Il governo tedesco esclude un embargo immediato sugli idrocarburi russi assieme alle armi pesanti e al ritorno al nucleare. Ma aumenta la pressione interna per via della scomoda vicinanza tra una governatrice della Spd e Gazprom
La reticenza tedesca riguardo all’aumentare la pressione sulla Russia rimane uno dei più grandi impedimenti all’azione dell’Occidente. Ieri, dopo la riunione virtuale tra i principali alleati occidentali su embargo e armamenti, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ripetuto che la Germania osteggia il blocco immediato sul petrolio russo (figurarsi quello sul gas) e la fornitura diretta di armi pesanti all’Ucraina.
La posizione attendista del governo tedesco traspare anche sul fronte dell’energia, che è parte integrante della questione ucraina considerando gli assegni che l’Ue stacca a Vladimir Putin per i suoi idrocarburi. E come la non-scelta sull’invio delle armi, la linea Scholz sta creando fratture interne al Paese, già oggetto di critiche (seppur velate) da parte dei Paesi alleati, tra cui l’Ucraina.
È emblematico che il governo tedesco rigetti l’idea di riattivare le centrali nucleari in fase di decommissionamento per ridurre la dipendenza dall’energia russa, come ha già fatto il Belgio. “Se il mondo fosse così semplice, avremmo vita facile”, ha ribattuto Scholz quando un parlamentare dell’AfD ha posto la questione. Ma l’idea è stata caldeggiata anche da Markus Söder, il presidente bavarese e leader della Csu. E secondo un sondaggio apparso su Augsburger Allgemeine il 70% dei tedeschi appoggerebbe la rinuclearizzazione.
Il problema, ha spiegato l’analista e fisico nucleare Thomas O’Donnell al Financial Times, è che per i Verdi al governo fare marcia indietro sulla battaglia contro il nucleare equivarrebbe a un suicidio politico. “Dunque sono costretti a continuare col vecchio piano di battaglia”, secondo cui la transizione energetica s’ha da fare con le rinnovabili passando per il gas naturale. E anche su quel fronte, il passato sta tornando a mordere gli esponenti del governo – nella fattispecie, la Spd di Scholz.
Era già noto il legame tra l’ex cancelliere Gerhard Schröder e Gazprom, il produttore russo di gas controllato dal Cremlino. Oggi, invece, la pressione interna sul partito è in aumento per via della scomoda vicinanza tra Manuela Schwesig, figura di spicco nella Spd e presidente dello stato di Mecklenburg-Vorpommern, dove sarebbe dovuto arrivare il gasdotto russo, e Nord Stream 2 AG, una controllata di Gazprom che si occupava di costruire l’omonimo gasdotto tra Russia e Germania, accantonato poco dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina.
Una serie di documenti ottenuti da Die Welt hanno portato alla luce i dettagli della stretta cooperazione, già emersa settimane fa, tra il governo regionale di Schwesig e Nord Stream 2 AG. La presidente avrebbe aiutato l’azienda a superare le sanzioni americane, arrivando al punto di creare una fondazione, finanziata dal governo regionale e dalla controllata di Gazprom, che avrebbe poi usato come veicolo per aggirare le sanzioni dietro il paravento delle cause ambientaliste.
Si andava dal sostenere che gli Usa volessero bloccare il gasdotto per vedere il loro shale gas (cosa che Schwesig ha asserito nel Parlamento tedesco) a dipingere Nord Stream 2 come una soluzione che avrebbe potenziato l’adozione delle rinnovabili. Secondo le carte pubblicate da Die Welt, Schwesig avrebbe modificato le proprie dichiarazioni pubbliche su istruzione di Nord Stream 2 AG, che da parte sua avrebbe anche richiesto di ascoltare le conversazioni “off the records” con i giornalisti.
Da quando è scoppiato lo scandalo Schwesig si è scusata, dichiarando che il suo attaccamento a Nord Stream 2 è stato “un errore”. Non abbastanza per accontentare i critici, alcuni dei quali chiedono le sue dimissioni. Intanto gli alleati di governo, ossia i Verdi e i liberaldemocratici della Fdp, hanno istituito assieme alla Cdu una commissione d’inchiesta per districare gli interessi del governo del Mecklenburg-Vorpommern, della fondazione ambientalista e dei finanziatori russi di Nord Stream 2.
Per Anders Östlund, analista del Center for European Policy Analysis, è “difficile sottovalutare le dimensioni dello scandalo in corso in Germania per quanto riguarda la politica del governo sulla Russia”. Ma la direzione del governo Scholz dovrà cambiare, ha scritto su Twitter: ci sono elementi nella stessa Spd che criticano il corso attuale, anche se per ora non sono abbastanza, e la popolazione tedesca è a favore di posizioni più dure nei confronti della Russia. “Prima avviene un vero cambiamento in Germania, minore è il rischio di effetti negativi di lunga durata per l’Ucraina, la Germania, l’Europa e il mondo democratico”.