La Farnesina “prende atto” della risposta ritorsiva. Ma la mossa di Mosca è, per quantità e qualità, sproporzionata rispetto a quella di Roma di inizio aprile. Ecco perché
La Farnesina “prende atto della decisione della Federazione Russa di espellere 24 membri delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane e dell’Ufficio Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ndr) nella Federazione Russa”. È quanto si legge in una nota. Ma Mosca ha colpito in maniera sproporzionata la rappresentanza italiana nel Paese, spiegano fonti d’intelligence a Formiche.net.
La reazione russa era attesa e prevista. Infatti, visti i precedenti in cui ha sempre reagito, Mosca non poteva sottrarsi. Quella russa di oggi, infatti, è una risposta all’espulsione – definita “ostile e immotivata” – di 30 tra diplomatici, militari e funzionari russi con passaporto diplomatico dall’Italia a inizio aprile per ragioni di sicurezza nazionale.
Il bilancio di 30 a 24 potrebbe sembrare una vittoria per l’Italia. Ma così non è. In primo luogo per ragioni quantitative, visto che la rappresentanza russa in Italia è più di tre volte quella italiana in Russia. In secondo luogo per ragioni qualitative: la Russia ha di fatto quasi azzerato alcuni uffici di primo piano della rappresentanza italiana (e lo stesso ha fatto con quelle di Francia e Spagna); le espulsioni italiane erano state più “trasversali” e meno drastiche per le funzioni principali.
Ora i 24 hanno otto giorni per lasciare la Federazione Russa, ha spiegato il ministero degli Esteri russo dopo aver convocato Giorgio Starace, da ottobre ambasciatore d’Italia a Mosca.
Nel suo comunicato, la Farnesina ha sottolineato che “il personale oggetto del provvedimento ha sempre esercitato le proprie funzioni nel pieno rispetto della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche”. Parole, quelle di Roma, che sono un messaggio chiaro a Mosca. La decisione italiana di aprile era stata assunta “in accordo con altri partner europei e atlantici” e si era resa “necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”, aveva spiegato Luigi Di Maio, ministro degli Esteri.
Come raccontato su Formiche.net, le decisioni dei Paesi europei di inizio aprile avevano a che fare con gli orrori di Bucha e con la volontà di mandare un segnale forte e compatto alla Russia di Vladimir Putin. Ma anche con le attività degli ufficiali dell’intelligence russa che sotto l’immunità diplomatica operano nei Paesi europei per, per esempio, seminare il caos alimentando la disinformazione o reclutare agenti. È guardando a questo particolare che prende forma il messaggio chiaro invitato a Mosca, dove il ministero degli Esteri ha recentemente speso quasi 3,8 milioni di euro per stampare 175.000 passaporti diplomatici (a fronte di un corpo diplomatico pari a meno di un decimo): il timore è che possano essere utilizzati dai dipendenti delle varie agenzie d’intelligence russe (Svr, Fsb e Fso) per operare all’estero sotto la cosiddetta “copertura ufficiale”.
Queste espulsioni sono “un atto ostile”, ha dichiarato Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano. Ma ha anche aggiunto: “Non bisogna assolutamente interrompere i rapporti diplomatici” perché “se si arriverà alla pace ci si arriverà attraverso quei canali diplomatici”. Sulla stessa linea la Farnesina, che ha ribadito “la ferma condanna per l’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa” e ha spiegato che “l’Italia chiede con forza un immediato cessate il fuoco che ponga fine alle sofferenze della popolazione civile e garantisca l’avvio di negoziati concreti per una soluzione politica e sostenibile del conflitto”.
La reazione russa era attesa e l’Italia, con le dichiarazioni del presidente Draghi e della Farnesina, non ha voluto inviare a Mosca segnali di cedimento nonostante le sproporzioni. Ora, assieme agli altri Paesi europei, come rivelato da Formiche.net, si siederà al tavolo per decidere come e in che tempi sostituire almeno parte del personale dichiarato persona non grata dalla Russia.
C’è chi spera in una reazione immediata da parte del governo e della Farnesina per riequilibrare la situazione in questo braccio di ferro diplomatico. Ma il rischio, spiegano altri, è di un’escalation diplomatica che sarebbe da evitare in questa fase delicata e cruciale del conflitto in Ucraina.