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Intesa Ue sul petrolio russo. C’è l’embargo (ma con calma)

La misura “ridurrà di circa il 90% le importazioni di petrolio dalla Russia nell’Unione europea entro la fine dell’anno”, ha dichiarato von der Leyen. L’Ungheria di Orbán può cantar vittoria

“Il Consiglio dovrebbe ora essere in grado di finalizzare un divieto di importazione su quasi il 90% di tutte le importazioni di petrolio russe entro la fine dell’anno. Questo è un importante passo avanti”. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa la termine del primo giorno di Consiglio europeo. Nel pacchetto vi è anche “l’indebolimento di Sberbank, la più grande banca russa con il 37%” della quota di mercato, ha aggiunto. Inoltre, “abbiamo anche deciso di lavorare su un meccanismo per fornire all’Ucraina un nuovo pacchetto eccezionale di assistenza macrofinanziaria fino a 9 miliardi”, ha spiegato.

I TERMINI DELL’INTESA

La trattativa sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, annunciato a inizio maggio, è stata lunga e più volte vicina a naufragare. L’intesa raggiunta prevede un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all’Unione europea via mare mentre rinvia lo stop al greggio trasportato attraverso l’oleodotto Druzhba. Toccherà agli sherpa analizzare quest’ultimo punto “il prima possibile”, come recita il testo delle conclusioni. In teoria la deroga dovrebbe essere temporanea, ma potrebbe anche durare per sempre.

VON DER LEYEN O MICHEL?

Secondo quanto riferisce il presidente del Consiglio europeo Charles Michel l’embargo “riguarda immediatamente più di due terzi delle importazioni di petrolio dalla Russia, tagliando un’enorme fonte di finanziamento per la sua macchina da guerra”. La misura “ridurrà di circa il 90% le importazioni di petrolio dalla Russia nell’Unione europea entro la fine dell’anno”, ha scritto von der Leyen. Nei calcoli di quest’ultima rientra anche il petrolio russo destinato alla Germania e alla Polonia attraverso il ramo nord del gasdotto Druzhba visto che i due Paesi si sono impegnati a rinunciare al greggio dalla Russia entro la fine dell’anno.

LE RESISTENTE UNGHERESI

Le ultime resistenze dell’Ungheria e di altri Paesi vicini sono stati piegate dall’inserimento nelle conclusioni non solo dell’esenzione del petrolio che arriva nell’Unione europea via oleodotti ma anche di una postilla secondo la quale Bruxelles si impegna a introdurre “misure di emergenza” in caso di interruzione della fornitura di energia da parte di Mosca. Di fatto, Budapest ma anche Praga e Bratislava hanno ottenuto per iscritto che in caso di misure ritorsive del Cremlino saranno aiutate dagli altri Paesi membri. Il periodo di esenzione per il petrolio via oleodotto sarà oggetto di discussione nei prossimi giorni ma non si preannuncia breve.

I PUNTI SALTATI

Il Foglio spiega: “Il sesto pacchetto di sanzioni si è ridotto in modo consistente rispetto alla proposta presentata dalla Commissione: l’embargo entrerà in vigore solo tra sei mesi, con altre eccezioni (oltre agli oleodotti) per Bulgaria e Croazia; il divieto per le navi europee di trasportare greggio russo è saltato, così come la vendita di beni immobili nell’Ue per i cittadini russi; il divieto di fornire assicurazioni e altri servizi alle petroliere che trasportano petrolio dalla Russia sarà applicato solo tra sei mesi”.

L’APPELLO DI ZELENSKY

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenendo al vertice in videocollegamento, aveva fatto appello all’Europa a “restare unità e a non dividersi” e ha chiesto che siano approvate le nuove sanzioni “il più rapidamente possibile”. Tra il quinto e il sesto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca, l’Ucraina ha subito “molti danni, molti ucraini sono stati uccisi e molti bambini sono morti”, ha aggiunto.


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