In attesa delle decisioni della Federal Reserve, è bene chiedersi cosa farà nei prossimi giorni la Banca Centrale europea, a cominciare dal fatto che un’asimmetria delle politiche monetarie nelle due sponde dell’Atlantico non è, alla lunga, vantaggiosa né per l’Unione europea né per gli Usa. Il commento di Giuseppe Pennisi
Solo questa notte (ora italiana) si avrà il comunicato della riunione del Comitato Federale sul Mercato Aperto in corso da ieri nel palazzone, in stile tardo fascista, di Constitution Avenue, N.W. – a Washington – dove ha sede l’autorità monetaria americana. Il comunicato sarà secco e stringato; tra due settimane, verrà pubblicato il verbale e si potranno conoscere le posizioni dei vari componenti del Comitato e il tono del dibattito. Da Constitution Ave., N.W. già arrivano spifferi secondo cui questa riunione rappresenta una vera svolta: un aumento di mezzo punto percentuale (non un quarto, come si presumeva) del tasso d’interesse interbancario e l’inizio del Quantitative Tightening – ossia di misure “non convenzionali” restrittive, di cui su questa testata sono state già illustrate caratteristiche e procedure.
Ora occorre chiedersi come risponderà la Banca centrale europea (Bce) a questa svolta. In primo luogo, un’asimmetria delle politiche monetarie nelle due sponde dell’Atlantico non è, alla lunga, vantaggiosa né per l’Unione europea (Ue) né per gli Usa. Non esiste un mercato dei capitali unico, ma i mercati dei capitali europei e quello americano sono sufficientemente integrati da provocare flussi a breve dove i rendimenti più elevati possono generare un apprezzamento del dollaro e perdita di capitali nell’Ue proprio quando ce ne è più bisogno per investimenti produttivi in una fase in cui l’aggressione della Federazione Russia all’Ucraina minaccia una forte contrazione della crescita ove non una nuova recessione in Europa.
In secondo luogo, già prima dell’aggressione della Russia all’Ucraina, la Bce aveva annunciato che una serie di misure “non convenzionali” messe in atto per facilitare i Paesi con maggior debito della Pubblica amministrazione a fare fronte alle spese addizionali causate dalla pandemia. Questi Paesi sono (a metà 2021): Grecia (207,2%), Italia (156,3%), Portogallo (135,4%), Spagna (122,8%), Francia (114,6%), Belgio (113,7%) e Cipro (112,0%).
In terzo luogo, come reagiranno i Paesi che fanno parte del Consiglio Bce e che non hanno seri problemi di debito? Già da tempo, al Consiglio Bce si scalpita perché in Italia il debito è servito a finanziare il criticatissimo Reddito di cittadinanza e il superbonus del 110% per le ristrutturazioni edilizie. Ieri 3 maggio ne ha parlato, senza peli sulla lingua, Isabel Schnabel, componente tedesca del Comitato esecutivo della Bce in una intervista a Handelsblatt , il maggiore e più autorevole quotidiano economico tedesco, poco letto dai giornalisti italiani, gran parte dei quali non ha dimestichezza con la lingua di Goethe e Kant.
Isabel Schnabel ribadisce che l’istituzione è pronta a intervenire ove si verificassero balzi dei tassi sui titoli di Stato “senza giustificazioni nei fondamentali”, o contro un allargamento dei differenziali sui tassi, gli spread, causato “dalla speculazione”. Mentre ammette che al momento una discussione sulla riduzione degli stock di titoli sarebbe prematura (ma in futuro avrebbe senso). Invece lancia un monito sulle misure contro il caro energia: “Bisogna aiutare le persone a basso reddito in maniera mirata. Ed è vitale non creare incentivi sbagliati: ‘per esempio ha poco senso – dice – promuovere consumi di energia tramite sussidi ai prezzi'”.
Intanto nell’eurozona non si sono innescate, ad oggi, spirali inflazione-salari. Ma “dobbiamo cercare di anticipare” questi rischi e “dobbiamo agire”, prosegue Schnabel. “A marzo abbiamo già interrotto gli acquisti netti sul Pepp (il piano di acquisti anticrisi Covid) e penso che sulla base dei dati attuali potremmo mettere fine agli acquisti netti con l’App (altro programma straordinario) alla fine di giugno”. “In base alla prospettiva attuale un aumento dei tassi a luglio è possibile. Ovviamente dobbiamo aspettare e vedere come si sviluppano i dati al momento della decisione. In ogni caso – ha detto – il primo rialzo dei tassi non avverrà finché non saranno finiti gli acquisti netti dei titoli: ci siamo impegnati in tal senso”.
E se la Federal Reserve ha già discusso piani di riduzione della mole del bilancio, mediante ridimensionamento degli stock di titoli (il Quantitative Tightening) , alla Bce “è prematuro discutere di questo. Continueremo a reinvestire i bond giunti a maturazione per un esteso periodo di tempo, dopo che avremo iniziato ad alzare i tassi. Ma in linea di principio – ha aggiunto – ha senso ridurre gradualmente gli stock di titoli a un certo punto”.
Il messaggio è chiaro. Oggi 4 maggio si è riunito il Consiglio Bce ma non c’erano temi di politica monetaria all’ordine del giorno. La prossima riunione è il 18 maggio. Facile prevedere intense consultazioni tra Banche centrali nazionali e ministeri dell’Economia e delle finanze nei prossimi giorni.