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Uno fa il barista, l’altro senza chef. La solitudine degli ambasciatori di Usa e Russia

Fintanto che Mosca diffonde menzogne Washington non avrà motivo di confronto, dice Sullivan. Antonov accusa la Casa Bianca di non rispondere alle sue note. Rapporti diplomatici peggiori che durante la Guerra fredda. E il rischio di incomprensioni pericolose aumenta

Uno sta per perdere il cuoco. L’altro si è già messo qualche volta dietro ai banconi del pub e del caffè che si trovano nella struttura della rappresentanza diplomatica. La solitudine ritratta dal Wall Street Journal di Anatoly Antonov e John Sullivan in queste settimane – la stessa che probabilmente prova l’ambasciatore Giorgio Starace dopo che le contro-espulsioni russe hanno quasi azzerato la missione italiana a Mosca – racconta l’isolamento delle ambasciate russa a Washington e statunitense a Mosca.

L’invasione russa dell’Ucraina e le sue conseguenze, dalle sanzioni alla fuga delle aziende, ha congelato le loro attività.

Antonov, già viceministro della Difesa prima e degli Esteri poi, è a Washington dall’agosto 2018. Gli unici funzionari statunitensi a Washington interessati a parlare con lui in questi giorni, dice, sono quelli dell’Fbi, che stanno tempestando i diplomatici russi con annunci mirati sui social media, invitandoli a spiare Mosca. “Ci mandano messaggi: ‘Devi tradire la tua patria!’”, ha detto Antonov. E l’Fbi ha confermato la campagna di sensibilizzazione: la Russia “è da tempo una minaccia di controspionaggio per gli Stati Uniti” e che l’agenzia “vorrebbe parlare con chiunque possa aiutarci a minimizzare queste minacce e a mantenere il nostro Paese al sicuro” (la Cia, invece, lo fa con messaggi rivolti ai cittadini russi sul dark web, come raccontato su Formiche.net).

Sullivan è a capo della missione diplomatica statunitense a Mosca dall’inizio del 2020 su indicazione dell’allora presidente Donald Trump, riconfermato dal successore Joe Biden. Le espulsioni diplomatiche da parte degli Stati Uniti e della Russia hanno ridotto drasticamente il personale americano. Tra gli espulsi ci sono lo chef dell’ambasciata russa a Washington, che era stato scelto da Antonov da un prestigioso ristorante di Mosca, e quella del numero due dell’ambasciata statunitense Bartle B. Gorman, esperto di intelligence cacciato dalla Russia due settimane prima dell’invasione dell’Ucraina. Oggi quasi la metà di coloro che sono rimasti nella sede diplomatica statunitense nella capitale russa sono Marines e personale di sicurezza a contratto che sorvegliano il perimetro del complesso di 12 acri nel centro della capitale russa. Sono 130 i dipendenti dell’ambasciata, rispetto ai 1.200 di cinque anni fa.

“Anche nei giorni più bui della Guerra fredda, Washington e Mosca hanno continuato a svolgere attività di ambasciata”, scrive il Journal. Poi un’annotazione amara che sembra allontanare l’ipotesi di una veloce ripresa del dialogo: “Entrambe le parti osservano che alcuni degli scambi diplomatici più significativi di quel periodo sono avvenuti in momenti di crisi”.

Nessuno dei due ha chiuso le ambasciate e le relazioni diplomatiche sono state congelate. Si negozia soltanto “su questioni basilari come il mantenimento dell’acqua e dell’elettricità”, scrive il Journal. Per Antonov è colpa degli Stati Uniti: le sue note al dipartimento di Stato e alla Casa Bianca non ricevono risposta. Perché non contattare il Congresso? Qualsiasi contatto con lui potrebbe provare uno scandalo, risponde (qualcuno lo faccia sapere al segretario federale della Lega, Matteo Salvini). Secondo Sullivan finché la Russia diffonderà falsità come la necessità di attaccare l’Ucraina per autodifesa dal nazismo non c’è motivo di confronto per gli Stati Uniti.

I contatti tra i due governi sono limitati ad alcuni dossier, come la Siria, per evitare scontri militari, e lo spazio, per via della cooperazione tra i programmi statunitense e russo. La scorsa settimana c’è stata una telefonata tra i generali Mark Milley e Valery Gerasimov, i due vertici militari. Pochi giorni prima ce n’era stata una trova i ministri della Difesa, Lloyd Austin e Sergey Shoigu.

Ma l’assenza di diplomazia ad alto livello, osserva il Journal, limita fortemente le possibilità di dialogo per frenare il conflitto e cercare il cessato il fuoco. Inoltre, “in un momento in cui Stati Uniti e Russia si trovano su fronti opposti di una sanguinosa guerra, aumenta il rischio di un errore di calcolo o di comunicazione che potrebbe far degenerare il conflitto”, conclude il quotidiano.

(Twitter: @RusEmbUSA)



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