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Macron e la sfida dell’autonomia energetica europea

Due sfide ad alta intensità tecnologica e geopolitica per il Macron-bis, alla guida della Francia per altri cinque anni e dell’Europa nelle prossime otto cruciali settimane. Il commento di Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente

In una prospettiva nazionale, secondo quanto annunciato il 20 aprile a Marsiglia, Emmanuel Macron dovrebbe guidare la Francia verso una veloce decarbonizzazione e indipendenza energetica: “La Francia ha scelto il clima, l’industria e l’occupazione, perché il nucleare e le energie rinnovabili ci consentiranno di raggiungere i nostri obiettivi di riduzione delle emissioni, produrre energia a basso costo e proteggere i francesi dalle turbolenze nei mercati dell’energia”.

Macron ha annunciato che sei nuovi reattori Epr (European pressurized reactor o Evolutionary power reactor) entreranno in funzione entro il 2035, mentre sono in fase di progettazione altri otto reattori di nuova generazione. Inoltre, è stata finanziata con 1 miliardo di euro la ricerca sullo sviluppo in Francia dei nuovi piccoli reattori modulari, anche per la produzione di idrogeno verde. L’energia nucleare – anche considerando la sospensione degli impianti in manutenzione o dismissione – dovrebbe continuare ad assicurare almeno la generazione del 70% dell’elettricità.

Il mantenimento e lo sviluppo della filiera nucleare, che oggi conta 220.000 addetti, hanno ripreso forza prima dopo l’impegno europeo per la decarbonizzazione dell’economia e poi con la crisi energetica esplosa con la guerra in Ucraina. La Francia ha deciso di investire sulle competenze accumulate negli anni in un contesto internazionale di rinnovata competizione sull’energia nucleare, che ha come protagonisti principali gli Stati Uniti, la Cina, il Regno Unito post Brexit e l’India. E questo è un buon segno per l’Europa, che rischia di rimanere fuori da questo contesto.

Ma il programma di Macron rilancia la Francia anche sulle rinnovabili e sullo sviluppo delle tecnologie avanzate green. Il Piano energetico multiannuale di Macron prevede che entro il 2028-2030 la quota di elettricità solare raggiungerà 44 GW, quella eolica on-shore 34 GW e 6 GW off-shore, quella idroelettrica 26 GW circa. Inoltre, è previsto che entro il 2028-2030 saranno prodotte in Francia almeno 3 milioni di auto elettriche all’anno.

L’impegno sulle rinnovabili e sulla mobilità elettrica è una sfida sullo sviluppo di tecnologie che ad oggi sono vincolate all’impiego delle materie prime ( litio e cobalto in particolare) e delle terre rare di cui Francia ed Europa sono importatori netti.

Barbara Pompili e Agnès Pannier-Runacher, ministre rispettivamente della Transizione ecologica e dell’Industria, hanno promosso all’inizio del 2022 un programma nazionale, finanziato con 1 miliardo di euro dal Piano Francia 2030 per rafforzare l’autonomia e la resilienza rispetto alla dipendenza dalla fornitura delle materie prime. Successivamente, nel febbraio scorso, la ministra Pompili ha annunciato la decisione di avviare l’estrazione di litio in Francia.

La Francia si colloca dunque in modo attivo nella ricerca di soluzioni per l’approvvigionamento di materie prime strategiche per la transizione e la decarbonizzazione dell’economia. Ovviamente le iniziative in ambito nazionale della Francia, in una prospettiva di medio termine (2030) dovranno essere integrate dalla cooperazione tecnologica e commerciale sia con i paesi attualmente fornitori, a partire dalla Cina, sia con i programmi internazionali pubblici e privati di esplorazione, ricerca e sviluppo, sostenuti in particolare da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Australia.

Anche su questo versante l’iniziativa della Francia è un forte segnale per l’Europa, e un acceleratore dell’European Raw Materials Alliance promossa da Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno, che oltre agli obiettivi tecnologici include gli obiettivi della sostenibilità sociale ed ambientale delle attività estrattive in particolare in Africa e Sud America.

Su rinnovabili e nucleare Macron ha ricordato: “Non abbiamo altra scelta che scommettere su questi due pilastri contemporaneamente. Questa è la scelta più rilevante da un punto di vista ecologico e la più opportuna da un punto di vista economico. Infine, la meno costosa dal punto di vista finanziario. Ecco perché è la scelta che perseguiamo”.

La Francia può essere un modello per l’Europa? Ovvero, la presidenza europea di Macron potrà essere il volano per l’indipendenza energetica dell’Europa fondata su rinnovabili e nucleare?

(Foto: Twitter @EmmanuelMacron)

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