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L’Australia volta pagina. Tutti i dossier (cinesi) di Albanese

Di Filippo Merli

Al primo punto dell’agenda dell’italo-australiano Anthony Albanese, che ha riportato i laburisti al governo, c’è il contenimento dell’inflazione e il recupero della partnership commerciale con la Cina. Il commento di Filippo Merli

È il primo premier di origini non anglo-celtiche nella storia dell’Australia. La provenienza di Anthony Albanese, del resto, è facilmente intuibile dal cognome: figlio di immigrati pugliesi, nato 59 anni fa a Darlinghurst, il centro di riferimento della comunità Lgbt australiana, Albanese, sabato, ha riportato i laburisti al governo dopo un decennio di dominio dei conservatori. Stappate le bottiglie e passata la festa per la vittoria contro il primo ministro uscente, Scott Morrison, l’italo-australiano Albanese avrà un compito tutt’altro che semplice: rilanciare l’economia di un Paese in seria difficoltà.

Benedetta dalle risorse naturali, l’Australia ha goduto di oltre 20 anni di crescita economica costante, sostenuta dal boom minerario e dalla domanda della Cina, nonostante un rapporto sempre più teso tra Canberra e Pechino. Ora, però, gli australiani stanno affrontando un periodo storico economicamente complicato: il costo della vita è in aumento e i prezzi degli immobili sono ormai fuori portata.

“Gli australiani sono uniformemente preoccupati per la gestione economica che influisce sul lavoro e sulla crescita”, ha spiegato la politologa dell’Australian national University, Jill Shepherd. Secondo il Bureau of statistics, l’ente di statistica di Canberra, in Australia l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 5,1% annuo nel primo trimestre del 2022 contro il 3,5% del precedente periodo, toccando i massimi dal 2001.

L’aumento dei prezzi ha spinto la Reserve bank of Australia ad aumentare i tassi a un livello superiore alle attese degli analisti. Nel frattempo, gli aumenti salariali non sono riusciti a tenere il passo. I dati dicono che gli stipendi, nel Paese oceanico, hanno registrato un incremento del solo 0,7%. “Il nuovo governo dovrà affrontare la situazione economica, inclusa l’inflazione, le pressioni sul costo della vita e l’incertezza globale causata dall’invasione della Russia in Ucraina”, ha sottolineato la docente Zareh Ghazarian, che ha una cattedra alla Monash University.

Albanese e il suo partito laburista, durante la campagna elettorale, hanno annunciato un programma economico interventista per riparare il bilancio dello Stato attraverso la crescita economica piuttosto che l’austerità. I settori prioritari riguardano l’energia, le competenze, il digitale, l’assistenza all’infanzia e la produzione. Tuttavia, secondo il capo della strategia di investimento della società di servizi finanziari australiana Amp, Shane Oliver, “sebbene ci possa essere un po’ più di nervosismo nei mercati di investimento riguardo al lavoro, se c’è un cambio di governo è difficile assistere a un grande impatto sui mercati stessi”.

Poi c’è il dossier cinese. Stewart Jackson, docente del Department of government and international relations all’Università di Sydney, ritiene che Morrison abbia incrinato i rapporti con Pechino, il principale partner commerciale dell’Australia. Il governo uscente, in particolare, aveva aderito a un appello per un’indagine globale sulla gestione, da parte della Cina, del focolaio iniziale del Covid. Le tensioni tra i due Paesi sono cresciute quando la Cina ha imposto sanzioni su una sfilza di merci australiane. Starà ad Albanese, ora, cercare di ricucire l’alleanza diplomatica ed economica con Xi Jinping.


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