Skip to main content

Continua la battaglia di Orbán contro l’embargo Ue al petrolio russo

“Per il momento non c’è alcun compromesso”, dice il premier ungherese. La misura sarà discussa dai leader europei ma i dettagli pratici e le decisioni difficili sono rimandati a un secondo momento

L’embargo al petrolio russo è entrato nella bozza di conclusioni che sarà sul tavolo del vertice straordinario europeo che finirà domani. Ma i dettagli pratici e le decisioni difficili sono rimandati a un secondo momento. Lo schema, infatti, prevede un embargo del petrolio in due fasi, la prima su quello proveniente via mare e la seconda, che sarà attuata solo in un secondo tempo, per il greggio proveniente dagli oleodotti, cioè quello fornito all’Ungheria, alla Slovacchia e alla Repubblica Ceca.

A fare le barricate è soprattutto l’Ungheria. “Per il momento non c’è alcun compromesso”, ha dichiarato il primo ministro Viktor Orbán spiegando poi, con un post su Facebook dal sapore salviniano, che “sono in gioco l’approvvigionamento energetico dell’Ungheria e il futuro delle famiglie ungheresi”.

“Siamo in una situazione veramente difficile, essenzialmente per il comportamento irresponsabile della Commissione”, ha aggiunto puntando il dito contro la presidente Ursula von der Leyen. “I piani di Bruxelles aumenterebbero ulteriormente i prezzi della benzina e del diesel. Non permetteremo che accada!”, ha detto in un altro post.

Dopo cinque pacchetti di sanzioni approvati dall’inizio del conflitto in Ucraina oltre tre mesi fa dimostrando rapidità e unità mai viste prima, ora l’Unione europea sta affrontando una fase complicata in cui si scorgono le prime spaccature. Le stesse che si sono presentate sulla posizione da tenere con Vladimir Putin: da una parte la “Vecchia Europa” italo-franco-tedesca che insiste sulla necessità di tenere il dialogo aperto con il Cremlino ed evitare una sconfitta bruciante; dall’altra i Paesi dell’Est che, assieme agli Stati Uniti e alla Nato, continuano ad armare l’Ucraina per sconfiggere il leader russo.

L’obiettivo del sesto pacchetto “è vedere come fare in modo di colpire nel modo più duro possibile il regime di Putin e l’embargo sul petrolio è uno strumento”, ha spiegato la fonte dell’Unione europea al Foglio. L’embargo dovrebbe privare la Russia di risorse significative con cui finanzia la sua guerra. Ma l’entrata in vigore a sei mesi ne riduce l’efficacia, spiega il giornale.

L’accordo è ampio sul resto del pacchetto, che comprende anche l’esclusione della più grande banca russa, Sberbank, dal sistema Swift, il divieto di accesso nell’Unione europea per le emittenti russe e l’aumento delle persone colpite dal congelamento dei beni. Manca l’intesa sulle questioni energetiche e la Commissione europea spinge affinché l’intero pacchetto sia approvato in un’unica soluzione. Secondo il primo ministro estone Kaja Kallas è più realistico aspettarsi un accordo sull’embargo petrolifero tra qualche settimana, auspicabilmente al prossimo Consiglio europeo del 23-24 giugno.



×

Iscriviti alla newsletter