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Finlandia e Svezia, la corsa veloce per entrare nella Nato

Le candidature potrebbero arrivare il prossimo mese, prima del vertice a Madrid, e il segretario Stoltenberg si aspetta l’accoglienza da parte di tutti gli alleati. Circa il 60% dei finlandesi è a favore perché non vogliono ripetere l’esperienza della Seconda guerra mondiale. E, intanto, aumenta la spesa per la difesa

“Spetta alla Finlandia e alla Svezia decidere se desiderano presentare domanda di adesione o meno e noi rispetteremo tale decisione”. Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, si è subito espresso sulla possibile richiesta di adesione dei due Paesi all’organizzazione.

“Mi aspetto che tutti gli alleati li accolgano – ha spiegato – sulla base del fatto che Svezia e Finlandia sono i nostri partner più stretti, abbiamo lavorato insieme per molti anni. Sappiamo che possono facilmente aderire a questa alleanza se decidono di fare domanda; quindi, nel periodo intermedio sono certo che troveremo il modo di affrontare le preoccupazioni che potrebbero riguardare il periodo tra la potenziale domanda e la ratifica finale”. E ha concluso: “Prima di tutto dobbiamo sapere se la Finlandia e la Svezia vorrebbero candidarsi. Ma sono fiducioso che, se fanno domanda, ci siederemo e troveremo un modo per affrontare il problema”.

L’invasione russa dell’Ucraina ha accelerato i tempi sulla possibilità di ingresso della Finlandia e la Svezia alla Nato. Perché, come spiega Axios, la crisi ha costretto le capitali europee a fare i conti sulla spesa per la difesa e la politica di sicurezza: “L’adesione della Finlandia alla Nato rappresenterebbe la più grande trasformazione dell’architettura di sicurezza europea degli ultimi anni”.

Le procedure sembrano essere straordinariamente accelerate. La candidatura della Finlandia, ad esempio, potrebbe essere presentata già a maggio, prima del vertice della Nato a fine giugno.

La spinta, e il sostegno internazionale, ci sono. Il Parlamento finlandese ha programmato una discussione a breve sul tema. Pekka Haavisto, ministro degli Affari esteri finlandese, ha spiegato che durante il dibattito si parlerà delle proposte avanzate dal governo in un “white paper” sulla sicurezza nazionale: “Anche la Finlandia ha un dibattito molto intenso sulla sicurezza. Attualmente stiamo preparando, sia come governo, sia come parlamento, un libro bianco sulla difesa e la sicurezza. Il Parlamento discuterà attivamente diverse opzioni, inclusa una possibile adesione alla Nato della Finlandia”.

Un sondaggio del mese scorso, ripreso da Axios, indica che circa il 60% dei finlandesi è a favore dell’adesione alla Nato. Un aumento di circa 34 punti rispetto al rilevamento dello scorso autunno e il consenso più alto da quando la possibilità è sul tavolo (anno 1998).

Per Alexander Stubb, ex primo ministro della Finlandia, la paura sta guadagnando terreno: “C’è stato questo tentativo in buona fede di forgiare una relazione funzionante con la Russia, e ora che le persone vedono che è impossibile, specialmente sotto Putin, hanno cambiato opinione”. “Penso che il sentimento per la maggior parte dei finlandesi sia che non vogliamo mai più essere lasciati soli, come lo siamo stati durante la Seconda guerra mondiale”, ha aggiunto.

Ian Lesser, direttore esecutivo dell’ufficio di Bruxelles del German Marshall Fund, crede che l’incorporazione della Finlandia nella Nato porterebbe importanti capacità strategiche nella regione baltica, regione particolarmente esposta.

Ma per la Russia l’unione non è una minaccia. Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, si è pronunciato sulla questione sostenendo che un ulteriore allargamento della Nato a Paesi come la Svezia o la Finlandia non rappresenterebbe di per sé un problema.

Intanto, il governo finlandese si porta avanti, e ha deciso di rafforzare immediatamente le proprie capacità di difesa. Antti Kaikkonen, ministro della Difesa del Paese, ha lasciato intendere che in futuro potrebbero emergere delle dinamiche pericolose, per cui le autorità vogliono essere pronti. Indipendentemente dalla possibile adesione alla Nato, gli investimenti nel settore della difesa sono necessari. Si rispetterà comunque, il criterio di spesa del 2% del Pil per la difesa e la sicurezza nazionale.



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