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Il legame transatlantico è più forte che mai. Messaggio a Russia e Cina

Quattro giorni di colloqui per la numero due della diplomazia americana Wendy Sherman che, con l’omologo Stefano Sannino, ha espresso soddisfazione per “l’eccezionale dimostrazione di unità transatlantica coordinamento” in risposta all’invasione dell’Ucraina

Sono finiti i quattro giorni a Bruxelles per Wendy Sherman, la numero due e capo della macchina della diplomazia statunitense. La vicesegretaria di Stato è arrivata nella capitale belga martedì 19 aprile per alcuni incontri con la Nato e con l’Unione europea. Ha visto Mircea Geoană, vicesegretario generale dell’alleanza atlantica, e gli ambasciatori dei Paesi membri; ha incontrato Bjoern Seibert, capo di gabinetto della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e il suo omologo, l’ambasciatore Stefano Sannino, segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna.

Con quest’ultimo ha presieduto le consultazioni bilaterali su temi cruciali con i rapporti con la Cina, quelli con la Russia, la strategia nell’Indo-Pacifico e la difesa. I due, che hanno contatti frequenti a dimostrazione del rilancio dei rapporti tra Stati Uniti e Unione europea sotto l’amministrazione Biden, “hanno riaffermato la determinazione transatlantica condivisa nel sostenere e difendere la libertà, la democrazia e i diritti umani, e di usare tutti gli strumenti disponibili nella relazione transatlantica per intraprendere ulteriori azioni coordinate per affrontare le attuali sfide globali”, come si legge nella lunga dichiarazione congiunta.

LA GUERRA IN UCRAINA

Il comunicato rivela soddisfazione per “l’eccezionale dimostrazione di unità transatlantica coordinamento” in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, anche “per quanto riguarda le sanzioni e il controllo delle esportazioni”. Su questo ultimo tema hanno lavorato Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, e Gina Raimondo, segretaria al Commercio degli Stati Uniti, che hanno preparato a Washington il prossimo appuntamento del Consiglio commercio e tecnologica che si terrà a metà maggio in Francia: “Ci allineeremo ulteriormente sui controlli delle esportazioni” in quell’occasione, ha dichiarato Dombrovskis dando l’idea che un consiglio nato con la Cina in cima alle priorità ora si stia riorientando verso la Russia.

Le parole riportate sopra, se unite ad altre che si trovano più avanti nella nota – “hanno discusso ulteriori sforzi per aumentare il sostegno umanitario e le iniziative per fornire un sostegno politico, finanziario, materiale e umanitario coordinato al governo e al popolo dell’Ucraina; “la Russia ha la piena responsabilità dell’impatto negativo globale della guerra che sta conducendo contro l’Ucraina” –, restituiscono il clima delle conversazioni a Bruxelles: uniti sulle sanzioni e sull’assistenza al governo di Kiev, ma anche convinti che lo spazio per la diplomazia oggi sia prossimo allo zero, se non proprio nullo. Infatti, nel comunicato non c’è traccia di aperture al dialogo con la Russia di Vladimir Putin. Il tutto sembra pensato per tentare di superare certe distanze rispetto soprattutto all’embargo sull’energia e sugli armamenti da inviare all’Ucraina.

LA SFIDA CINESE

Sherman e Sannino hanno presieduto anche la terza riunione di alto livello del dialogo tra Stati Uniti e Unione europea sulla Cina. “In particolare”, recita la nota, hanno discusso l’impegno “con la Cina” sulla guerra russa contro l’Ucraina: “Hanno sottolineato che continueranno a sollecitare la Cina a non eludere o minare le sanzioni contro la Russia e a non fornire alcuna forma di sostegno all’aggressione della Russia contro l’Ucraina, e hanno ribadito che tale sostegno avrebbe conseguenze sulle nostre rispettive relazioni con la Cina”.

Come già raccontato su Formiche.net, Washington e Bruxelles stanno ripensando i rapporti con Pechino visto il “nuovo contesto globale” (così recitano le conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo in cui è stato ospite il presidente statunitense Joe Biden) determinato dall’invasione russa. Ribadendo la difesa di Taiwan (nella nota non si parla di Hong Kong, segno che l’ex colonia britannica ormai è considerata perduta), condannando “la situazione nello Xinjiang” e “recenti episodi di coercizione economica da parte della Cina” (il riferimento è alla rappresaglia contro la Lituania per i rapporti commerciali con Taiwan), Stati Uniti e Unione europea hanno affrontato anche il tema delle “posizione e attività” di Pechino nelle sedi multilaterali. Difficile non pensare che abbiano parlato della corsa alla carica di segretario generale dell’Itu, l’influente agenzia delle Nazioni Unite per le telecomunicazioni (5G compreso). In corso per prendere il posto oggi occupato dal cinese Zhao Huolin, ci sono la statunitense Doreen Bogdan-Martin e il russo Rashid Ismailov.

L’INDO-PACIFICO E LA DIFESA

A Bruxelles si è tenuta anche la seconda consultazione ad alto livello sull’Indo-Pacifico, in cui le due parti hanno ribadito “la loro volontà di impegnarsi con i partner” della regione per rafforzare l’interesse comune “nel sostenere l’ordine multilaterale basato sulle regole” e “promuovere la democrazia e i diritti umani”. All’interno di questo discorso rientra il confronto su “sinergie e cooperazione” tra Build Back Better World e Global Gateway, le iniziative rispettivamente di Stati Uniti e Unione europea per contrastare la Via della Seta con un’alternativa a Pechino che sia democratica e non coercitiva verso i Paesi aderenti.

Si è parlato poi di Balcani, di Afghanistan, di Africa ma soprattutto di difesa, con la prima riunione del dialogo tra Stati Uniti e Unione europea sulla sicurezza e la difesa con la partecipazione dei dipartimenti di Stato e della Difesa degli Stati Uniti, il Servizio europeo per l’azione esterna, la Commissione europea e l’Agenzia europea per la difesa. Si tratta di “un’importante pietra miliare verso una più stretta collaborazione” tra le due parti, si legge nella nota. Non è un caso: la guerra in Ucraina può rapporto l’Europa (l’Unione europea e anche la Nato) per permettere agli Stati Uniti di mantenere il coordinamento necessario con l’altra sponda dell’Atlantica ma concentrandosi di più sull’Indo-Pacifico in coerenza con il pivot to Asia inaugurato da Barack Obama e proseguito dai suoi successori, compreso Donald Trump.

(Foto: Twitter @SanninoEU)



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