La Difesa comune non è più rinviabile, ora che lo scenario ucraino ha rimesso l’Europa di fronte a nuove sfide geopolitiche e i budget del comparto sono cresciuti ovunque. Chi c’era e cosa si è detto al convegno “Verso un’Unione per la difesa”
L’aggressione russa in Ucraina ha messo sotto gli occhi di tutti la necessità di accelerare nella realizzazione di un’Unione per la Difesa, agendo sulla capacità militare e il comparto industriale e tecnologico, per rafforzare il ruolo di attore sistemico di Bruxelles. Un trend rilevato anche dal recente sondaggio dell’Agi, in cui più del 77% degli italiani ha detto che l’Ue dovrebbe svolgere un ruolo unificante in materia di Difesa. Se ne è parlato a Roma al Tempio di Adriano, nel convegno “Verso un’Unione per la difesa”, al quale hanno preso parte il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini e il presidente del Comitato militare dell’Unione europea, Claudio Graziano. Con loro, il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, la senatrice di +Europa Emma Bonino, l’europarlamentare e coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, e il parlamentare europeo Carlo Calenda. Per il mondo dell’industria erano presenti l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo e il presidente di Aiad (Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza) Guido Crosetto.
L’accelerazione della guerra in Ucraina
La contingenza della guerra in Ucraina ha reso più urgente la dotazione da parte dell’Ue di uno strumento di difesa comune. “Il tema della Difesa europea è diventato ancor più stringente a causa della guerra in Ucraina”, ha osservato il ministro Guerini e “serve più ambizione” secondo Letta. I Paesi europei hanno risposto con l’invio di armi all’Ucraina aggredita, e la predisposizione di grandi sanzioni nei confronti della Russia. “Sono favorevole a mandare armi difensive. Tuttavia contrario all’invio di aerei”, ha detto Calenda, mettendo tuttavia in guardia sulla minaccia nucleare di Mosca “sappiamo che la dottrina militare sovietica consente l’uso di armi nucleari tattiche. Ecco perché serve un sistema antimissile europeo, rafforzare la Difesa europea e sostenere l’Ucraina al meglio”. Per Crosetto bisogna continuare a cercare il dialogo, “ora credo che ci si debba sedere a un tavolo per cercare la pace”. Letta ha invitato tutti a una riflessione sul discusso ingresso dell’Ucraina nell’Ue, “con le regole attuali, nel 2036 noi saluteremo l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. È credibile e ragionevole con le promesse che tutti i leader europei stanno facendo al popolo ucraino? Io penso che sia ai limiti dell’irresponsabile”.
Italia ed Europa. Questione di budget
Al centro dell’incontro il tema degli aumenti dei budget della Difesa nei Paesi europei. “Gli investimenti sono uno dei pilastri dell’indirizzo strategico che abbiamo dato in questi anni e hanno come obiettivo quello di predisporre la Difesa italiana a raccogliere la sfida dell’integrazione comunitaria”, ha spiegato Guerini. Per il ministro significa che a livello nazionale bisogna “incrementare i budget dopo anni di ipo-finanziamento”, con “l’obiettivo di rendere strutturale la ripresa degli investimenti”. Su questa linea anche Calenda, che ha ribadito come i fondi necessari al nostro Paese “per arrivare al 2% servono perché’ abbiamo una spesa squilibrata, con un esercito grande ma poco operativo”, unendosi così all’appello per “incrementare gli investimenti in difesa italiani”. L’aumento dei fondi è un tema che non riguarda solo Roma, ma anche Bruxelles. “L’Europa spende già 230 miliardi di euro, ma devono essere aumentati, non li spende bene perché sono divisi in mille rivoli e ci sono delle inefficienze, devono essere aumentati anche perché siamo di nuovo dentro un fenomeno che si chiama guerra”, ha detto Graziano.
Il comparto industriale
Rafforzamento, tecnologie e internazionalizzazione delle capacità sono le parole d’ordine per approcciare al futuro del comparto. “La nostra ambizione è soprattutto quella di contribuire a creare una base industriale della Difesa e rafforzare le Forze armate affinché possano operare bene a livello europeo e Nato”. Così ha prospettato il generale Graziano, fresco di nomina alla presidenza di Fincantieri, a aggiungendo che “è indispensabile per l’Ue un’autonomia strategica a tutto campo certamente nel settore tecnologico industriale”. Per parlare efficacemente di integrazione industriale europea “dobbiamo avere una mappa tecnologica delle cose che sappiamo fare bene e sulle quali vogliamo investire”, ha osservato l’ad di Leonardo, “il settore della Difesa è fondamentale per avere la capacità industriale e produttiva del Paese di stare sui mercati”. In questo quadro, per l’Ue gioca un ruolo di primo piano “l’internazionalizzazione delle capacità”, senza la quale “abbiamo un problema”, nonostante le capacità ci siano “il procurement è ancora nazionale”, ha avvertito Profumo.
Serve la difesa europea
Di fronte a questo scenario, la difesa comune non è più rinviabile ed è quanto mai necessaria per rendere l’Ue a detta di Graziano “più credibile a livello internazionale”. Deve esserci un impegno chiaro “dei cinque grandi Paesi europei: Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia”, ha aggiunto Letta, che decidano la direzione da intraprendere e stabiliscano le tempistiche. Una strada non senza ostacoli però, come ha evidenziato Emma Bonino, “Se non c’è una politica estera comune, una politica di difesa non ha chance e non serve”, osservazione condivisa anche da Tajani che vede la politica estera come “indispensabile” per la difesa comune, perché “il rischio di oggi è che l’Europa finisca per essere isolata: non dobbiamo perdere il rapporto con l’Africa, con l’India, con La Cina”. Lo sviluppo della Difesa comune europea non si contrappone all’Alleanza Atlantica, al contrario, “il rafforzamento delle capacità dell’Ue nell’ambito della Difesa è un vantaggio anche per la Nato”, ha detto Guerini.
I dubbi sulla Bussola strategica
Capitolo a parte, quello della Bussola strategica. Da poco resa nota e già ritenuta per alcuni un documento superato, come per Letta: “È stata scritta per un altro tempo, era positiva per un altro tempo ma il 24 febbraio è una data di cesura profonda. C’è bisogno di qualcosa di più, c’è bisogno di ambizioni maggiori e tempi più certi”. “È un primo passo a cui devono seguirne altri”, ha spiegato Guerini. “Si basa per la prima volta sulla base della minaccia che è stata condivisa globalmente, perché condotta da servizi informativi di tutti gli stati membri dell’Ue”, ha però evidenziato Graziano. A segnalare una mancanza di volontà politica, Emma Bonino: “Il problema non è mettere insieme i sistemi d’arma, al momento manca una testa: chi guida tutto questo e chi se ne assume la responsabilità”.