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Cybersicurezza e discipline Stem. Così possono diventare inclusivi

Un progetto formativo inclusivo nel settore cyber con il supporto della vicepresidente del Copasir Federica Dieni e la dirigente Liviana Lotti dell’Acn. Ma anche l’impegno per superare il gap fra uomini e donne nelle discipline Stem, con l’attenzione delle ministre Messa e Bonetti. Chi c’era e cosa si è detto nei due eventi che hanno avuto come obiettivo principale il superamento degli stereotipi di genere. Perché non è solo questione di parità, ma anche di sostenibilità e progresso nel mondo

Stereotipi e disparità di genere. Se ne parla sempre di più, ma non solo. Si inizia a prendere decisioni che cercano di superare il gap nel lavoro e negli studi.

Le discipline Stem e le donne: la ricerca di Euromedia Research

Partiamo da un dato che è stato presentato da Alessandra Ghisleri, direttore di Euromedia Research, ieri nel corso dell’evento “Donne e materie Stem: come superare la disparità di genere”, promosso da Fondazione Marisa Bellisario, Link Campus University e Università eCampus: il 56% degli italiani non conosce il termine Stem, ovvero Science, Technology, Engineering and Mathematics e quasi il 14% ritiene che le donne siano biologicamente e naturalmente meno portate allo studio delle discipline scientifiche.

“Quasi 40 anni fa ‒ ha detto Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa Bellisario ‒ Marisa Bellisario incoraggiava le ragazze a intraprendere percorsi di studio scientifici perché, diceva, le donne hanno tutte le carte in regola per eccellere e perché là ci sono le migliori opportunità di lavoro e carriera. La Fondazione ha raccolto il suo testimone e sin dal 1989 premia ogni anno non solo i migliori talenti del settore – da Fabiola Gianotti a Samantha Cristoforetti – ma le più brillanti neolaureate in materie Stem. Creare role model e abbattere gli stereotipi sono le leve prioritarie per aumentare il numero di ragazze che scelgono indirizzi scientifici: un obiettivo non solo di parità ma di sostenibilità e progresso in tutto il mondo”.

In merito ai dati della ricerca presentata, Maria Cristina Messa, ministro dell’Università e della Ricerca, ha commentato: “Sono dati molto preoccupanti. Ritenere che alla base del sottodimensionamento delle donne in queste materie ci siano ragioni biologiche ci fa capire che siamo ancora all’epoca preistorica. Come governo, in tutti i bandi abbiamo fatto sì che almeno il 40% degli assunti siano donne, vincolando l’accesso ai fondi del Pnrr solo a quegli enti, pubblici e privati, che abbiano la redazione di un bilancio di genere e una strategia di genere come uno degli elementi portanti della governance nelle loro strutture. E non basterà avere un foglio di carta: saranno monitorati i dati che individuano gli obiettivi principali”.

Presente anche Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, che ha rimarcato: “Abbiamo un gap di genere ben più alto della media dei Paesi Ocse e di certo non esiste una minore attitudine delle ragazze rispetto ai ragazzi”.

“Ci sono alcuni segmenti, all’interno del panorama universitario italiano che vedono ancora un rilevante scarto tra uomini e donne, nella presenza e nella rappresentanza”, ha ricordato Carlo Alberto Giusti, rettore della Link Campus University. “Nelle discipline Stem, secondo i dati del centro studi della Crui, si registra una presenza femminile inferiore al 15%, dato confermato anche nei dottorati e nei ruoli della ricerca. La Link Campus University è impegnata in azioni di contrasto a ogni forma di diseguaglianza”.

La giornata si è conclusa con una tavola rotonda di discussione del tema alla quale hanno partecipato Paola Angeletti, chief operating officer Intesa Sanpaolo, Elena Bottinelli, amministratore delegato IRCCS Ospedale San Raffaele, Maria Grazia Fadda, specialist operation di Medio e Lungo Termine Terna, Teresa Fornaro, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ed Elisabetta Ripa, chief executive officer di Enel X Way.

Cybersicurezza in Rosa

Partendo da altri dati, che convergono però verso la stessa direzione, è stata pensata l’iniziativa Cyberiscurezza in Rosa, presentata anch’essa ieri, alla Sala stampa della Camera dei deputati. Un progetto volto a inserire le donne nel settore della sicurezza informatica. Un percorso di formazione professionale ideato dal prof. Marco Bacini per l’Università LUM che ha come obiettivo la diffusione della cultura della sicurezza cyber, coinvolgendo le donne nei ruoli della cyber security. Progetto ispirato dall’analisi del Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum, in cui emerge il dato sulla scarsa presenza delle donne nei ruoli di gestione dei vari ambiti della sicurezza informatica. Ma se si pensa che l’87% delle aziende che ha adottato lo smart working è stato colpito da attacchi cyber nel periodo post lockdown e che quasi 10 milioni di italiani hanno subito violazioni digitali (dato al febbraio 2022), si conferma la necessità di formare nuove figure professionali per la sicurezza e la protezione personale e aziendale. Con un necessario incremento della presenza femminile.

Così a 15 donne sarà data la possibilità di formarsi e acquisire competenze gratuitamente per diventare manager della cybersicurezza, e al termine della formazione sarà data l’opportunità di iniziare dei percorsi professionali nelle aziende partner. Inoltre, Leonardo fornirà formazione alle ragazze con una visita presso il proprio Soc (Security Operations Centre) considerato tra i più importanti d’Europa.

Il progetto ha ricevuto il supporto di Federica Dieni, vicepresidente del Copasir e di Liviana Lotti, dirigente dell’Acn, l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale.

“Non c’è sicurezza senza formazione. Non c’è sicurezza senza pari opportunità. La transizione digitale che siamo chiamati a vivere è prima di tutto transizione culturale”, ha detto Dieni intervenendo alla presentazione. “E perché si realizzi è necessaria la partecipazione di donne e uomini competenti senza alcuna discriminazione. La formazione, a scuola e nelle università, deve contribuire a sensibilizzare e creare consapevolezza delle minacce cibernetiche sviluppando una vera e propria cultura della cybersicurezza con la quale la cybersecurity non sia considerata un costo ma un vero e proprio investimento per la sicurezza collettiva. E la formazione non può avere distinzioni di genere. Pubblico e privato, insieme, devono lavorare per eliminare qualsiasi stereotipo e puntare ad accorciare le distanze tra il mondo femminile e le discipline Stem. Questi sono i motivi per i quali ho voluto sostenere sin da subito il progetto formativo “Cybersicurezza in rosa” del prof. Marco Bacini per l’Università LUM, un progetto che si basa proprio sull’incontro tra formazione e parità di genere”.

Oltre al Magnifico Rettore dell’Università LUM prof. Antonello Garzoni e gli interventi della vicepresidente Dieni e della dottoressa Lotti, sono intervenuti anche il Damiano Toselli e il Cavaliere Giulio Gravina, rispettivamente presidente e co-founder del Gruppo Italpol Spa, Pierluigi Pelargonio, direttore Security&Resilience di Sky Italia, Alessandro Cianciaruso, amministratore delegato Seas (South East Aviation Services) e Massimiliano Brolli, Head del Red Team di Tim e fondatore della community Red Hot Cyber composta da una serie di professionisti che collaborano attivamente, con differenti ruoli, per realizzare contenuti mirati incentrati sulla sicurezza informatica e sulla tecnologia, con l’obiettivo di trasmettere consapevolezza e cultura e generare una mentalità di diffusa attenzione al rischio informatico e alla tecnologia in generale.

 



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