La decisione non sorprende: è la reazione a una mossa analoga di Roma a inizio aprile. Dichiarati “persona non grata” anche funzionari francesi e spagnoli. Ora si cerca un’intesa tra i Paesi europei per rafforzare le ambasciate a Mosca
La Russia ha deciso di espellere 24 tra diplomatici e funzionari dell’ambasciata italiana a Mosca. Lo ha anticipato all’Agi la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, dopo la convocazione dell’ambasciatore italiano Giorgio Starace al ministero.
È la risposta all’espulsione di 30 tra diplomatici, militari e funzionari russi con passaporto diplomatico dall’Italia a inizio aprile per ragioni di sicurezza nazionale. E si tratta di una mossa attesa e prevista. Visti i precedenti in cui ha sempre reagito, Mosca non poteva sottrarsi per non apparire debole. Con questa decisione, l’operatività dell’ambasciata italiana a Mosca, guidata da ottobre scorso dall’ambasciatore Starace, subisce un duro colpo, spiegano fonti diplomatiche a Formiche.net.
“È un atto ostile, ma non bisogna assolutamente interrompere i rapporti diplomatici”, ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso della conferenza stampa con la premier finlandese Sanna Marin. “Non deve portare all’interruzione dei canali diplomatici perché se si arriverà alla pace ci si arriverà attraverso quei canali diplomatici”, ha aggiunto.
Oltre all’Italia è toccato alla Francia e alla Spagna. Pierre Levy e Marcos Gómez Martínez, ambasciatori rispettivamente di Francia e Spagna, sono stati convocati anche loro al ministero degli Esteri russo per comunicazioni simili. La Russia ha espulso 34 diplomatici francesi e 27 spagnoli.
Il 5 aprile scorso l’Italia aveva espulso 30 diplomatici russi per ragioni di sicurezza nazionale. “Tale misura, assunta in accordo con altri partner europei e atlantici, si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”, aveva spiegato Luigi Di Maio, ministro degli Esteri. Nelle stesse ore la Spagna ne aveva espulsi 25 mentre il giorno prima la Germania 40 e la Francia 35. La ragione? Sempre la stessa: attività contro la sicurezza nazionale. Una settimana dopo la Francia ne aveva espulsi altri 6, per le stesse ragioni, dopo che la Dgsi, l’intelligence interna, aveva rivelato, dopo una lunga indagine, “un’operazione clandestina condotta dai servizi segreti russi sul nostro territorio”.
Come raccontato su Formiche.net, le decisioni dei Paesi europei di inizio aprile avevano a che fare con gli orrori di Bucha e con la volontà di mandare un segnale forte e compatto alla Russia di Vladimir Putin. Ma anche con le attività degli ufficiali dell’intelligence russa che sotto l’immunità diplomatica operano nei Paesi europei per, per esempio, seminare il caos alimentando la disinformazione o reclutare agenti – basti pensare al caso dell’ufficiale della Marina italiana Walter Biot, accusato di aver passato documenti segreti a Mosca.
Il 25 aprile al ministero degli Esteri russo era stato convocato Géza Andreas von Geyr, ambasciatore di Germania a Mosca, per comunicargli l’espulsione di 40 dipendenti delle istituzioni diplomatiche tedesche in Russia in risposta alla “decisione ostile” di Berlino di cacciare i diplomatici russi per il conflitto in Ucraina.
Ora i Paesi europei discuteranno i prossimi passi. Potrebbero muoversi assieme, come fatto con le espulsioni di un mese e mezzo fa. Dal ministero degli Esteri russo sono stati dichiarati persona non grata i singoli funzionari. Non si tratta, dunque, di una decisione che riguarda la dimensione delle rappresentanze straniere. Difficilmente i Paesi europei decideranno di inviare un numero di diplomatici sufficiente a far tornare a pieno organico le sedi in Russia. Più facile che si allineino su una quantità comune, che sia la metà degli espulsi o un po’ di più.