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Non sarà mai più “business as usual” con la Russia. Parla l’ambasciatrice polacca Anders

Il futuro dell’Ucraina in Europa, il potenziamento della Nato, la rinuncia totale ai rifornimenti di gas e petrolio russo. Una conversazione a tutto campo con Anna Maria Anders, che rappresenta il Paese dell’Ue più coinvolto nel conflitto scatenato da Putin, tra milioni di profughi, rifornimenti militari e bombardamenti a 20 chilometri dal confine

Secondo le autorità polacche è necessario inasprire ulteriormente le sanzioni contro Mosca. La Polonia accoglie i rifugiati ucraini stanziando un pacchetto di aiuti molto ampio; e grazie allo sviluppo di progetti volti a diversificare gli approvvigionamenti energetici (Gnl e Baltic Pipe) si prepara al totale svincolo dalla fornitura di gas russo. Con Putin non ci potrà essere un ritorno al business as usual. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Anna Maria Anders, ambasciatrice polacca in Italia.

L’attacco missilistico sferrato dai russi alla base di Yavoriv nella zona di Leopoli, a una decina di chilometri dal confine con la Polonia, ha provocato la reazione degli Usa. Il portavoce del Pentagono John Kirby ha dichiarato che “il territorio della Nato sarà difeso non solo da noi, ma da tutti gli alleati”. Il suo Paese ha una posizione strategica nella sfera euro-atlantica, e irrompe nuovamente sul palcoscenico della Storia come un protagonista strattonato e conteso da Stati Uniti e Russia. Ma qual è il ruolo della Polonia nel conflitto russo-ucraino?

L’attacco missilistico russo a soli 20 km dal confine con la Polonia, ma di fatto dal confine della Nato e dell’Ue, mostra i metodi che sta utilizzando la Russia. Vuole suscitare il panico, ma le autorità ucraine democraticamente elette devono sentire il nostro incrollabile sostegno. La Polonia sta cercando di sostenere attivamente l’Ucraina non solo a parole ma anche con i fatti, la cui prova più eloquente è stata la visita a Kiev del primo ministro polacco con i capi di governo ceco e sloveno. Lavoriamo a stretto contatto con i nostri alleati della Nato e dell’Ue per non lasciare l’Ucraina senza sostegno.

Gli ucraini stanno lottando per la sicurezza di tutta l’Europa ed è lì in Ucraina dove ora è in gioco il destino del nostro intero continente. Il presidente Andrzej Duda è in costante contatto con il presidente Zelensky: si sentono in media ogni due giorni. Forniamo sostegno politico, militare e umanitario all’Ucraina. Prestiamo grande attenzione alle esigenze dell’Ucraina e stiamo facendo del nostro meglio per aiutarla a difendere la sua sovranità. Ci vuole un’azione decisiva per fermare una guerra. Se permetteremo a una potenza di calpestare un altro paese, nessuno di noi potrà più sentirsi al sicuro.

Nel corso del secolo breve, la Polonia è stata terra di conquista delle potenze straniere: occupata dai nazisti di Hitler nel 1939 e successivamente annessa all’impero sovietico. Oggi, l’aggressione del Cremlino ai danni di Kiev risveglia paure sepolte nella memoria dei polacchi. Nell’estate del 2021, la Nato ha avviato sul suolo ucraino tre grandi esercitazioni militari (Brezza Marina-Tre Spade-Tridente Rapido), allarmando l’apparato di sicurezza di Mosca. Putin ha interpretato questo atteggiamento come una minaccia alla sfera d’influenza russa. Lei ritiene che l’Occidente abbia delle responsabilità?

Contrariamente alle affermazioni che la propaganda russa ama promuovere in Occidente, la Polonia non è un paese russofobo. Direi piuttosto che siamo russo-realisti. Per nostra esperienza storica, come la maggior parte dei paesi dell’Europa Centro-Orientale, comprendiamo molto bene la mentalità russa e sappiamo che la minaccia da parte di questo paese è reale. Da tempo stavamo mettendo in guardia dalla politica aggressiva della Russia, e la prego di perdonarmi, ma ritengo ingenuo suggerire che l’idea di invadere l’Ucraina sia nata nella mente di Putin nel 2021 in risposta alle esercitazioni militari della NATO. Ora sappiamo tutti che Putin si stava preparando per questo da anni, poiché il suo obiettivo principale è ricostruire il potere imperiale della Russia a spese dei suoi vicini. L’Occidente probabilmente ha ignorato questa minaccia per troppo tempo.

L’Ucraina è stata vittima di un attacco brutale e ingiustificato. Non ci sono sfumature di grigio: qui c’è solo una vittima, che è l’Ucraina, e un aggressore, che è la Russia. Vorrei sottolineare che l’Ucraina ha il diritto ad autodeterminarsi e a decidere del proprio destino, compresa la decisione se appartenere alla famiglia europea degli stati democratici o se ridurre la sua esistenza al ruolo subordinato di uno stato vassallo a quello autoritario della Russia. Forse qualcuno è tentato di pensare che in cambio della Crimea o di Donetsk potremmo comprare la pace, ma questo è un pensiero molto miope. Il conto sarà pagato non solo dall’Ucraina, ma nel tempo anche da tutti noi, perché la Russia non si fermerà e vorrà ancora di più.

Cosa pensa delle sanzioni inferte alla Russia? Una pressione di questo tipo sarà sufficiente per giungere ad una risoluzione dello scontro? Un tempo la diplomazia europea avrebbe puntato ad una distensione per sedare le tensioni militari, oggi qual è la via da seguire? L’attuale classe dirigente e il corpo diplomatico sono all’altezza della situazione?

Le sanzioni contro la Russia devono essere molto severe. I decisori russi devono essere consapevoli che il protrarsi dell’aggressione porterà al completo collasso dell’economia russa. Gli effetti delle nostre decisioni sono già sentiti in Russia, e quella società si rende conto che qualcosa non va, anche se indottrinata dalla propaganda, pensa che siano stati i paesi occidentali ad aver preso di mira la Russia e a dichiararle guerra economica. L’orologio ha iniziato a ticchettare. Vedremo quando il livello di insoddisfazione della società e degli oligarchi russi raggiungerà un livello critico. Non possiamo di certo fermare le nostre azioni, occorrono altre maggiori sanzioni.

La rinuncia all’acquisto di petrolio, gas e carbone russi è la direzione in cui dovremmo andare. Vorrei aggiungere che siamo consapevoli che tutti, come cittadini, sentiremo gli effetti della guerra, compresa la sua incidenza sui prezzi dell’energia e dei carburanti. Tuttavia, dobbiamo resistere. Se tornassimo indietro ora, sarebbe come dare alla Russia un chiaro segnale della debolezza europea e incentivare le sue ulteriori azioni aggressive. Non possiamo permettere che al prezzo delle nostre comodità  l’Ucraina venga privata dell’indipendenza e le persone innocenti perdano la vita. In pratica, è con i soldi dei cittadini dell’Ue per il gas che la Russia finanzia la sua macchina da guerra, che oggi uccide decine di bambini in Ucraina. Bisogna fermarla una volta per tutte. Non c’è ritorno al “business as usual” con la Russia. Sono lieta che ora ci sia un’ampia comprensione di questa linea tra i leader dell’Ue.

Le stazioni di Varsavia, Cracovia, Breslavia, Katowice, Lublino, pullulano di profughi ucraini. La città di Cracovia ha già impiegato e speso 14 milioni di Złoty per gli aiuti ai rifugiati dalla riserva di emergenza. Nella capitale polacca si sono stabiliti circa 200.000 ucraini, ovvero il 10% della popolazione. Oltre all’impegno delle associazioni di volontariato e dell’Unione degli ucraini in Polonia che dispone di strutture da Przemyśl a Stettino, servono immediati indirizzi politici da parte del governo per gestire il flusso migratorio. L’esecutivo PiS come intende gestire la questione? 

Oltre 1,9 milioni di rifugiati sono già arrivati ​​in Polonia. È la più grande crisi in Europa dalla seconda guerra mondiale. I polacchi hanno aperto ai rifugiati i loro cuori, stiamo facendo di tutto per far trovare loro una casa sicura nel nostro Paese. Il governo polacco ha immediatamente predisposto un pacchetto di aiuti molto ampio. I voivodi in tutta la Polonia hanno organizzato centri di accoglienza per le persone in fuga dalla guerra in Ucraina. Tutte le persone che non hanno un luogo di soggiorno assicurato in Polonia possono recarsi presso questi centri per ricevere le informazioni necessarie, il cibo, le cure mediche di base, o trovare un posto per riposarsi nonché un alloggio temporaneo.

La Polonia è anche un centro logistico di aiuti offerti all’Ucraina da paesi di tutto il mondo. Inoltre, la scorsa settimana il governo polacco ha approvato con urgenza una legge per aiutare i cittadini ucraini rifugiati in Polonia a causa dell’aggressione russa. Le soluzioni adottate aprono loro il mercato del lavoro e regolano legalmente il loro soggiorno in Polonia. In aggiunta i rifugiati ucraini potranno richiedere un sussidio una tantum e avranno accesso garantito al sistema sanitario pubblico alle stesse condizioni dei cittadini polacchi. Il governo polacco assegnerà anche fondi aggiuntivi dal bilancio dello stato all’istruzione degli studenti ucraini.

Varsavia ha avuto e ha tutt’ora contenziosi aperti con Bruxelles, relativi alla salvaguardia dello stato di diritto e ai fondi Ue. Oggi, però, la Polonia risulta essere l’alleato più affidabile e decisivo della zona euro-atlantica. Secondo lei, come questo scenario di guerra inciderà sul rapporto Ue- governo polacco? Cambierà qualcosa?

 Sono convinta che alla fine troveremo una linea d’intesa con Bruxelles. 

Zelensky ha chiesto i caccia ai Paesi disposti a schierarsi contro Putin. La Polonia aveva offerto i Mig, per trasferirli nella base Nato tedesca di Ramstein, e poi farli decollare alla volta dell’Ucraina e consegnarli ai piloti di Kiev. Tuttavia, gli stessi generali americani hanno consigliato il presidente Biden di non far partire alcun jet da una base riconducibile all’Alleanza Atlantica. È stata una mossa azzardata? 

Il presidente Duda si è espresso chiaramente al riguardo durante la conferenza stampa con la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris la scorsa settimana. Riteniamo che il trasferimento di tale equipaggiamento richiederebbe il consenso di tutti i membri della NATO. 

Quali sono le ripercussioni sul sistema nazionale polacco del logoramento dei rapporti politici e commerciali con la Russia? Avete molto da perdere, come pensate di attrezzarvi senza le fonti energetiche di Mosca?

Siamo preparati. La Polonia da tempo ha segnalato a livello dell’Ue le minacce legate al rischio di diventare dipendenti da un unico fornitore di risorse energetiche. Allo stesso tempo, abbiamo intrapreso le opportune azioni preventive. Innanzitutto, abbiamo sviluppato progetti volti a diversificare gli approvvigionamenti energetici, come ad esempio la costruzione del terminale Gnl o del gasdotto Baltic Pipe. Abbiamo anche adottato misure per garantire un livello sicuro di riempimento degli impianti di stoccaggio del gas naturale. Questo ci consentirà, nel giro di pochi mesi, di rinunciare completamente alle forniture di gas naturale dalla Russia.

Come interpreta la proposta di inglobare l’Ucraina nella famiglia europea? Un ulteriore guanto di sfida lanciato a Putin o un forte messaggio di coesione attorno ai valori delle moderne società occidentali?

L’Ucraina sta dimostrando di schierarsi dalla parte dei valori che guidano l’Ue e di identificarsi con la famiglia europea dei paesi democratici. Ritengo che meriti di avere la possibilità di intraprendere la strada che alla fine la porterà all’adesione all’Ue. Credo fermamente che di fronte alla guerra in corso in Ucraina, un sostegno molto importante sarebbe quello di concedere rapidamente all’ Ucraina lo status di paese candidato all’adesione all’Ue, come recentemente hanno chiesto in una lettera congiunta i presidenti di Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia e Slovenia. Noi, come l’Ue, dobbiamo mandare un chiaro segnale politico agli ucraini e dobbiamo farlo con urgenza per dare loro speranza, proprio ora quando ne hanno più bisogno. Nessun altro paese europeo ha mai pagato un prezzo così tragico per le sue aspirazioni di aderire all’Unione Europea come l’Ucraina.

Vuole lanciare un appello agli alleati europei in rappresentanza della Matka Polska? Il drammatico conflitto scoppiato in territorio ucraino, può stimolare l’Ue a ridisegnare una nuova idea di Europa, a rinvigorire e rilanciare il suo ruolo politico, economico e militare?

La Polonia con soddisfazione guarda ai risultati del recente vertice di Versailles, dove i capi di stato e di governo dell’Ue hanno sottolineato la necessità di sviluppare ulteriormente le capacità militari che consentiranno all’Europa di assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza, sia nella dimensione euro-atlantica che globale. Abbiamo bisogno di un forte esercito europeo, integrato con la Nato, e di un aumento radicale della spesa per la difesa. Ci aspetta anche una nuova era per quanto concerne la politica energetica dell’Ue, nonché una completa riformulazione delle relazioni economiche con la Russia. Sono in corso le trattative sui piani di investimento che consentiranno la costruzione di un nuovo modello di sviluppo europeo. Certamente, la situazione attuale mostra più che mai che abbiamo bisogno di un’Europa più sovrana in termini di sicurezza, energia, economia e digitalizzazione. La Polonia vuole lavorare con grande impegno per raggiungere questi obiettivi.

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