri mesi. Ecco dove trovare altre forniture per staccarci il prima possibile da Mosca

Per chi ha l’età, la memoria corre alle grandi crisi energetiche che minacciarono gli approvvigionamenti mondiali in un momento in cui il petrolio era la fonte dominante in tutti i settori di impiego. Oggi la situazione è molto diversa e il petrolio è destinato prevalentemente al settore trasporti e alla petrolchimica.

La crisi che stiamo vivendo riguarda soprattutto l’Europa e in particolare gli approvvigionamenti di gas naturale che provengono in misura importante dalla Russia. L’acuirsi della crisi ci costringe a riflettere su scenari d’interruzione dei flussi e alla gestibilità di una situazione di emergenza di tale natura.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia, nata per far fronte alle crisi, ha formulato una ricetta per l’Europa, che porterebbe in un anno alla riduzione di un terzo delle importazioni di gas dalla Russia, che però non risolverebbe il problema se si avesse un’interruzione completa nei prossimi giorni o settimane. In ogni caso la situazione è tale che l’Europa non può ormai avere obiettivi diversi dalla cessazione di ogni import dalla Russia il prima possibile, almeno sino a quando non interverrà un cambio sostanziale della attuale classe dirigente e dei suoi disegni imperiali.

Veniamo all’Italia. Vengono prospettate ipotesi particolarmente allarmanti, sulla possibilità per il nostro Paese di poter fare a meno del gas russo prima del prossimo inverno, quando i consumi aumentano di circa un terzo rispetto agli altri mesi. Limitando l’orizzonte al brevissimo tempo, occorre però tener presente che il nostro paese da sempre si è attrezzato con strumenti capaci di far fronte a crisi di approvvigionamento. Diversamente dalla Germania, abbiamo una struttura estremamente diversificata, anche se in passato si sarebbe potuto e dovuto fare di più.

In questi giorni il rifornimento via gasdotto che attraversa l’Ucraina è abbondante. Lo scorso 4 marzo il peso della Russia è stato pari al 37% delle importazioni ma al 27% del totale immesso in rete. Il gas importato da altre origini è stato pari al 63%. Al totale gas immesso hanno poi contribuito gli stoccaggi nella misura del 23,5% e la produzione nazionale nella misura del 3,5%. La Russia ha fatto un punto d’onore (!) il rispetto dei contratti di vendita (che scadranno nel 2036), che implicano un obbligo di consegna, garantito da penali salate.

Stesso obbligo hanno gli acquirenti, che devono ritirare il gas, soprattutto l’Eni. L’Italia ha consumato lo scorso anno 76 miliardi di metri cubi di gas, di cui 29 importati dalla Russia (contratti con penali) da un solo gasdotto. Attraverso gli altri 4 gasdotti, i tre rigassificatori di metano liquido (GNL) importato via nave e la produzione nazionale sono arrivati gli altri 47 miliardi. La quota dalla Russia è sostanzialmente obbligata e sostituirla in tutto o in parte non è semplice ma ci si può provare.

Resta il tema delle penali che dovremmo pagare se interrompessimo noi le forniture. Nei contratti esistono le clausole di “forza maggiore”, da valutare se un’aggressione come quella in corso ad un Paese partner della UE sia sufficiente. In ogni caso la situazione è talmente grave che non possono essere delle penali a fermarci dall’intento dal renderci indipendenti dalla Russia anche nel breve termine.

Se Mosca continua a rifornirci mentre ci stiamo attrezzando per lo sganciamento tanto meglio, il gas disponibile potremmo collocarlo  in Europa nell’ambito di un sistema dinamico. La nostra capacità d’importazione arriva a 115 miliardi, e sia il gasdotto a Passo Gries, al confine con la Svizzera, e quello a Tarvisio, al confine con l’Austria, possono operare in contro-flusso, verso Francia, Germania e la stessa Ucraina (che importa per se dalla Russia 10 miliardi).

Ma dove potremmo trovare i 29 miliardi aggiuntivi? La guerra ha generato un forte spirito di collaborazione internazionale tra Stati e operatori energetici. Anche altri Paesi hanno pluralità di vie di rifornimento, e i contratti, se venditori e fornitori sono d’accordo, si possono scambiare. I gasdotti sono in parte magliati, le navi di GNL possono cambiare le loro rotte, e gli stessi rigassificatori galleggianti si possono affittare.

Ad esempio Spagna e Portogallo, che dispongono di 8 rigassificatori, per una capacità di 60 miliardi con cui potrebbero soddisfare tutta la propria domanda, li usano solo in parte e importano via gasdotto anche 10 miliardi dall’Algeria, dallo stesso giacimento che rifornisce l’Italia. Da questo Paese negli ultimi 5 anni abbiamo importato in media d’anno 15 miliardi, lo scorso anno 21, mentre la capacità del gasdotto con noi è di 30. Un accordo con algerini e spagnoli potrebbe deviare verso l’Italia 10 miliardi costanti in più.

Non sappiamo le differenze di prezzo tra GNL e import via gasdotto, certamente il secondo ha un costo minore perché in concorrenza con il primo, ma sarebbe una partita finanziaria facilmente gestibile. Recentemente il ministro Di Maio è andato ad Algeri per avere più gas, se andava prima a Madrid sarebbe stato meglio.

Altro caso interessante, che sembra dipendere da motivi commerciali, è quello delle importazioni dalla Libia dove sinora l’Europa, finalmente ritrovata, potrebbe far valere il suo peso. Certamente in quel Paese ci sono delle difficoltà nella gestione dei giacimenti, ma è singolare che nella media degli ultimi 5 anni le importazioni siano state di 4,5 miliardi, 3,2 lo scorso anno, con un gasdotto che ne può portare 10. Con questo abbiamo recuperato altri 5 miliardi.

Un mese fa, su questo giornale abbiamo ipotizzato per l’Italia la possibilità di utilizzare i giacimenti di gas dell’Adriatico, esauriti o in via di esaurimento, per avere una capacità aggiuntiva di stoccaggio di gas, che ci serve soprattutto d’inverno. Il governo, da parte sua, ha annunciato l’uso dinamico degli stoccaggi esistenti a terra, per circa 14 miliardi di metri cubi, in modo da tenerli sempre pieni (immissione e prelievo contemporaneo), come già si fa in alcuni giacimenti nel Mare del Nord.

Questo ci darebbe una disponibilità aggiuntiva al consumo pari a circa 14 miliardi, che sommati ai 15 già identificati, arriva proprio ai 29 miliardi dell’import dalla Russia. Per i possibili motivi commerciali già indicati, stiamo importando pochissimo dall’Europa del Nord, con cui siamo collegati da un gasdotto che ha adesso una capacità di 20 miliardi. Negli ultimi 5 anni abbiamo importato in media 7 miliardi, lo scorso anno solo due. Sarebbero quindi disponibili 13 miliardi da dedicare allo stoccaggio dinamico.

Oggi nel mondo sono in costruzione una decina di rigassificatori galleggianti (grandi metaniere riconvertite), come quello di cui già disponiamo al largo di Livorno. La loro capacità è in media di circa 4 miliardi di approvvigionamento all’anno. Uno di questi rigassificatori, fatti i dovuti accordi, potrebbe essere affittato in emergenza per utilizzarlo nell’Adriatico. Un progetto del genere è già autorizzato al largo di Falconara, collegabile a terra per l’immissione del gas nei gasdotti nazionali (oppure per riempire il giacimento Barbara, che è in zona).

Alla fine potremmo avere una dotazione aggiuntiva ben superiore a quanto prendiamo dalla Russia, senza contare iniziative dal lato della domanda. L’AIE ricorda che per ogni grado in meno degli impianti di riscaldamento degli edifici civili e pubblici, si risparmia un miliardo di metri cubi di gas. Gli italiani hanno risposto benissimo per la campagna vaccinale, pensiamo sarebbe lo stesso per una campagna collettiva di risparmio energetico e ci meravigliamo che il Governo non l’abbia già lanciata (come fu invece negli anni ’70).

Nota su import dalla Russia: la capacità totale d’importazione di gas naturale è di 115 miliardi di metri cubi, cui vanno aggiunti 3 miliardi di produzione nazionale, a fronte di 76 miliardi di consumo italiano nel 2021 (44 miliardi la capacità di import inutilizzata).

Solo un terzo della capacità di importazione è occupata dall’import russo, che negli ultimi 5 anni è stato in media annuale di 29,5 miliardi.

Capacità di importazione di gas naturale in Italia (miliardi di metri cubi):

Gasdotti

30 – Tarvisio, dalla Russia via Ucraina e Austria

20 – Passo Gries, dall’Europa del Nord via Francia e Germania

30 – Mazara del Vallo, dall’Algeria via Tunisia

10 – Gela, diretto dalla Libia

10 – Melendugno, da Azerbaijan via Turchia e Grecia

Rigassificatori di GNL (gas naturale liquefatto, via nave)

8 – Cavarzere, al largo di Rovigo

4,7 – Al largo di Livorno

4,5 – Panigaglia, Golfo di La Spezia

Totale: 117 miliardi di metri cubi



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