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Il conflitto in Ucraina e l’idea di esportazione della libertà

Di Pietro Paganini e Raffaello Morelli

L’idea di imporre la libertà è una trappola in cui continuiamo a incorrere presuntuosamente. L’imposizione della libertà è una negazione della libertà stessa. Ci piaccia o meno la libertà si diffonde con gli strumenti di cui dispone attraverso un processo lungo e tortuoso. L’opinione di Pietro Paganini e Raffaello Morelli, Competere

Eliminare Putin non servirà a trasformare la Russia in una democrazia liberale. Ci solleverà da un tiranno ma non ci proteggerà da un altro. L’idea di imporre la libertà è una trappola in cui continuiamo a incorrere presuntuosamente. L’imposizione della libertà è una negazione della libertà stessa. Ci piaccia o meno la libertà si diffonde con gli strumenti di cui dispone attraverso un processo lungo e tortuoso.

L’analisi del conflitto tra Ucraina e Russia non si dovrebbe limitare alla distinzione bene contro male o libertà contro tirannia che gran parte di analisti e media ci stanno proponendo senza riflettere. Dovrebbe superarla per argomentare criticamente i comportamenti di entrambe le parti coinvolte. Così noi, la parte occidentale che si proclama il bene e la promotrice della libertà dovrebbe prima di tutto domandarsi se possiamo definirci tali. Siamo davvero il bene e i promotori della libertà?

Quanto al bene esprime il voler l’attuare la libertà civile, che l’esperienza storica ha mostrato essere il sistema più efficace per convivere. Ma per essere promotori della libertà dobbiamo prima di tutto convincerci che essa si manifesta attraverso il continuo conflitto secondo le regole tra progetti ed interessi differenti, le cosiddette libertà soggettive (libero di) e oggettive (libero da) dell’individuo. La libertà di e da implica che ciascun individuo è diverso. Il riconoscimento della diversità è infatti, la prerogativa dei liberali. Affermare che tutti i cittadini sono liberi significa confermarne la diversità. Non si tratta di un riconoscimento esclusivamente formale. La diversità è, sostanzialmente, anche ragione di idee e progetti diversi, e quindi di una spinta propulsiva maggiore al confronto e alla conoscenza che ne deriva.

Per i liberali la diversità va tutelata attraverso le regole della convivenza e quindi lo Stato che è il garante dei cittadini mediante i suoi poteri tra cui quello di rappresentanza. In questo contesto, la democrazia rappresentativa o parlamentare, è il miglior strumento per promuovere la diversità e la libertà. Non è perfetto, è il migliore che siamo stati capaci di progettare fino a qui, con tutti i difetti che conosciamo e i tentativi, spesso fallimentari, di migliorarlo.

Questa concezione ci fa comprendere che in quanto promotori della libertà dobbiamo riconoscere l’esistenza di comportamenti diversi nella libertà oppure diversi dalla libertà o che addirittura la umiliano e la negano. Non significa accettarli, ma riconoscerli. Cioè dobbiamo essere consapevoli che alcuni cittadini, pur non negando la libertà, non la applicano e non la promuovono, che altri (i cattivi) negano direttamente ruolo ed importanza della libertà. Ed inoltre, dobbiamo verificare che possano esistere ipoteticamente forme di libertà ancora più ampie della nostra – quella di noi buoni (una verifica concreta, non un’utopia).

In quanto liberali operiamo perché diversità e libertà si espandano e quindi coinvolgano sempre di più quelli che definiamo non liberali (perché non applicando la libertà ne rallentano la crescita) e quelli che noi definiamo cattivi o illiberali perché si privano o privano chi gli sta attorno della libertà aperta come noi la intendiamo.

Come possiamo diffondere libertà e diversità? La risposta è complessa perché la soluzione non può essere ridotta ad una facile equazione valida ovunque e sempre. Proprio perché siamo circondati dalla diversità non possiamo aspirare a una formula definitiva, appunto perché ogni situazione – differente – richiede comportamenti appositi. La libertà non può essere nemmeno imposta perché la sua imposizione comporterebbe l’annullamento dell’autonomia individuale nonché della diversità, attraverso l’istituzione di una idea di libertà fissa.

La libertà ammette una sola soluzione che è una prospettiva poliedrica. È la via più lunga e tortuosa ma l’unica che può funzionare perché si nutre del principio stesso della libertà, e cioè il confronto con le diversità. È solo attraverso il confronto critico che l’idea di libertà dei liberali matura.

L’imposizione della libertà non matura alcun riconoscimento della libertà stessa quanto semmai un suo rigetto perché sarebbe un’imposizione rispetto alle peculiarità di ciascuno, anche di chi la rifugge.

Rispetto al conflitto ucraino in Occidente si sta palesando, emotivamente, un’idea sbagliata di come diffondere la libertà. Seguendo il modello statico degli Stati Uniti, si vuole imporre la libertà, come se fosse un processo meccanico che segue una logica sempre uguale. Si pretende che l’Ucraina sia una democrazia liberale, quando non lo è ancora (tanto che ha sottoscritto il trattato Minsk2 e poi non ha dato in 7 anni la prevista autonomia rafforzata al Donbass) . Si sogna che eliminando la tirannia di Putin e dei suoi oligarchi, anche la Russia possa diventare un paese libero, come lo intendiamo in Occidente (l’esperienza dice che è un’illusione).

Con la distorsione del concetto di libertà che l’Occidente sta praticando in queste settimane, si rischia di produrre ciò che si afferma di non volere, cioè una guerra assai ampia. I liberali dovrebbero rifarsi al metodo sperimentale. Partendo dai problemi dobbiamo osservare quanto sperimentalmente succede. Non troveremo nella storia del secondo dopoguerra un solo momento in cui la libertà imposta ha attecchito.

Afghanistan, Iraq, Libia, sono le sciagure più recenti del fallimento dell’imposizione della libertà. La Russia ha una storia molto diversa da questi Paesi ma il suo passato anche quello recente ci avrebbe dovuto insegnare che pratica un’idea di libertà molto immatura.

Perciò agevolare la prosecuzione della guerra in Ucraina, ammantandosi del promuovere la libertà occidentale, tradisce i principi occidentali e fa arretrare la libertà degli scambi internazionali che della libertà è un aspetto decisivo.

In particolare, l’Ue e l’Italia dovrebbero rifiutare l’impostazione oltranzista dei nove Paesi Nato non appartenenti all’Ue che stanno esprimendo una concezione della Libertà contraddittoria (supponendola esportabile) e lavorare subito in modo coerente per la cessazione delle ostilità in Ucraina (senza quindi alimentare lo scontro armato).


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