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La salute delle donne merita investimenti e attenzione. Parola del ministro Speranza

Di Erika Ciancio

“La Giornata nazionale della salute della Donna scelta giusta che dobbiamo rivendicare”, le parole del ministro della Salute Roberto Speranza in occasione del convegno “La salute della donna: politiche per il futuro”, organizzato presso il Centro Studi Americani a Roma dalla Fondazione Atena Onlus

“La sfida che abbiamo davanti a noi è quella di trasformare la crisi che abbiamo vissuto in questi anni in un’opportunità di partenza e di rilancio e in nuova possibilità di mettere al centro e far crescere il Servizio sanitario Nazionale. La storia cambia l’ordine di priorità delle cose ed è esattamente quello che è avvenuto negli ultimi due anni. Oggi ci sono le condizioni per una battaglia sulle risorse che prima non c’erano”.

Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, nel corso del convegno “La salute della donna: politiche per il futuro”, organizzato presso il Centro Studi Americani a Roma dalla Fondazione Atena Onlus.

“Abbiamo fatto salire il fondo sanitario nazionale da 114 miliardi a 124 miliardi – ha spiegato Speranza. Mediamente si metteva un miliardo in più all’anno, ora siamo arrivati a 10 miliardi in più, nel giro di 30 mesi, pensiamo ancora al Pnrr. Nessuno ha mai avuto tante risorse. Per la prima volta infine quest’anno abbiamo un Pon salute. Questo è avvenuto perché ad un certo punto è scattata una molla e la molla di questo tempo è la consapevolezza che deriva da una ferita così grave come quella che è stata impressa sulle nostre pelli. La giornata di oggi va inserita in questa prospettiva. La prevenzione è uno dei tratti caratterizzanti di questo Paese ed è emerso ancora di più durante i mesi del Covid. La Giornata nazionale della salute della Donna è una scelta giusta che dobbiamo rivendicare che deve servirci per costruire un Servizio sanitario Nazionale più forte per tutti, ma anche più capace di riconoscere la specificità di genere e di offrire risposte”.

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Per dare queste risposte ha aggiunto Speranza “ci sono diverse idee in campo, come quello dell’ospedale delle donne, e ci sono le proposte delle diverse società scientifiche”. Una giornata, quella al Centro Studi Americani che ha permesso di fare “il punto con tantissime esperte nazionali e internazionali sullo stato della salute della donna in Italia. Cosa dobbiamo fare dopo due anni e mezzo di Covid? Sicuramente informare, formare e far conoscere le tematiche della salute. La prevenzione va fatta in modo assiduo e accompagnata negli anni”. ha spiegato Beatrice Lorenzin coordinatrice Health&Science Bridge CSA.

“La sfida è convincere le donne a fare prevenzione, perché in molte donne non c’è ancora la percezione dell’importanza di farla” ha aggiunto Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Impostazione condivisa da Annamaria Colao, presidente Società italiana di Endocrinologia, Cattedra Unesco Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile, perché “la donna è un complesso biologico completamente diverso dall’uomo. Siamo individui diversi. Purtroppo tutte le nuove terapie sono state sperimentate solo nel sesso maschile per almeno l’80%. Bisogna sensibilizzare sul tema della salute della donna per farne un aspetto pratico al fine del miglioramento della salute di tutta la popolazione”.

“La politica deve più che mai sostenere ed aiutare le donne. Una delle proposte da immaginare è una legge che preveda nelle aziende sanitarie una quota obbligatoria di donne, perché se non si va su questa strada si fa fatica ad avanzare” ha sottolineato Sandra Zampa, responsabile degli aspetti comunicativi relativi alle relazioni internazionali ed alle attività istituzionali nazionali del ministero della Salute.

“Durante la pandemia – ha osservato Paola Testori Coggi, consigliere scientifico presso l’IAI e Special Advisor Alisei – ci siamo accorti di una carenza di donne nei ruoli apicali. “Abbiamo bisogno – ha concluso Coggi – che molti più uomini credano nella carriera delle donne”. Eleonora Porcu, vicepresidente della Commissione III del Consiglio Superiore Sanità parlando delle donne, ha ricordato che l’handicap maggiore oggi è la conoscenza: “Non sapere come funziona il nostro organismo. La maternità soprattutto deve diventare una scelta reale e per essere una scelta reale deve implicare una maggiore consapevolezza, che parte dall’insegnamento ai comuni cittadini”. “La prima lezione da imparare dal Covid – ha ribadito Roberta Siliquini, professore ordinario di Sanità Pubblica, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubbliche e Pediatriche, Università di Torino – è che tutti devono contribuire al sistema salute. Abbiamo più risorse ma non sprechiamole. Abbiamo l’opportunità di definire cosa si servirà tra 10-20 anni, non bisogna solo tamponare l’attuale”.

“Dobbiamo riconoscere la specificità di genere nella salute” ha affermato in conclusione il ministro Speranza. “E se, negli ultimi anni, passi avanti sono stati fatti in questo senso, molto resta da fare. Ad esempio, “nella ricerca farmaceutica il tema non e’ stato affrontato fino in fondo con coraggio. Dobbiamo provare a farlo emergere con sempre maggior decisione. E lo stesso vale per le diversità che ci sono tra uomo e donna in termini di prevenzione delle malattie, di cui bisogna tenere conto”.

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