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Questione di genetica. Perché il Covid non è grave per tutti

C’è chi finisce in terapia intensiva e c’è chi vive il virus come un semplice raffreddore. Uno studio delle Università di Boston e di Princeton sostiene che la genetica offre una protezione diversa al virus. Un’altra ricerca, questa volta italiana, fa luce invece sul Covid senza sintomi

Come in molti avevano intuito sarebbe nella genetica la chiave per svelare il mistero del Covid-19. Dall’inizio della pandemia nel 2020 i ricercatori cercano di capire l’individualità del virus. La malattia si presenta in modo grave per alcuni pazienti, provocando il ricovero in terapia intensiva e persino la morte, mentre per altri è solo un raffreddore.

Ora una nuova ricerca sviluppata dal National Emerging Infectious Diseases Laboratories (Neidl) dell’Università di Boston e l’Università di Princeton sostiene che esistono 11 geni che definiscono la protezione del sistema immunitario contro il Covid-19, il che sarebbe una spiegazione all’impatto diverso del virus in ogni paziente e aiuterebbe a sviluppare nuove cure.

Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale per la Salute (Oms) il Covid-19 ha ucciso sei milioni di persone in tutto il mondo e ha causato più di 15 milioni di morti in maniera indiretta. Tuttavia, la maggior parte dei contagiati sono sopravvissuti (circa il 99% dei 500 milioni di casi confermati).

L’età e le condizioni di salute sono fattori che aumentano il rischio di sviluppare il Covid-19 in maniera grave, ma non solo. Questa ricerca sostiene che anche chi gode di buona salute può presentare sintomi gravi perché la protezione dipende da cellule immunitarie chiamate macrofagi.

Lo studio pubblicato da Cell Reports analizza come molte morti per Covid sono causate da una risposta iperimmune da parte di “macrofagi devastanti, che non solo attaccano il virus ma anche il resto del corpo, causando un’infiammazione eccessiva, danneggiando il tessuto cardiaco e polmonare. Verificando i polmoni sono stati individuati 11 geni che determinano la risposta di difesa del corpo.

Devin Kenney, autore principale dell’articolo, ha spiegato che una caratteristica dei polmoni più colpiti dal Covid è la mancanza di diversità di macrofagi: “Se c’è una popolazione di macrofagi diversa, con alcuni regolatori e altri infiammatori, si possono equilibrare in maniera più efficace i segnali antivirali, spegnendoli quando è opportuno. Allora, il sistema immunitario può eliminare il virus velocemente e proteggere il tessuto”.

Un’altra ricerca, questa volta italiana, fa chiarezza sul Covid senza sintomi. Scienziati italiani del Ceinge-Biotecnologie avanzate, in uno studio pubblicato sulla rivista Genetics in Medicine dell’American College of Medical Genetics and Genomics (Acmg) sostengono che mutazioni rare che indeboliscono i geni coinvolti nei processi di attivazione del sistema immunitario predispongono a forme asintomatiche di Covid-19, secondo l’agenzia AdnKronos.

Mario Capasso, professore di Genetica medica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ha spiegato che “sono stati analizzati tutti i geni finora conosciuti utilizzando sequenziatori di ultima generazione e ottenendo così un enorme mole di dati genetici. Strategie di analisi bioinformatiche avanzate […] hanno poi permesso di identificare mutazioni patogenetiche rare che erano significativamente più frequenti nei soggetti infetti e asintomatici e non in una grande casistica di circa 57.000 soggetti sani”.

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