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Dopo due mesi Grillo ritrova la voce sull’Ucraina e parla russo e cinese

Uno-due sul “sacro blog”: invocato lo smantellamento dell’esercito sul modello Costa Rica (per Roma, per Kiev o per entrambe?) ed elogiato l’“approccio pacifico” della Cina. Che ne pensa il M5S di Conte, che ha recentemente deciso di pagare il fondatore affinché amplifichi sul suo sito la diffusione dei propri messaggi?

Due mesi, quelli ormai passati dall’invasione russa dell’Ucraina, in cui aveva scelto il silenzio. Ma ieri (martedì 26 aprile, ndr), giorno in cui il governo Draghi ha confermato l’intenzione di inviare nuove armi all’Ucraina, ecco l’uno-due: “La guerra non è più una scelta” prima, “Il ruolo della Cina nella crisi russo-ucraina” poco dopo. Così Beppe Grillo, tramite il suo “sacro blog”, parla dell’aggressione russa. Prima di dare un’occhiata al contenuti di quegli articoli bisogna ammettere, però, che già quello del 16 febbraio firmato da Danilo Della Vella, un master alla scuola di formazione del ministero degli Esteri dell’Ecuador, riassumeva la linea grillina: una settimana dopo quella pubblicazione, Vladimir Putin avrebbe dato luce verdi ai suoi uomini per l’invasione dell’Ucraina ma per l’autore gli avvertimenti di Stati Uniti e Regno Unito confermavano soltanto “il mito dell’orso russo invasore che tanto è di moda in Occidente da tempo immemore”.

Il primo articolo è senza firma, dunque si può attribuire direttamente al fondatore del Movimento 5 Stelle che di quel sito è titolare. Composto da due citazioni: un virgolettato di Arthur Miller e un estratto dal libro “Salva la Terra” in cui James Bruges racconta come nel 1948 José Figueres, presidente del Costa Rica, “smantellò l’esercito. I fondi per la difesa furono assegnati all’istruzione e alla sanità”, si legge. E ancora: “Le banche, le assicurazioni, tutti i servizi di pubblica utilità e le ferrovie furono statalizzati. Furono introdotti una tassa sulla ricchezza e un sistema di sicurezza sociale. Fu concesso il diritto di voto alle donne e agli immigrati dai Caraibi. Ma non fu un cammino semplice. Gli Stati Uniti cercarono di cacciare Figueres nel 1950 e tentarono per due volte di assassinarlo”. L’ultima frase riportato recita: “Oggi le persone come me sono pienamente convinte del fatto che uno Stato che organizza un esercito diventa aguzzino di se stesso”.

Come scrive Repubblica, Grillo sembrerebbe sottolineare che per raggiungere la pace la soluzione non passa attraverso l’invio di armi e l’aumento dei fondi per le spese militari. Rimane un interrogativo, però: il modello costaricano è proposto per l’Ucraina affinché non si difenda dall’invasore o per l’Italia affinché non offra sostegno all’invaso? Magari per entrambe.

Il secondo articolo è firmato da Fabio Massimo Parenti, professore alla China Foreign Affairs University di Pechino, presenza fissa del “sacro blog” ma frequentatore anche del giornale ufficiale del Partito comunista cinese, il Global Times, difensore di Huawei e accusatore dei “terroristi” uiguri nello Xinjiang. Il commento è stato rilanciato su Twitter anche da Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri del Senato, che dopo aver rilanciato la Z simbolo dell’attacco russo è finito nel mirino di Giuseppe Conte che ne ha annunciato l’espulsione dal Movimento 5 Stelle (atto che non è stato ancora formalizzato).

Ma che cosa sostiene Parenti? L’inizio dell’articolo è una citazione del leader cinese Xi Jinping secondo cui i Paesi del mondo “sono come i passeggeri a bordo della stessa nave che condividono lo stesso destino” e “l’idea di buttare qualcuno fuori bordo è semplicemente non accettabile”. E infatti l’autore sostiene che “spogliandoci” – probabilmente noi in Occidente – “dalla nostra autoreferenzialità eurocentrica, potremmo allora prendere in prestito le linee guida della politica estera di Beijing: uscire dalla logica dei blocchi, rifiutare le pratiche da nuova guerra fredda e mettere al centro il multilateralismo, il dialogo e la cooperazione”.

Parenti si lancia poi in un elogio alla Via della Seta (con cui la Cina è “divenuta la principale promotrice di una globalizzazione inclusiva”), una stoccata all’Occidente (“non sta investendo in piani per l’integrazione tra popoli, Paesi, economie, ma sta scegliendo la corsa al riarmo”), un affondo agli avversati Stati Uniti (l’Occidente pratica “la de-globalizzazione, sulla scia degli interessi geostrategici anglosassoni ed in antitesi a quelli europei e mediterranei”), il solito dito punto contro la Nato (scrive di Paesi e regioni del mondo “ancora vittime della iper-competitività strategica del sistema US-Nato”). Sembra ignorare, però, non soltanto le responsabilità russe della guerra in Ucraina ma anche gli aspetti coercitivi della Via della Seta così come lo sviluppo dell’industria militare cinese. Inoltre, con la difesa “cinese” della globalizzazione sembra in linea con il governo di Pechino spaventato, a vent’anni dall’ingresso del Paese nell’Organizzazione mondiale del commercio, di dover rendere conto delle promesse mancate, dall’apertura di alcuni settori rimasti chiusi fino alle pratiche dei sussidi di Stato ad aziende strategiche, senza dimenticare il furto di proprietà intellettuale.

L’articolo è un’apologia della Cina, che “continuerà a rafforzare l’amicizia di ferro con la Russia” e la cui idea di “sicurezza regionale sostenibile in Europa e nel mondo”, scrive Parenti, è “in linea totale con quella che dovrebbe essere la priorità dell’Europa, dei suoi popoli”, è “la più equilibrata ed in linea con un approccio pacifico alle relazioni internazionali”. Parenti conclude così: “Un mondo più influenzato dalla Cina potrebbe essere caratterizzato da maggiore cooperazione e minore competizione. Ed il principio del rispetto reciproco tra i diversi sistemi politici, che oggi non è soddisfatto, potrebbe divenire una pietra angolare delle relazioni internazionali”.

Quel “rispetto reciproco” è un chiaro riferimento allo scontro tra modelli, democrazie da una parte e autocrazie dell’altra, che spaventa la Cina. Sono linee rosse su cui sta molto insistendo l’amministrazione Biden.

Grillo sembra aver deciso da che parte stare. Che ne pensa il Movimento 5 Stelle di Conte, che ha recentemente firmato con il fondatore un accordo che prevede tra le altre cose che il suo “sacro blog” sia remunerato per ospitare i post del Movimento e amplificarne la diffusione?

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