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Stefano Vespa nel ricordo degli amici e colleghi

Stefano Brusadelli, Pietrangelo Buttafuoco, Giovanni Fasanella, Paola Sacchi, Andrea Margelletti, piangono l’amico e raccontano anche i lati meno conosciuti del suo carattere, l’allegria in redazione, la sua professionalità indiscussa. “I suoi pezzi avevano un sapore d‘altri tempi. Potevi star certo che quello che c’era scritto era totalmente affidabile; era stato controllato, e ricontrollato”

STEFANO BRUSADELLI, COLLEGA DI STEFANO NELLA REDAZIONE DI “PANORAMA”, INVIA UN SUO RICORDO A FORMICHE.NET

“I fatti separati dalle opinioni“, recitava il motto con il quale, negli anni ‘60, Lamberto Sechi costruì il successo di Panorama. In quel settimanale io arrivai molti anni dopo, e Stefano dopo di me. E nel frattempo varie vicissitudini avevano contribuito a fare di Panorama una testata piuttosto diversa da quella diretta da Sechi. Ma tenere separati i fatti dalle opinioni – restava ( e resta) il primo comandamento di ogni buon giornalista.

Stefano questo comandamento lo ha sempre osservato, e in modo scrupoloso. Mentre nelle redazioni la scrittura più acclamata era già diventata un ibrido tra il colorismo e l’invettiva, con i fatti a galleggiare nel limbo del “si dice“, i suoi pezzi avevano un sapore d‘altri tempi. Potevi star certo che quello che c’era scritto era totalmente affidabile; era stato controllato, e ricontrollato.

Credo che Stefano fosse l’incubo delle fonti alle quali aveva deciso di attingere. Da eccellente cronista, non aveva dimenticato che il momento più importante della professione non era la costruzione di una scrittura a effetto, bensì l’estrazione paziente e tenace di circostanze, dati, nomi; e infine la consegna dell’articolo con assoluta puntualità. Aveva le sue idee, ma nei suoi pezzi l’unica che traspariva era quella che se una cosa era destinata a essere stampata, doveva essere a prova di smentita.

Anche il suo carattere era d’altri tempi. Silenzioso, garbato (ma all’occorrenza per niente remissivo), riservato sulla sua vita privata che difendeva gelosamente al punto di scegliersi un luogo appartato della palazzina di via Sicilia per le telefonate che non fossero di lavoro. Nello stesso tempo era attento, sensibile.

Lavorammo insieme fino al 2010, quando lasciai Panorama.

E’ un gran dolore sapere che non sei più con noi, caro Stefano.

 

IL CORDOGLIO DI ANDREA MARGELLETTI, PRESIDENTE DEL CESI

Siamo stati come fratelli per tanti anni ora ho solo dolore. La Tua arguta intelligenza ed il Tuo rigore morale mancheranno a tutti. Buon viaggio @stefano_vespa Ti devo più di quanto sia in grado di esprimere. #stefanovespa

 

L’ADDIO DI GIOVANNI FASANELLA (GIA’ CRONISTA DI “PANORAMA”)

Ciao #StefanoVespa, animo gentile, professionista rigoroso e leale, di idee forti ma espresse sempre con discrezione, e rispetto per gli altri. La notizia della tua improvvisa scomparsa è stata una pugnalata al cuore.Le mie più sentite condoglianze alla famiglia.

IL RITRATTO DI PIETRANGELO BUTTAFUOCO

Estratto dalla lettera a “La Verità”

“[C]he ridere le gag di Stefano quando in quella stanza alla Mondadori, nella redazione di Panorama, captava le telefonate di Eugenio Scalfari. Come minimo si parlava di Kant e lui si premurava di afferrare un giornale dalla sua scrivania, lo avvitava al modo di un cappello a cono e se lo metteva in testa. Proclamandosi beato e ignorante. Denise Pardo, charmante come nessuna, seduta di fronte a lui rideva di gusto rassicurandolo: «Non preoccuparti, non sarai interrogato». Ma Stefano Vespa, spiritosissimo, faceva mostra di buona volontà. Correva in corridoio, prendeva il volume con la lettera K dell’Enciclopedia Utet, tornava dentro, lo sfogliava per rintracciare l’autore della Critica del Giudizio e – scorrendo la pagina – faceva un vero e proprio gioco dei mimi. Giusto per costringere a inauditi sforzi di compostezza (e concentrazione) l’altro collega, impegnato al telefono con Scalfari. Pura comicità quotidiana.

Che ridere, con lui, il commento sulle complicazioni mentali di un mestiere – il giornalismo – sempre più lontano dalla semplice regola numero uno, sempre disattesa, quella della notizia, sempre introvabile nei pezzi di tanti redattori improvvisatisi tutti Nobel della Letteratura. Lui leggeva gli articoli dei redattori prima di metterli in pagina e a ogni capoverso, con una conta tutta sua – «qua c’è il primo sbadiglio, qua il secondo» – arrivava alla fine di ogni pezzo e sentenziava: «finalmente ci si è addormentati ma, purtroppo, la pernacchia del lettore ci sveglia!». Che ridere ma che soggezione, anche, di fronte alla sua precisione. Mai una volta che abbia scritto fischi in luogo di fiaschi.  (…)

Il suo essere galantuomo, onesto, perbene e vero signore lo rendeva cieco con se stesso, incapace di vedere quanto fosse ricco di qualità e tra tanti, su tutti, il più meritevole. E anche il più pio. Un vero e proprio uomo di Dio, Stefano. Un monaco guerriero cui la morte, affrettandosi, ha portato in dono la più bella tra le luci: quella che in eterna giostra sul Gran Sasso – la meta delle sue passeggiate di libertà – per ogni alba fino al tramonto, da oggi gli fa corona.”

IL RICORDO DI PAOLA SACCHI

#StefanoVespa Mio ex collega Panorama (Mondadori). Riservato, gentile, rigoroso, un amico. Condoglianze a suo fratello Bruno e a tutta la famiglia. RIP.

 

IL TRIBUTO DI PIERLUIGI BIONDI, SINDACO DE L’AQUILA

La scomparsa di Stefano Vespa mi ha colpito profondamente. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e confrontarmi con lui: uomo e giornalista di grande sensibilità. L’Aquila ha perso un figlio. Ai familiari, al fratello Bruno, va l’abbraccio della Municipalità e mio personale.

 

LE FOTO DI STEFANO CON LA REDAZIONE DI FORMICHE ALLA FESTA PER IL 150° NUMERO

Stefano Vespa con Valeria Covato
Stefano Vespa con Giuseppe Pennisi
Stefano Vespa con Valeria Covato, Gianluca Zapponini, Francesco Bechis, Andrea Picardi
La squadra di Formiche
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