Cancellati 150 milioni di dollari in investimenti e stop al lancio di nuovi prodotti. L’ad di Philip Morris International, Jacek Olczak, ha spiegato la strategia dell’azienda in Russia, paese che vale il 10% delle consegne del gruppo, in cui ha oltre 3.200 dipendenti. “L’uscita sarà graduale per proteggere i nostri lavoratori da ripercussioni penali. Ma oggi i leader devono prendere decisioni coraggiose davanti a crisi di questo tipo”
L’ad di Philip Morris International, Jacek Olczak, intervenendo al 7° Forum economico di Delfi, in Grecia, ha annunciato “passi concreti” per ridurre le sue attività in Russia e la sua intenzione di uscire presto dal mercato russo. Tra i provvedimenti annunciati, la cancellazione di investimenti per 150 milioni di dollari e del lancio di nuovi prodotti. “I nostri sforzi nelle ultime quattro settimane sono stati per assicurare la sicurezza dei nostri colleghi ucraini […] In Russia, abbiamo oltre 3.200 dipendenti. Continuiamo a sostenerli, anche pagando i loro salari, e continueremo a rispettare i nostri obblighi legali. Continueremo a prendere decisioni mettendo la sicurezza in testa alle priorità”, si legge sull’agenzia Nova. La Russia rappresentava quasi il 10% del volume di consegne totali di Pmi e circa il 6% dei suoi ricavi netti nel 2021. Ma, come precisa con Kathimerini, “c’è anche il rischio di sanzioni penali in caso di chiusura repentina. Non possiamo mettere a rischio la vita dei dipendenti”, per questo il disimpegno dal Paese dovrà essere fatto gradualmente.
Parlando degli eventi imprevisti di questi ultimi tre anni, Olczak ha commentato di aver “visto più cigni neri che bianchi”, riferendosi alla pandemia da Covid-19 e all’invasione russa dell’Ucraina. ”Abbiamo una fabbrica a Kharkiv, nell’est dell’Ucraina, con oltre mille persone, che ora ovviamente è chiusa”, prosegue. “Non c’è una sola compagnia che possa dirsi preparata ad affrontare una guerra come quella in Ucraina ma il nostro focus sono le persone. Abbiamo aiutato persone ad attraversare il confine, dall’est del Paese fino alla Moldova, alla Polonia e altrove”, parlando anche della prosecuzione del pagamento degli stipendi e al sostegno psicologico per le vittime della guerra. “Per quanto riguarda la Russia bisogna essere chiari: la parola ‘domani’ non può suonare come ‘ieri’. Ci saranno conseguenze serie”, ha spiegato. La guerra è un fattore di perturbazione ma non è l’unico. “Anche la globalizzazione è stata messa in discussione, mentre la stabilità geopolitica è mutata”, ha affermato Olczak, per il quale “alcune cose che potevano essere date per scontate non possono piu’ esserlo”.
“Negli ultimi anni, chi ha ruoli di direzione ha affrontato crisi inimmaginabili”, ha spiegato Olczak a Bloomberg che gli chiedeva del ruolo dei leader globali davanti alle emergenze e alle crisi internazionali. “Tutti lottano con l’imprevedibilità degli eventi e delle informazioni. Oggi, un buon leader deve affrontare il caos, non aver paura del cambiamento e agire velocemente e con coraggio. L’impatto di due anni di pandemia e poi di una guerra in Ucraina è, senza dubbio, significativo e le conseguenze sono globali. I leader stanno affrontando continuamente momenti “make or break”. Essere pragmatici è essenziale”.