Ci lascia un galantuomo, io perdo un amico. Il giornalismo perde un grande campione di libertà e indipendenza. Il saluto di Giorgio Mulè
Ci sarebbero molte, moltissime circostanze o ricordi legati alla mia conoscenza con Stefano Vespa. Di lui ricordo uno scambio di messaggi su whatsapp di pochi giorni fa. Il governo stava per varare il decreto legge sull’Ucraina che destinava tra l’altro armi al governo e Stefano volle informarsi su alcuni dettagli. Lo fece con lo scrupolo e l’approccio del cronista che è sempre stato in lui: il cronista scrupoloso, attento al dettaglio al punto da sembrare ossessivo.
Ma Stefano era fatto cosi, era semplicemente precisissimo. Lo conobbi negli anni Novanta quando lui era già un affermato cronista al quotidiano Il Tempo. E lo ritrovai alla fine degli anni 2000 quando approdai alla direzione di Panorama. Stefano era un valente giornalista del settimanale al punto che lo volli a capo della redazione fino a quando lasciò il giornalismo attivo nel 2015.
Il garbo è stata certamente la sua cifra distintiva nell’approccio che aveva nella professione così come nella vita quotidiana. Garbo da non confondersi con un atteggiamento lascivo o rassegnato. Al contrario, era la sua migliore arma, accompagnata da una innata gentilezza, per approcciare il suo interlocutore. Era un gentiluomo nei modi e un galantuomo nel mestiere di giornalista.
Riservato, sensibile, sempre attento a misurare le espressioni. Non era un cronista da aggettivi, anzi li rifuggiva. Così come nelle sue analisi su Formiche.net era attento ad essere sempre aderente ai fatti e mai ad abbandonarsi a voli pindarici. Ci lascia un galantuomo, io perdo un amico. Il giornalismo perde un grande campione di libertà e indipendenza. Alla redazione di Formiche.net e ai familiari di Stefano le più sentite condoglianze.