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Cara Italia, senza armi non c’è Ucraina. Parla la deputata Volodina

Parla la parlamentare delegata dal presidente Zelensky per coordinare gli aiuti umanitari dal nostro Paese, reduce da una missione a Roma: “Sono grata per tutto quello che avete già fatto per noi”. Su Bucha: “Queste atrocità hanno reso la Russia un Paese terrorista per sempre”

Daria Volodina, parlamentare ucraina originaria di Donetsk, vicepresidente del Gruppo di amicizia parlamentare Italia-Ucraina, è stata negli ultimi giorni in missione a Roma, delegata dal presidente Volodymyr Zelensky per il coordinamento degli aiuti umanitari dall’Italia. “Sono sinceramente grata al popolo italiano per tutto quello che ha già fatto per noi”, dice a Formiche.net.

Prima di tutto, è tornata in Ucraina? Ho letto che vive in un bunker.

Questa settimana sono a Kiev, dopo tutte le riunioni a cui ho partecipato per ottenere sostegno per l’Ucraina. In realtà, non vivo in un bunker. “Semplicemente” vado nel seminterrato quando si accendono le sirene d’allarme. Molti dei miei amici vivevano nei loro scantinati nella zona di Bucha e Irpin. È davvero difficile esprimere a parole ciò che accade. Niente elettricità, aria, cibo e acqua. Nessuna idea di quando finirà e se si sopravviverà.

Ecco, Bucha e Irpin. Che cos’è successo attorno a Kiev con il ritiro delle truppe russe?

Il 2 aprile abbiamo ricevuto una delle notizie più terrificanti dall’inizio di questa guerra. Un massacro a Bucha, Irpin e altre città intorno alla capitale. I soldati russi hanno tagliato mani, piedi e persino la pelle dei nostri civili che vivevano in queste città da sempre pacifiche, che non rappresentavano alcuna minaccia per la Russia. Donne violentate e uccise con le mani legate. Anche vecchi e bambini uccisi a sangue freddo. Legavano gli uomini e gli sparavano da dietro. Non lo dimenticheremo mai. Queste atrocità hanno reso la Russia un Paese terrorista per sempre.

È soddisfatta della risposta occidentale all’aggressione russa?

Penso che abbiamo bisogno di molto più sostegno all’Ucraina da parte dei nostri partner occidentali. Meno parole su quanto sia dispiaciuto a tutti, ma molte più armi e più aiuti umanitari. Se qualcuno pensa che sia soltanto un nostro problema, allora devo dire che mi dispiace ma non è così. Nessuno può essere sicuro che domani Vladimir Putin non decida di attaccare la Polonia, la Francia, il Regno Unito, gli Stati Uniti o l’Italia. Penso che quando si ha a che fare con questo tipo di terrorismo bisogna essere pronti a tutto. Se le forze armate ucraine non fermano il sanguinario assassino, domani lui vorrà di più. Sono sicura che i Paesi occidentali lo capiscono. Ma la sola comprensione non è sufficiente. E le sanzioni imposte, come vediamo, sono ancora insufficienti per fermare questa follia. Abbiamo bisogno di più sanzioni per la Russia e di armi per l’Ucraina.

E della risposta italiana è soddisfatta?

Posso dirvi che in questo momento l’Italia è uno dei più importanti partner dell’Ucraina e del popolo ucraino. E, naturalmente, sono sinceramente grata al popolo italiano per tutto quello che ha già fatto per noi! Per tutte le dichiarazioni sul sostegno all’Ucraina, per ogni camion con aiuti umanitari, per aver ospitato i nostri rifugiati, e questo elenco potrebbe continuare.

Cosa può fare ancora l’Occidente di più?

La cosa più importante per noi in questo momento sono le armi. I nostri soldati hanno già dimostrato la loro forza, il loro coraggio e la loro disponibilità a proteggere e combattere per il nostro popolo e il nostro Paese. Tuttavia, per farlo nel modo più efficiente hanno bisogno di più munizioni. Quindi, per favore, datecele. Tutti dicono che sono pronti ad aiutarci, ma quando nel momento del bisogno, ci sono numerose procedure burocratiche, le paure di qualcuno, eccetera. Allo stesso tempo, i soldati russi continuano a uccidere i nostri bambini. Ogni giorno di riflessione, ogni giorno di risoluzione delle questioni sul trasferimento delle armi in Ucraina ci costa centinaia di vite. Come possiamo spiegare a una giovane ragazza, Lera, uccisa dal proiettile del soldato russo, che non siamo riusciti a salvarle la vita a causa delle procedura per il trasferimento delle armi, o meglio perché prendere una decisione su tale trasferimento richiede tanto tempo?

Paolo Formentini, vicepresidente della commissione Esteri, ha ricordato alla Camera dei deputati il memorandum d’intesa del 2017 tra la stessa Camera e la Verkhovna Rada, l’Assemblea monocamerale ucraina, che non è mai stato reso operativo. È il momento di metterlo in atto?

Sicuramente, ora è il momento. Inoltre, abbiamo intenzione di considerare e avviare la questione dell’adozione della risoluzione per il sostegno dell’Ucraina da parte del parlamento italiano. Per completezza va detto che in questa guerra non c’è posto per chi si astiene: si sceglie il valore della vita delle persone e della democrazia, oppure si sceglie la parte del sanguinario assassino. Ognuno fa la sua scelta, ma questa scelta ha le sue conseguenze e tutti dovrebbero capire la differenza tra queste due parti. Ciò che è più importante è che la storia ricorderà ogni persona e la posizione presa da tale persona.

Lei è favorevole al dialogo con la Russia? Pensa che si possa raggiungere un accordo?

È chiaro che bisogna trovare la via diplomatica per fermare questa guerra. Ma dobbiamo fidarci delle parole dei delegati russi? Chi può garantire che manterranno tutte le loro promesse? Ecco perché noi puntiamo a questo modo di porre fine a questa guerra, che garantirà assolutamente la sicurezza del nostro Paese in futuro. L’Italia ha già dichiarato la sua disponibilità a diventare il garante di tale sicurezza, e noi siamo molto grati per questo al popolo e alle autorità italiane. Ma gli aerei russi continuano a bombardare le nostre città e i loro soldati continuano a uccidere il nostro popolo. Finora, non tutti gli ostacoli sono stati superati.

Non avete paura che possa realizzarsi una Khasavyurt 2.0, con la Russia che prende tempo per riorganizzarsi e sferrare un attacco a distanza di tempo come accaduto in Cecenia?

Faremo del nostro meglio per proteggere l’Ucraina e fare in modo che questo scenario non si verifichi per noi. Ecco perché cerchiamo garanzie giuridicamente vincolanti e inequivocabili dai Paesi occidentali per proteggere il nostro Paese in caso di un futuro attacco in qualsiasi forma.

(Nella foto: Daria Volodina con Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri)

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