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Gli 83 lanci per Amazon, una svolta per la fusione spazio-digitale

Si sta realizzando l’integrazione del settore spaziale come infrastruttura critica digitale che diventa funzionale all’estensione sia della rete fisica che della crescita dei mercati di servizi su base planetaria. L’analisi di Jean-Pierre Darnis (Université Côte d’Azur/Luiss)

Amazon ha annunciato di aver firmato contratti per 83 lanci spaziali, che permetteranno di mettere in orbita una larga parte dei circa 3.000 satelliti previsti per la sua costellazione di telecomunicazione a banda larga Kuiper, con servizi di fornitura di connessione internet su scala planetaria.

Queste operazioni prevedono 18 lanci con l’europea Ariane 6, 38 con il razzo Vulcan della United Launch Alliance (la joint venture Boeing-Loockeed Martin) e 37 con il razzo New Glenn della Blue Origin, l’azienda spaziale fondata dallo stesso amministratore delegato di Amazon, Jeff Bezos. Si tratta di un’operazione commerciale senza precedenti, che avrà una serie di ricadute estremamente importanti.

Il contratto appare uno spartiacque nel mercato occidentale dei lanciatori. Da un lato riguarda la posizione di due società statunitensi (ULA e Blue Origin) e una europea (Arianespace), che accedono alla confortevole situazione di una decina di lanci in portafoglio. Per l’europea Ariane 6 si tratta certamente di una svolta. Il razzo Ariane 6 era stato molto criticato, anche recentemente, da chi riteneva che il Falcon di Space X imponesse un tale livello di rinnovo tecnologico da dover rivedere radicalmente i piani per nuovi lanciatori in Europa. Stavamo osservando come in vari Paesi si stavano moltiplicando annunci di progetti di rottura tecnologica nel lancio (con le iniziative Rocket Factory in Germania, Maia in Francia o Vega Light in Italia). La logica di collaborazione europea viene rinforzata con questo mercato e lo stesso vale per la partecipazione dell’italiana Avio ad Arianespace. Avio beneficerà delle ricadute positive sulla fornitura del booster P120, un fattore importante che assicura un buon andamento industriale per l’azienda di Colleferro. Di fatto, quindi, questo contratto permette alla famiglia di lanciatori europei di proiettarsi in avanti, anche gestendo con più facilità il post Soyouz.

Nel contesto di chiusura delle cooperazioni spaziali con la Russia in seguito alla guerra in Ucraina, assistiamo anche a un rinforzamento delle capacità occidentali di lancio, il ché tra l’altro significa anche una marginalizzazione ulteriore delle capacità tecnologiche russe.

Dal punto di vista dei lanciatori, crea una divisione all’interno del mercato occidentale, fra la Space X di Bezos e gli altri, cambiando anche la prospettiva di un mercato che sembrava aver grosse difficoltà di fronte all’impressionate performance dei 31 razzi lanciati con successo dal Falcon 9 nel 2021. La competizione fra Kuiper di Amazon e Starlink di Space X rilancia in modo paradossale la viabilità dei lanciatori “non space X” rinnovando i termini del mercato.

La mossa si colloca nell’ambito di una competizione ormai apertissima fra Amazon e Space X, simbolizzata dalla rivalità fra due tycoon digitali e spaziali, Bezos e Elon Musk.

Quest’ultimo ha iniziato 3 anni fa a mettere in orbita la costellazione Starlink utilizzando le capacità sviluppate con il razzo Falcon della Space X per raggiungere 2.300 satelliti operativi oggi, mentre è previsto un totale di 30.000.

Il servizio Starlink è già in funzione con circa 250.000 utenti attualmente connessi. Certamente la fornitura di sistemi Starlink con stazione di ricevimento all’Ucraina per fronteggiare i bisogni legati alla guerra ha fatto un’enorme pubblicità al servizio, illustrandone l’efficienza. Il problema però di Starlink/Space X è che l’azienda non rappresenta una piattaforma di integrazione dati con cloud e servizi digitali – su questo punto è stato firmato nel 2020 un accordo con Microsoft Azure.

Dal lato di Amazon la situazione è ben diversa, con la colossale potenza di Amazon Web Services nel cloud e nei servizi digitali integrati. Per questo motivo, l’accelerazione su Kuiper vuole colmare il ritardo su Starlink e poter proporre molto velocemente pacchetti (includendo un’antenna leggera) e accesso ai servizi sull’intero pianeta che prolunghi la posizione di forza di Aws con questo mercato e infrastruttura.

Si sta realizzando quello che si poteva intravedere da anni, ovverosia l’integrazione del settore spaziale come infrastruttura critica digitale che diventa funzionale all’estensione sia della rete fisica che della crescita dei mercati di servizi su base planetaria, sia per raggiungere utenti non coperti da rete terrestri o telefoniche, sia per alcuni tipi di uso che richiedono un’infrastruttura dedicata come lo vediamo nell’uso militare svolto in Ucraina.

Il settore spazio si trova preso in una logica nuova, che lo rende sia ancillare al comparto digitale globale, ma ne assicura allo stesso tempo una crescita mai conosciuta fino a oggi. Con poi l’effetto paradossale che anche aziende storiche spaziali, come Arianespace ma anche le italiane Thales Alenia Space, Telespazio e Avio riescono a collocarsi su questo mercato per aprire prospettive di crescita notevole. Da questo punto di vista l’esempio della costellazione di osservazione della terra italiana finanziata con 1,2 millardi di euro dal Pnrr rappresenta un livello certo più modesto ma molto significativo dell’accelerazione in corso fra spazio e dati per aprire nuovi mercati.


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