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Il Copasir dà l’ok al segreto sulle armi a Kiev. L’audizione di Guerini

Il ministro è stato ascoltato in merito al secondo decreto per gli aiuti militari e in vista del terzo, quello che dovrebbe rappresentare il salto di qualità. Il Comitato si schiera con l’esecutivo sull’apposizione del vincolo di segretezza

Dal secondo decreto per la “cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” al governo ucraino firmato da Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, il 22 aprile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale cinque giorni dopo, la battaglia politica si sposta sull’annunciato terzo provvedimento. È questo, infatti, quello che dovrebbe contenere il cosiddetto salto di qualità nella fornitura (anche cingolati e artiglieria pesante) contro cui si è già espresso Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle.

In questo clima politico si è tenuta oggi (giovedì 28 aprile, ndr) l’audizione al Copasir del ministro Guerini, che nei giorni scorsi ha preso parte a una riunione degli alleati svoltasi oggi nella base di Ramstein in Germania. Gli aiuti militari all’Ucraina sono stati al centro dell’incontro, servito al governo Draghi per stemperare le polemiche. Come accaduto nel caso del primo decreto, anche in quello del secondo provvedimento – firmato, oltreché dal ministro Guerini, anche dai titolari degli Esteri (Luigi Di Maio) e dell’Economia (Daniele Franco) – l’allegato contenente il dettaglio della fornitura ed è stato omesso nella pubblicazione in Gazzetta Ufficiale “in quanto documento classificato”. Proprio questo elemento ha scatenato le polemiche politiche guidate dall’ex presidente del Consiglio.

Guerini al Copasir ha parlato più o meno come aveva spiegato Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa qualche ora prima ospite di Sky TG24: “Il ministro Guerini, come ha già fatto alcune settimane fa, dirà – se richiesto – dai commissari l’elenco delle armi. I commissari, che sono rappresentati di tutti i partiti (…), sapranno quindi esattamente le armi che stiamo inviando”. E per rispondere a chi, come Conte, accusa il governo di togliere denaro pubblico ad altri settori come la sanità o l’istruzione per finanziare la guerra in Ucraina, Mulè aveva detto: “L’Italia non sta spendendo un euro per acquistare armi da inviare in Ucraina. Sta prendendo le armi e gli equipaggiamenti militari presenti nei nostri magazzini e li sta inviando, sulla base delle richieste arrivate dall’Ucraina e condivise con gli alleati della Nato, al governo ucraino e quindi all’esercito ucraino”. Poi ha sottolineato che tutte queste armi sono state “autorizzate singolarmente dal Parlamento”.

Lo stesso sottosegretario a margine dell’intervento all’Innovation Cybersecurity Summit aveva spiegato alle telecamere del Fatto Quotidiano che “se ci venisse richiesto di contribuire con altri armi, l’Italia farà il suo dovere, la necessità è continuare a dare certezza all’Ucraina di poter contare sull’aiuto militare anche dell’Italia”. “Sul tipo di armi”, aveva aggiunto l’esponente di Forza Italia, “trovo stucchevole la differenza che si fa tra armi difensive ed offensive. Se non siamo al ridicolo poco ci manca. Con la differenza tra armi offensive o difensive siamo quasi alle offese alla semantica”.

Con il passaggio di Guerini al Copasir il governo spera di aver evitato che sul terzo decreto si assista a quello che Mulè ha definito “l’ennesimo tentativo populista per racimolare qualche consenso in più”.

L’audizione è durata oltre due ore e si è svolta “in un clima di proficuo confronto tra organi istituzionali, di particolare importanza in questo momento”, ha comunicato Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e presidente del Copasir. Lo stesso ha anche riferito che nel confronto sono stati condivisi “i contenuti” del secondo decreto di aiuti militari all’Ucraina precisando che su questi  “il Comitato ha convenuto con il governo nella apposizione del vincolo di segretezza”.

Con ogni probabilità accadrà lo stesso con il terzo provvedimento, quello dell’annunciato salto di qualità. Vedremo se le reazioni politiche saranno simili, nonostante il passaggio odierno che ha visto coinvolti rappresentanti di tutti i partiti.


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