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Come nascono i putiniani di casa nostra. Scrive Ortensio Zecchino

Non bisogna ignorare i “putiniani”, palesi e occulti, che circolano in Europa. Perché le motivazioni, anche inconsce, sono complesse e non attengono solo agli aspetti politico-strategici. Tra pregiudizi antiatlantici e antiamericani, ribellismo sociale e società occidentali atomizzate e disgregate. L’analisi dell’ex ministro dell’Università e docente di storia del diritto

I barbari massacri che la Russia di Putin va compiendo in Ucraina meritano uno sdegno assoluto, non attenuabile da nessun ‘se’ e da nessun ‘ma’.

Nella vicenda molto s’è discettato sugli errori politico-strategici compiuti dell’Occidente, preconizzati da Henry Kissinger nel 2014. È comunque rassicurante che solo una parte nettamente minoritaria dell’opinione pubblica abbia assunto questi errori, pur gravi, a giustificazione della disumana guerra d’aggressione condotta dalla Federazione russa.

Poco si sono però approfondite altre ragioni dei non pochi ‘putiniani’, palesi e occulti, che circolano in Europa. Perché le motivazioni, anche inconsce, sono in realtà complesse e non attengono solo agli aspetti politico-strategici. V’è certamente un retaggio di antichi pregiudizi antiatlantici e antiamericani. Ma c’è anche altro. C’è  un indistinto miscuglio di ribellismo sociale che non nasce solo dal disagio economico e dalle crescenti diseguaglianze di tempi recenti. Nasce da quella sorta di anomia che pervade le società occidentali  e e sche le disgrega atomizzandole e da una crescente insofferenza verso le élites dominanti.

Si dice che le nostre società si fondano su due pilastri: laicità e democrazia. Ma sempre più il potere di riconoscerne l’esistenza nella concretezza storica sembra competere solo a determinate élites ‘illuminate’, adeguatamente sorrette da mezzi d’informazione altrettanto ‘illuminati’. E così, mentre sotto la scure del laicismo democratico cadono generalmente tradizioni e religioni, viene invece elevata a diritto ogni nuova pretesa individuale e il doveroso rispetto delle diversità viene sancito con l’appiattimento egualitario paradossalmente negatore di diversità naturali.

Tanto per scendere ad una banale esemplificazione, in omaggio a tale supremo principio, il laicismo democratico ha fatto sì che nelle scuole occidentali, come in una sorta di contagio, si stiano mettendo al bando le parole padre e madre, per far posto alla nuova nomenclatura genitore 1 e genitore 2 che, tra l’altro, introduce una più irrazionale distinzione tra un primo e un secondo.

La stessa ostilità verso l’Europa di Bruxelles, diventata centrale del politically correct (recente lo svarione, precipitosamente rientrato, del divieto del ‘Buon Natale’), in certa misura, si nutre di questo clima.

Tutto ciò devitalizza le nostre società e sta realizzando quella sorda, confusa e spesso irrazionale protesta che è gran parte del deprecato ‘populismo’, che oggi, dalla Francia, tiene in ansia le cancellerie europee.

Fa ovviamente rabbrividire la motivazione ‘etica’ della disumana guerra russa data dal patriarca Kirill, che ha invocato una crociata contro l’Occidente e le sue «parate gay», ma tutto ciò non riesce a farci solidarizzare con l’ubriacatura laicista che sempre più pervade l’Occidente, né, venendo a casa nostra, riesce a  farci gioire del fatto che il più grande partito italiano, il Pd, abbia trovato nel ‘laicismo democratico’  la sua identità e che vi si sia arroccato al punto da essere sordo finanche ai richiami discreti del Vaticano di un papa ecumenico come Francesco.

Nella sua ultima lezione al Collège de France, tenuta il 14 aprile 1978, Raymond Aron, uno dei padri del liberalismo europeo, pose a sé stesso, “come osservatore delle società nella storia”, un interrogativo. “Le nostre società sono legittime agli occhi dei loro membri, ma hanno come unico ideale quello di permettere a ognuno di scegliere la sua strada. Condivido questo ideale. Ma come osservatore delle società nella storia mi interrogo: è possibile conferire stabilità a regimi democratici il cui principio di legittimità siano solo le elezioni e il cui ideale sia il diritto o la libertà per ognuno di scegliere, non solo la sua strada nella vita, ma anche la sua concezione del bene e del male?”.

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