La disinformazione online e le fake news agiscono sui i processi democratici, alterando i confini tra informazione e opinione. Un fenomeno insidioso che sfrutta la pervasività della rete. Quali sono i rimedi in atto e le prospettive future? Rispondono gli esperti all’evento Luiss e Fondazione Italia Digitale
Come contrastare la disinformazione online? E’ sempre più complesso rispondere nella network society, lì dove il diritto sconta una storica difficoltà nel regolare in modo tempestivo ciò che accade in rete.
Il conflitto russo-ucraino, l’accordo raggiunto dal trilogo sul Digital Services Act (DSA) e i tanti processi che investono l’infosfera hanno riacceso il dibattito sulla disinformazione, on e offline. Un fenomeno che è sempre più un rompicapo per istituzioni, giuristi e gatekeeper.
La disinformazione, foriera di quella intrinseca capacità di manipolare i meccanismi informativi, influisce sui processi elettorali, sulle dinamiche del sistema democratico e sull’agenda setting, alterando i confini tra informazione e opinione. Questa capillarità si traduce in un dibattito che tocca ambiti e settori differenti, dal diritto alla comunicazione passando per la sicurezza internazionale e per la cybersecurity con le cosiddette minacce ibride. Un dibattito che oscilla tra diritto e diritti.
L’evento di presentazione del paper
Tutti fattori esaminati e analizzati dal paper “I confini del diritto e la disinformazione online”, uno studio multidisciplinare condotto dal @LawLab sul Diritto Digitale della Luiss Guido Carli presentato nel contesto dell’omonimo evento organizzato con la School of Government e la Fondazione Italia Digitale. Una ricerca comparata che propone un confronto tra l’approccio americano e quello dell’Unione europea nel trattare il fenomeno della disinformazione online e delle fake news guardando, contestualmente, alla postura adottata da alcune piattaforme social. La peculiarità del report è nella sua natura aperta che consentirà di includere nella stesura definitiva sia gli spunti di carattere normativo derivanti dal DSA che le sollecitazioni emerse nel dibattito.
Il taglio interdisciplinare del report è stato approfondito grazie al contributo di esperti provenienti dagli ambiti sociologico, giuridico, comunicativo e dell’impresa.
Dopo i saluti introduttivi a cura del Professor Bernardo Mattarella, direttore del centro di ricerca sulle amministrazioni pubbliche “Vittorio Bachelet”, hanno preso parola Maurizio Mensi, condirettore di @LawLab, che ha raccontato la mission del Laboratorio e del paper, e Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, che ha ricordato quanto la disinformazione incida profondamente sui processi democratici alterando i meccanismi di acquisizione e certificazione della verità. Ha proseguito Francesco Di Costanzo, presidente della Fondazione Italia Digitale, enfatizzando la centralità della comunicazione pubblica per contrastare e arginare la disinformazione sulle piattaforme online e sui social media.
Il dibattito è entrato nel vivo con la presentazione del paper a cura di Pietro Falletta, direttore di @LawLab, Michela Tresca, responsabile progettuale @LawLab, e Alessandra Ingrassia, junior consultant @LawLab. Il Professor Falletta ha posto l’accento sulla difficoltà del diritto di regolare i fenomeni complessi della rete. E’ proprio sulla capacità del sistema giuridico di raggiungere un corretto equilibrio rispetto all’ambiente tecnologico che si gioca lo sviluppo delle nostre società. Un equilibrio sistemico, ha aggiunto, può essere perseguito solo con il contributo di un’efficace mediazione giuridica in un contesto globale sempre più innervato dall’innovazione tecnologica.
Le relazioni
La discussione è proseguita con le relazioni di Francesco Giorgino, direttore del Master in Comunicazione e Marketing Politico ed Istituzionale della Luiss School of Government, e di Francesco Nicodemo, esperto in comunicazione strategica e innovazione digitale e fondatore di Lievito Consulting.
Il Professor Giorgino ha approcciato il tema delle fake news ricorrendo al concetto di partecipazione-osservante per analizzare le molteplici forme di distorsione della sfera comunicativa correlate a questo fenomeno. Dal suo punto di vista per contrastare la disinformazione online, al di là del potenziamento dell’attività di regolazione e dei processi di Fact-checking, è molto rilevante il “programma di socializzazione degli utenti”. Partendo dalla distinzione del premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman tra pensiero lento e pensiero veloce, il programma di socializzazione auspica e sollecita una fruizione dei contenuti che viaggiano sul web con uno spirito di consapevolezza maggiore. Per promuovere una fruizione più logica e cosciente dei contenuti, sia on che offline, è centrale il ruolo dell’educazione digitale sin dalla scuola primaria.
Francesco Nicodemo, che al tema delle fake news ha dedicato il libro “Disinformatia”, ha proseguito riflettendo sul grande alibi della disinformazione. Nicodemo ha ripercorso gli eventi internazionali che hanno scandito il dibattito sulla disinformazione: la Brexit e la vittoria di Trump alle presidenziali americane del 2016. I gatekeeper dell’informazione, dinanzi a questi fatti, hanno costruito una narrativa per cui la vittoria del “leave” e di The Donald erano state effetto di una disinformazione così pervasiva da condizionare gli esiti del voto. In questa operazione di framing si cela la grande cultura dell’alibi e cioè quella incapacità delle élite che governano le democrazie liberali di interpretare e raccontare questi eventi. Per risolvere il problema della disinformazione, è convinto Nicodemo, bisogna ridurre il gap – anche comunicativo – tra élite e opinione pubblica.
Il punto di vista delle piattaforme
La parola è passata poi ai rappresentanti delle piattaforme, incaricate di ordinare e governare il caos informativo a cui sono esposti i cittadini-utenti.
Diego Ciulli, Responsabile Government Affairs and Public Policy, Google Italia, ha spiegato che il lavoro di Google insiste sul problema di natura gnoseologica che la disinformazione solleva agendo sulla conoscenza e sui meccanismi di certificazione della verità. Il dibattito sulle fake news, per anni, ha individuato nella possibilità di accesso a tante fonti informative online la causa della diffusione di notizie false. La molteplicità delle fonti è però un valore che diritto, tecnologia e politica dovrebbero preservare. Gestire questo caos informativo è uno dei compiti che spetta alle piattaforme. Google, come motore di ricerca, ha la responsabilità di offrire all’utente un ranking di fonti autorevoli, garantendo il pluralismo. E quanto alla regolamentazione, secondo Ciulli, lo strumento non è il diritto ma la collaborazione, l’educazione digitale e la tecnologia. Lo stesso DSA con l’attuale formulazione ammette la difficoltà del diritto di regolare questo fenomeno scegliendo, di fatto, di non affrontare la questione.
Per agire sulla disinformazione bisogna necessariamente sposare un approccio olistico. Ne è convito Flavio Arzarello, Public Policy Manager di Meta Italia. La strategia del Gruppo in materia di fake news, ha ricordato, si fonda su tre pilastri: rimozione, mediante il comportamento coordinato in autentico; riduzione, promuovendo il fact-checking; informazione, segnalando post che contengono notizie impattanti attraverso etichette e rimandando a siti autorevoli e verificati (si pensi al Covid con l’introduzione di un label e alle elezioni americane).
Il codice di condotta europeo, in revisione in questi mesi, è stato secondo Arzarello un esperimento positivo, con un monitoraggio progressivo e con dei risultati che si sono visti migliorare di mese in mese. Il DSA, pur non trattando specificatamente il fenomeno delle fake news, introduce regole che promettono di rendere più trasparente il rapporto tra utente e piattaforma preservando i principi chiave della Direttiva E-commerce che di fatto hanno permesso lo sviluppo dell’ecosistema digitale fino ad oggi.
In chiusura si sono tenuti gli interventi di Valentina Petrini, giornalista e scrittrice, e Antonio Nicita, professore di politica economica LUMSA e presidente Scuola di Politiche.