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Chi è Rodrigo Chaves, l’economista alla guida del Costa Rica

Con una lunga esperienza alla Banca Mondiale, il presidente eletto ha un piano di governo a favore degli investimenti e la lotta alla corruzione e i suoi complici. La rottura con la politica tradizionale, il peso della Chiesa evangelica e qualche scandalo…

Rodrigo Chaves, candidato del Partido Progreso Social Democrático (Ppsd), ha vinto le elezioni per la presidenza del Costa Rica, uno dei Paesi più sviluppato dell’America Latina, con un modello economico e sociale che comincia però a sgretolarsi. Con il 52,85% dei voti, questo economista si è rivelato la grande sorpresa elettorale. Ha superato al secondo turno l’ex presidente José María Figueres Olsen, candidato del Partido Liberación Nacional (Pln), rimasto al 47,15%.

“Mi impegnerò a promuovere cambi profondi e positivi nella forma di governare la Costa Rica in modo democratico – ha dichiarato Chaves dopo la vittoria -. Non si può deludere la Costa Rica. Lo dico, lo chiedo umilmente. Lavoriamo assieme per rendere possibile quello che lo stesso José María Figueres ha chiamato il miracolo costaricano”.

Nato nel 1961 a El Carmen, ha un dottorato in Economia applicata e Istituzioni all’Università di Ohio e una borsa di studio della Harvard University per studiare il tema della povertà in Asia. Ha lavorato per 30 anni alla Banca Mondiale, ed è arrivato a guidare la sede in Indonesia. Finita quella esperienza, nel 2019, è tornato in Costa Rica.

Chaves è anche specialista in Politiche pubbliche ed è stato consulente di enti governativi in circa 40 Paesi. È stato per sei mesi ministro della Finanza del presidente uscente Carlos Alvarado, nel 2019.

La campagna elettorale del nuovo presidente di Costa Rica è stata molto aggressiva. La narrativa si è basata sulla guerra alla politica tradizionale, accusata di corruzione e clientelismo. Uno degli slogan più ripetuti da Chaves è stato: “Non consegnate le chiavi agli stessi di sempre”, mentre il suo programma di governo propone “politiche pubbliche per la maggioranza, e non per piccoli gruppi di potere”.

Il politologo Ronald Alfaro, coordinatore dei sondaggi del Centro di Ricerca e Studi Politici dell’Università Costa Rica, ha spiegato alla Cnn che il discorso di Chaves implica una rottura totale con il passato, considerato privo di moralità. E la strategia, visti i risultati elettorali, ha funzionato.

“Mi danno dell’arrogante e dittatore – ha dichiarato Chaves -, ma credo che dico semplicemente le cose come stanno e a qualcuno non piace”. Il presidente eletto ha anche offerto ricompense in denaro a chi denuncia casi di malaffare nell’amministrazione pubblica e pene dure contro i complici. Chaves ha detto di volere cambiare il Paese, dando l’ultima parola ai cittadini con i referendum. Politiche di semplificazione della burocrazia e nuovi investimenti sono al primo posto nelle sue linee politiche.

A ridosso del voto al secondo turno, Chaves ha siglato un accordo con alcuni esponenti della Chiesa evangelica, in rapida espansione in Costa Rica, promettendo di eliminare la cosiddetta “ideologia di genere” dal sistema di istruzione nazionale.

Il terreno verso la presidenza non è stato privo di ostacoli. Pochi giorni prima del ballottaggio, il quotidiano americano The Wall Street Journal pubblicò una denuncia contro di lui: non era riuscito a diventare direttore della Banca Mondiale in Brasile per un’accusa di molestia sessuale.

La nomina era stata bloccata dall’allora presidente Kristalina Georgeva sulla base di denunce fatte dalle impiegate a Brasilia. Sebbene non siano stati aperti procedimenti disciplinari per mancanza di prove, la nuova nomina non è andata buon fine. Un anno dopo, tre funzionarie della sede di Washington della Banca Mondiale presentarono denuncia formale e Chaves fu multato e retrocesso di incarico. Chaves è stato poi allontanato dalla Banca Mondiale per “condotta impropria”.

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