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Difesa e innovazione, un futuro comune per Italia e Germania

Di Arturo Varvelli e Isabella Antinozzi

La cooperazione industriale nel settore della Difesa tra Italia e Germania potrebbe contribuire ad aumentare sia la credibilità geopolitica dell’Ue che la sua capacità di innovazione tecnologica. Non c’è autonomia strategica senza una robusta industria della Difesa. L’analisi di Arturo Varvelli, direttore dell’ufficio di Roma dell’Ecfr e Isabella Antinozzi, Ecfr

La difesa europea è un gioco di squadra. Ciò significa che, a seguito della decisione della Germania di aumentare drasticamente il budget militare in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, gli altri Paesi europei devono mettersi al passo. L’Italia è stato uno degli stati membri che, subito dopo l’annuncio di Berlino, ha promesso un aumento effettivo delle spese di difesa al 2% del Pil, in linea con gli impegni assunti in sede Nato. Eppure, nonostante l’iniziale fanfara, il governo italiano pare poter vacillare. Il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ha recentemente espresso riserve sull’aumento delle spese militari, spiegando che “la priorità deve essere quella di proteggere le famiglie e le imprese dalla crisi”. 

La dichiarazione di Conte è discutibile non solo perché in passato egli ha partecipato come capo di governo ai vertici della Nato in cui l’Italia si impegnava ad aumentare le spese militari, ma anche perché suggerisce che gli aumenti del bilancio della difesa e il sostegno ai mezzi di sussistenza siano due politiche che si escludono a vicenda. Come dimostra una ricerca della RAND Corporation, il promuovere l’industria della Difesa ha un valore che va oltre la protezione di un Paese dagli avversari, ma ha anche il potenziale di creare importanti opportunità economiche. Pertanto, l’Italia dovrebbe seguire i passi della Germania nell’aumentare le spese militari e dovrebbe maturare con Berlino un’alleanza più stretta su questioni di sicurezza e difesa. Infatti, gli investimenti congiunti in quest’area potrebbero contribuire sostanzialmente allo sviluppo industriale e all’integrazione europea in un ambito tradizionalmente intergovernativo.

La cooperazione industriale tra Italia e Germania in materia di Difesa ha due fronti promettenti, entrambi nel campo aereo. Il primo fronte è quello dei caccia. Durante il suo drammatico annuncio della nuova strategia della Germania, il cancelliere Olaf Scholz ha indicato che il suo governo acquisterà probabilmente l’F-35 Lightning II invece del precedentemente accordato F/A-18 Super Hornet. Per l’Italia questa è una buona notizia per due motivi. In primo luogo, significa più commissioni per lo stabilimento industriale FACO di Cameri, dove Lockheed Martin assembla gli F-35. In secondo luogo, e più significativamente, l’annuncio della Germania sembra segnalare una maggiore apertura verso future acquisizioni del successore designato dell’F-35, il Tempest. La britannica BAE Systems e l’italiana Leonardo dirigono il progetto Tempest, mentre Francia, Germania e Spagna stanno cooperando sul simile programma Future Combat Air System. L’avvicinamento tedesco al programma Tempest potrebbe incoraggiare Parigi a sostenere una fusione tra le due iniziative – una mossa che Italia e Germania hanno a lungo sostenuto.

L’importanza del sostegno politico per la cooperazione industriale

Le aziende europee della Difesa stanno già esplorando potenziali opportunità per collaborazioni bilaterali. In una recente intervista con il quotidiano italiano Il Sole 24 Ore, l’amministratore delegato di Rheinmetall Armin Papperger ha indicato la volontà della sua azienda di espandere le proprie reti industriali in Italia aumentando gli investimenti e rafforzando la cooperazione con Oto Melara, sussidiaria di Leonardo. Papperger ha spiegato che, “per sottolineare la natura a lungo termine del nostro impegno, siamo anche pronti ad impegnarci finanziariamente con l’acquisizione di azioni di Oto Melara”. In questo modo, l’azienda potrebbe diventare un trampolino di lancio per un nuovo ruolo dell’industria della difesa tedesca in Italia.

Rheinmetall vuole essere coinvolta in prima persona nella modernizzazione dell’esercito italiano, anche attraverso la fornitura di nuovi veicoli blindati da combattimento come i suoi modelli Lynx. L’azienda vorrebbe divenire il mezzo attraverso il quale l’Italia possa arrivare a partecipare al programma Main Ground Combat System, progettato per elaborare un carro armato pesante di prossima generazione prodotto in Europa. Di conseguenza, ci sono notevoli possibilità per la Germania e l’Italia di inaugurare una nuova era di collaborazione nell’industria della difesa, caratterizzata da quella che l’ambasciatore italiano a Berlino Armando Varricchio definisce una “dimensione molto più integrata”.

Tuttavia, un tale matrimonio può avvenire solo con il via libera di Palazzo Chigi. Infatti, dal momento che governo controlla sia Leonardo che Fincantieri avrà voce in capitolo nella prevista vendita di Oto Melara e Wass, altra sussidiaria di Leonardo. Le aziende tedesche della Difesa sono ben consapevoli della necessità del sostegno di Roma. “Sono aperto a creare una partnership in Italia”, ha osservato Papperger nell’intervista a Il Sole 24 Ore, “ma, naturalmente, abbiamo bisogno dell’accordo del governo, al quale abbiamo spiegato la nostra posizione”.

I leader italiani dovrebbero riconoscere i benefici politici che una più stretta cooperazione in materia di sicurezza e difesa con la Germania ha da offrire. Negli ultimi anni, Italia e Germania hanno avuto attriti riguardo diverse questioni, dalla migrazione alle riforme economiche. Anche se l’elezione di Mario Draghi ha notevolmente allentato la tensione tra le parti, il premier e Scholz continuano a divergere su questioni politiche chiave come la riforma delle regole del debito Ue. Determinate a superare queste differenze, Italia e Germania si sono recentemente impegnate a firmare un piano d’azione per la cooperazione entro la metà del 2022. Includere la cooperazione industriale per la difesa in questo patto, è fondamentale affinché Roma e Berlino riescano ad allinearsi alla Francia come leader in questo campo, promuovendo così un’autonomia strategica europea “sostenibile”- una questione importante per i decisori politici sia a Roma che a Berlino.

Una base bilaterale per una cooperazione paneuropea

Una cooperazione italo-tedesca di questo tipo dovrà essere orientata verso l’esterno se si vuole evitare che venga percepita come una minaccia per le altre industrie di difesa europee, in particolare quelle francesi. Storicamente scettica nei confronti del riarmo tedesco, la Francia potrebbe considerare tale cooperazione come una sfida alla sua leadership nelle politiche di difesa Ue. È perciò importante che la Germania e l’Italia rimangano aperte a espandere eventuali collaborazioni industriali di difesa anche alla Francia. A tal fine, le loro ambizioni in quest’area dovrebbero mirare a promuovere la complementarità tra le industrie europee della difesa, tra le catene di valore e le tecnologie.

Una cooperazione inizialmente bilaterale può e dovrebbe fornire le basi per una più ampia integrazione europea. Infatti, qualsiasi iniziativa di difesa ambiziosa all’interno dell’Unione europea richiederà il sostegno di più di due Stati membri. Iniziative congiunte di respiro pan-Europeo come l’Iniziativa europea d’intervento e la Cooperazione strutturata permanente sono formati preziosi in cui Italia e Germania possono impegnarsi con altri paesi europei su questioni operative e industriali. Imprese di difesa comuni dovrebbero innanzitutto essere mirate a rafforzare lo sviluppo di consorzi europei. Infatti, è proprio tramite questi che è realisticamente possibile rafforzare l’autonomia strategica. Questo perché, mentre in passato molte innovazioni tecnologiche iniziavano in ambito militare per poi entrare nel settore civile, oggi è sempre più comune che tali innovazioni inizino con attori privati prima di raggiungere il settore militare. Tale tendenza, a sua volta, richiede una cooperazione più stretta e sostenuta tra il settore civile e quello militare in tutta Europa, che impegni aziende pubbliche e private in diversi paesi. Questo è uno dei modi chiave in cui i governi europei possono affrontare le sfide della diminuzione del controllo statale sulle tecnologie emergenti.

Sostenendo una cooperazione industriale paneuropea nel settore della Difesa, l’Ue può promuovere sia l’innovazione economica che la sua credibilità come attore geopolitico. Non c’è autonomia strategica senza una robusta industria della Difesa e la cooperazione tra Italia e Germania può dare nuova vita ai durevoli tentativi di integrare le industrie europee in questo settore. I leader italiani hanno ragione a preoccuparsi relativamente al fatto che maggiori spese di Difesa possano incidere su un’economia già inginocchiata dalla pandemia. Tuttavia, è importante ricordare le numerose opportunità economiche offerte da un maggiore investimento in quest’ambito. C’è molto da guadagnare nel diventare leader credibili in questo settore politico sempre più importante.

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