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Menarini e l’arte. La Fondazione presenta a Firenze una monografia su Raffaello

Il volume su Raffaello Sanzio è stato presentato, con un evento di video-arte, nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte a Firenze, primo centro italiano per le Esperienze di Arte Immersiva. Curata da Cristina Acidini, già soprintendente d’arte di Firenze ed oggi presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, la monografia collega vita e opere mettendo in rilievo l’evoluzione dell’aspetto umano e artistico di Raffaello

L’Italia è un Paese che vanta un patrimonio artistico-culturale più unico che raro. In particolare, la ricchezza inesauribile del Rinascimento e dei suoi protagonisti, rappresenta un’eredità di bellezza e custodisce uno stimolo permanente a recuperare lo spirito che l’ha animato. Anche oggi, soprattutto oggi, alla luce di tanti orrori che feriscono il nostro tempo, occorre riscoprire il valore pedagogico della via pulchritudinis, la via del bello che squarcia la banalità del male e l’abitudine al noto, e lascia irrompere nella storia la potenzia benigna dell’inedito.

Questa la grande ambizione della Fondazione Menarini, che ogni mese racconta i protagonisti dell’arte, non solo italiana ma mondiale, a una comunità che conta oggi circa 115 mila medici italiani e operatori sanitari.

Avvicinare all’arte italiana è una sfida che la Fondazione porta avanti, prima di tutto attraverso le Menarini Pills of Art, pillole video pensate per far conoscere in tutto il mondo le curiosità legate alle opere di artisti rinascimentali e tutte disponibili online. Attualmente ne sono state pubblicate quasi 600, divise in 8 lingue, con 28 milioni di visualizzazioni. L’ultima, appena pubblicata, racconta gli aneddoti dell’opera di Raffaello “Guido Baldo da Montefeltro”.

“Firenze, culla del Rinascimento e sede della nostra casa madre, ha accolto negli anni i più grandi artisti di sempre, tra cui Raffaello – hanno detto Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del Board di Menarini -. A poco più di 500 anni dalla sua morte, Menarini ha voluto celebrare questo grande artista e tutti i pittori rinascimentali protagonisti della storica collana d’arte del Gruppo inaugurata più di mezzo secolo fa”.

Proprio per celebrare Raffaello si è svolta quindi a Firenze, l’8 e il 9 maggio, una due giorni dedicata all’artista, e promossa sempre dalla Fondazione Menarini, in occasione della presentazione dell’ultimo numero della collana d’arte che lo vede, in questo mese, protagonista.

Il volume su Raffaello Sanzio è stato presentato, con un evento di video-arte, nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte a Firenze, primo centro italiano per le Esperienze di Arte Immersiva. Curata da Cristina Acidini, già soprintendente d’arte di Firenze ed oggi presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, la monografia collega vita e opere mettendo in rilievo l’evoluzione dell’aspetto umano e artistico di Raffaello. E punta l’attenzione su un aspetto biografico meno noto, che ne fa capire l’attualità, ovvero il suo impegno per la tutela dei monumenti antichi, un concetto che, nei secoli successivi, farà tanta strada e sarà all’origine della moderna tutela delle belle arti. “All’epoca – spiega Acidini – si stava spogliando quanto restava dell’Antica Roma: si fondevano bronzi, si smontavano templi per riutilizzare in modo spregiudicato i pezzi. Raffaello è la prima voce autorevole a ergersi contro il dissennato sfregio delle rovine romane. Si rende conto del danno che si sta facendo e, nel 1518, scrive a papa Leone X chiedendo di fermare quello scempio. Il papa lo capisce e lo nomina ‘Prefetto dell’antichità’, una sorta di soprintendente, il primo nella storia a ricevere questo incarico”.

“Con la pubblicazione annuale delle monografie d’arte, per quasi settant’anni Menarini ha avuto la capacità, ma soprattutto la costanza e l’intelligenza, di portare avanti molteplici messaggi: far conoscere i maestri italiani, salvaguardare il patrimonio artistico nazionale e farne apprezzare la singolare eccezionalità”, ha spiega Giovanni Carlo Federico Villa, docente di Storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Bergamo e direttore di Palazzo Madama a Torino. “Questi volumi raccontano a un pubblico di non addetti ai lavori la grande arte toscana, romana e veneta, del Rinascimento e non solo, facendone scoprire, anno dopo anno, protagonisti noti e meno conosciuti. Le monografie hanno così spaziato da Beato Angelico, Antonello da Messina, Michelangelo e Caravaggio ai Lorenzetti, Benozzo Gozzoli e Pollaiolo. E questo – prosegue Villa – ha permesso anche agli storici dell’arte di raccontarli, non attraverso saggi specialistici o con un linguaggio rivolto ai colleghi, ma con una narrazione attraente e comprensibile da tutti”.


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