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Ucraina, Est Europa e Nato. I segreti che Biot vendeva ai russi

I recenti sviluppi sul campo e le richieste di adesione all’Ue da parte di tre Paesi fanno tornare di attualità i documenti che l’ufficiale della Marina italiana passava soltanto un anno fa all’intelligence di Mosca, proprio mentre questa movimentava migliaia di soldati pronti al combattimento

Con la guerra in Ucraina e le richieste di adesione all’Unione europea da parte di Ucraina, Georgia e Moldavia, tornano di attualità i segreti che Walter Biot, l’ufficiale della Marina arrestato a fine marzo dell’anno scorso (cioè nella fase in cui Mosca stava movimentando migliaia di soldati pronti al combattimento in Ucraina) aveva passato a un agente diplomatico russo in cambio di 5.000 euro. Il processo a suo carico inizierà il prossimo 30 marzo in corte d’Assise, a Roma.

Sembra, anche guardando a quanto emerso sulla vita privata e sulle difficoltà economiche dell’ufficiale, che il rapporto tra capitano di fregata e l’intelligence russa fosse in una fase che possiamo definire di test, in cui le parti si “annusano” per capire fin dove si può spingere la collaborazione. Potrebbe essere per questo, considerato il potenziale della risorsa reclutata, che le autorità italiane hanno deciso di rendere pubblico il caso (erano le prima settimane di vita del governo di Mario Draghi) senza tentare altre strade dopo aver individuato l’agente.

I 19 DOCUMENTI DI BIOT

Dentro la scheda Micro-Sd sequestrata dopo l’arresto di Biot c’erano 19 documenti, ha raccontato Repubblica. Tra questi, nove “contengono informazioni riconducibili a forza, preparazione e difesa dello Stato” e “rappresentano i documenti di stretto rilievo militare”. Poi ci sono dieci atti di natura politica: quattro “recano una classifica Nato e risultano quindi sottratti alla cognizione delle parti nel procedimento”; gli altri sei, oltre alle informazioni sulla ministeriale Esteri della Nato relativa alla Russia, riguardano messaggi anche sulla Commissione Nato-Georgia.

Il REPERTO “S” SULL’EST

Tra i documenti che il militare ha cercato di vendere ai russi c’è anche il reperto “S”. Contiene, dicono i carabinieri del Ros citati da Repubblica, “messaggi (…) inerenti la Ministeriale esteri della Nato (Bruxelles, 23-24 marzo 2021)”. Si tratti atti in cui viene “ribadita la ferma condanna della repressione interna in Russia e viene rimarcata l’intensificazione delle azioni destabilizzanti di Mosca (inclusi attacchi cyber e ibridi) rivolte contro alleati e partner (Ucraina, Georgia e Bosnia), confermando un rafforzamento della postura ad est della Nato nonché l’impegno a non accantonare un rafforzamento della postura a Est della Nato, quale strumento utile a gestire la ‘relazione difficile’ con Mosca”. Il documento, sottolinea Repubblica, è datato 26 marzo 2021, appena quattro giorni prima dell’arresto di Biot.

ECCO COSA SCRIVE IL COPASIR

Il Copasir, si legge nella relazione sull’attività svolta dal 1° gennaio 2021 al 9 febbraio 2022, “ha approfondito la vicenda riguardante il capitano di fregata Walter Biot, in servizio presso lo Stato maggiore della difesa, che ha trafugato documentazione classificata consegnandola all’officer del GRU (Servizio di intelligence militare), Dmitry Ostroukhov, in cambio di somme di denaro. La vicenda è un chiaro esempio del metodo di avvicinamento a soggetti appetibili operato dai servizi russi che è caratterizzato soprattutto nello status degli officer presenti nei vari Paesi occidentali, i quali sono tutti o quasi tutti coperti da status diplomatico e in genere tendono a infiltrare le istituzioni. Cercano anche aspetti economici, sebbene in termini forse un po’ più residuali rispetto ai cinesi, ma sono soprattutto orientati alla ricerca informativa nell’ambito istituzionale, grazie anche al loro status, che li porta ad avere delle frequentazioni pubbliche”.

ECCO COSA SCRIVE L’INTELLIGENCE ITALIANA

Nella Relazione annuale dell’Intelligence relativa all’anno 2021, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza si occupa della situazione in Ucraina e delle mire imperialistiche russe: “È nello spazio post-sovietico che si è intensificata la volontà russa di riaffermare la propria primazia, considerando le Repubbliche ex sovietiche come il perimetro minimo di sicurezza che garantisce profondità strategica all’azione esterna di Mosca e alla sua volontà di essere riconosciuta fra le grandi potenze mondiali. È nel segno di tale postura che si è chiuso il 2021, alla vigilia dell’acutizzarsi della crisi russo-ucraina”.



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