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La svolta sostenibile del tabacco che parla italiano

Di Laura Ciarti

Sostenibilità, impatto sociale, processi di trasformazione culturale e nuovi prodotti, investimenti e innovazione. Questi i temi al centro del dibattito “Future Respect” con imprese, esperti e il patrocinio del MiTE

Un mondo senza fumo da combustione è possibile e l’Italia è oggi protagonista di questa transizione. Innovazione e sostenibilità nel settore del tabacco sono state le parole chiave del convegno organizzato ieri, 28 aprile, nell’ambito della seconda giornata del Congresso Nazionale “Future Respect – Imprese sostenibili, pratiche a confronto”, patrocinato dal Ministero della Transizione Ecologica e promosso da 28 imprese, 18 enti del terzo settore, 26 esperti e 7 associazioni di consumatori.

Al centro della discussione la scelta ambiziosa di Philip Morris International (PMI), che anni fa ha avviato un processo di trasformazione, culturale e di prodotto, destinando una quantità ingente di investimenti allo studio e alla ricerca di soluzioni alternative capaci di sostituire il fumo da combustione.

I lavori sono stati aperti da Carlo Alberto Pratesi, professore di marketing innovation and sustainability presso l’Università di Roma Tre, che ha sottolineato il ruolo cruciale dell’innovazione nel raggiungimento della sostenibilità aziendale intesa come durevolezza. In questo senso, ha spiegato il docente, la capacità innovativa di un’azienda evita il rischio di scomparire, oggi che la sola sostenibilità economica non è più sufficiente ed è necessario contenere l’impatto sociale e ambientale.

In questo contesto, alcune realtà sono spinte dal mercato verso l’evoluzione, mentre altre, come Philip Morris International, rappresentano un buon esempio e riescono ad essere lungimiranti, inserendo per tempo la trasformazione in un orizzonte di lungo periodo attraverso l’impegno di tutte le divisioni aziendali nel conciliare la gestione organizzativa del business tradizionale con il nuovo, senza creare conflitti.

La riflessione ha aperto la strada all’intervento di Eleonora Santi, direttrice relazioni esterne Philip Morris Italia, che ha evidenziato come, grazie all’impegno profuso negli anni, essere leader nei prodotti del tabacco non significhi più essere primi esclusivamente nei prodotti a combustione.

Questo perché, nonostante il settore sia estremamente regolato e controllato, la combustione rappresenta, ancora oggi, una delle principali cause di malattia. Da qui nasce l’esigenza di un richiamo alla responsabilità, che, ha rimarcato la Direttrice Relazioni Esterne Philip Morris Italia, affonda le sue radici nel primo decennio di questo secolo e segue l’individuazione di un obiettivo da parte del Gruppo, unico nel settore a prefissarsi una meta tanto ambiziosa: sostituire completamente le sigarette tradizionali con prodotti senza combustione.

Un intento che PMI persegue, investendo 9 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo per offrire ai consumatori alternative potenzialmente meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali. Risultato possibile anche grazie all’Italia, che ospita a Crespellano, nei pressi di Bologna, il primo e più grande impianto per la produzione su larga scala di prodotti senza combustione e filtri ad alto contenuto tecnologico, dove si studia il know how che tutte le affiliate produttive attuano nel resto del mondo. Inoltre, rimanendo nel solco dell’innovazione sostenibile, da ottobre 2021 Bologna ospita anche il Centro per l’Eccellenza Industriale, mentre a Taranto si trova il centro di servizi per il digitale.

Alberto Baldazzi, vicedirettore ricerche Eurispes, ha sostenuto come l’ente, attento ai problemi della salute, guardi con attenzione ad aziende come PMI che rendono disponibili device utili a superare la combustione a beneficio dell’individuo e della sua aspettativa di vita. Eurispes, infatti, è a favore della riduzione del danno per arginare da subito i rischi di malattie fumo correlate per 11 milioni di consumatori di tabacco combusto: una piaga da 93mila morti l’anno che pesano tra i 9 e 12 miliardi di euro sulla spesa sanitaria pubblica.

Dello stesso avviso Carla Bruschelli, medico di famiglia e membro del SIMI, che ha concluso l’evento sostenendo come l’interruzione del fumo di sigaretta debba essere l’obiettivo principale del clinico medico. Stando alle parole del MMG, infatti, il fumo di sigaretta rappresenta un profilo di rischio globale per l’organismo umano tale per cui, se non si è in grado di far smettere il paziente, il postulato ippocratico sancisce l’obbligo di suggerire la riduzione del danno. Così facendo si riesce ad intervenire sul profilo clinico della persona, riducendo i costi relativi alle singole patologie sventate dall’azione del medico.



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