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Perché il Regno Unito non ha espulso diplomatici russi. Tre ipotesi

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, sono oltre 400 i funzionari di Mosca espulsi in giro per il mondo (30 dal governo italiano). A Londra ci si chiede che cosa aspetti Johnson a fare lo stesso, ma dopo il tentato avvelenamento di Skripal…

Da quando Vladimir Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio, oltre 400 diplomatici russi sono stati espulsi da diversi Paesi nel mondo. Più della metà sono stati cacciati da Paesi europei da domenica 3 aprile, dopo le immagini degli orrori di Bucha.

Per il Cremlino, queste espulsioni di massa sono una “mossa miope”. “Restringere le opportunità di comunicazione diplomatica in una situazione di crisi così difficile senza precedenti è una mossa miope che complicherà ulteriormente la nostra comunicazione, che è necessaria per trovare una soluzione”, ha detto il portavoce Dmitry Peskov.

È innegabile che queste decisioni abbiano ripercussioni sulla disponibilità al dialogo da parte di Mosca. Ma non si può cadere nel tranello russo dimenticando ciò che ha spinto gli Stati a prendere fare questo passo: la sicurezza nazionale. Perché criticare per esempio la mossa del governo Draghi, come ha fatto ufficialmente la Lega, può significare due cose: o che si dubita delle motivazioni o che si è disposti a mettere a rischio la sicurezza nazionale.

Infatti, almeno 25 dei 3o diplomatici espulsioni dall’Italia (primi e secondo segretari, consiglieri, rappresentanti commerciali, addetti militari ma anche semplici – all’apparenza – impiegati amministrati) sono considerati legati a una delle tre sigle dell’intelligence russa: Gru (intelligence militare), Svr (spionaggio) e Fsb (controspionaggio). In pratica, come spiegato su Formiche.net, l’Italia e gli altri Paesi europei hanno reagito a livello politico(-diplomatico) agli orrori di Bucha con una decisione dura ed esemplare (la riduzione di circa un quinto delle rappresentanze russe), maturata in diversi anni, quelli in cui le agenzie di controspionaggio hanno contrastato i tentativi di quei “diplomatici”, cioè di quegli ufficiali dell’intelligence russa che sotto l’immunità diplomatica hanno operato con diversi obiettivi, seminare il caos alimentando la disinformazione o reclutare agenti, per esempio.

È guardando a questo quadro che alcuni politici e commentati britannici si stanno chiedendo: perché il Regno Unito, in prima fila con gli Stati Uniti nelle attività di intelligence sull’Ucraina, non ha seguito gli altri Paesi espellendo qualche decina di diplomatici russi?

Possiamo ipotizzare tre risposte. Prima: dopo il tentato avvelenamento di Sergej Skripal e della figlia Yulia, Londra ha distrutto la rete di spionaggio russo con le espulsioni di allora. Seconda: il controspionaggio britannico ha la situazione sotto controllo e a volte, possiamo riassumere così, è più conveniente monitorare certe attività. Terza: il governo di Boris Johnson e il suo Partito conservatore sono troppo legati alla Russia – ipotesi su cui spingono molti i critici del primo ministro sottolineando il suo doppio mandato da sindaco della capitale, ribattezzata Londongrad (ma già ai tempi del primo cittadino laburista Ken Livingstone). Nessuna esclude l’altra.



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