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Sogin accelera il decommissioning dei vecchi impianti nucleari

La società pubblica accelera sulle attività di decommissioning dei vecchi impianti chiuse nel 1987. Ora il giro di boa è vicino

Il nucleare è tema di questi tempi, più che mai. In Italia, Paese che l’atomo l’ha salutato definitivamente nel 1987, Sogin, la società pubblica incaricata del decommissioning (disattivazione e smantellamento) dei vecchi impianti, ha chiuso il 2021 con una previsione di avanzamento fisico delle attività grazie a un lavoro di efficientamento dei processi e delle azioni di risanamento intraprese, pari al 7,2%, oltre l’obiettivo di budget fissato inizialmente al 6,6%.

Si tratta di un valore che, unito all’obiettivo di oltre il 10% per il 2022, porterà il cumulato del biennio ad oltre il 17%, una percentuale altissima se paragonata al 28,3% complessivo degli 11 anni precedenti (1999-2020). Alla fine di quest’anno l’avanzamento fisico globale raggiungerà oltre il 45%, “con un’accelerazione frutto di un profondo lavoro di efficientamento delle procedure e degli interventi”, ha spiegato la stessa azienda.

Ma non è tutto. Procede anche l’attività di decommissioning più complessa, ossia quella che riguarda lo smantellamento del nocciolo del reattore della centrale nucleare del Garigliano, mentre il 31 dicembre scorso Sogin ha completato la fase 1 del Piano globale di disattivazione dell’impianto di Bosco Marengo, il primo impianto nucleare italiano nel quale la Società ha terminato le attività di decommissioning.

Il 14 gennaio scorso è poi terminato il dibattito pubblico sul progetto del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico. La consultazione, avviata il 5 gennaio 2021 con la pubblicazione da parte di Sogin della proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee ad ospitare questa infrastruttura, “ha rappresentato una grande operazione di coinvolgimento dal basso degli stakeholder della società civile (istituzioni, associazioni, comitati, imprese, professionisti e cittadini), raccogliendo oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte da 322 soggetti”.

Sulla base degli esiti della consultazione pubblica, compreso il Seminario Nazionale svolto dal 7 settembre al 15 dicembre scorso, sta predisponendo la proposta di Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI), che sarà trasmessa al Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) entro il 15 marzo prossimo. Alla fine di un processo autorizzativo, le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento e proseguire il percorso partecipato di localizzazione del Deposito.

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