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Cosa cambia per l’Italia se Biden sanziona le telecamere cinesi Hikvision

L’amministrazione statunitense studia la stretta sul gruppo accusato di aiutare la repressione degli uiguri nello Xinjiang. Alleati già avvisati. Nel nostro Paese i prodotti di questa azienda sono presenti anche nei palazzi delle istituzioni e tribunali

L’amministrazione degli Stati Uniti guidata da Joe Biden sta per imporre pesanti sanzioni su Hikvision, l’azienda cinese che produce sistemi di sorveglianza accusata di aver permesso violazioni dei diritti umani da parte del Partito comunista cinese fornendo al governo telecamere che stanno aiutando le autorità nella repressione di un milione di uiguri detenuti in campi nella regione nord-occidentale dello Xinjiang. Inoltre, i funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti sono preoccupati anche che la Cina possa utilizzare le telecamere di Hikvision in tutto il mondo per attività di spionaggio. Lo rivela il Financial Times citando quattro fonti dell’amministrazione.

Una decisione simile, che sarebbe la prima verso un grande gruppo tecnologico cinese, avrebbe ripercussioni globali: Hikvision, infatti, è il più grande produttore al mondo di apparecchiature di sorveglianza presente in oltre 180 Paesi e i cui principali mercati all’estero sono Vietnam, Stati Uniti, Messico, Regno Unito e Brasile. Le aziende e i governi che trattano con il gruppo cinese rischierebbero di violare le sanzioni statunitensi. L’amministrazione avrebbe già iniziato a informare gli alleati sulle sue intenzioni per questo. Ma non solo: come già accaduto sul 5G con la battaglia statunitense contro il fornitore cinese Huawei, se Washington dovesse procedere in questa direzione si porrebbe la questione dei tempi e dei costi del “rip&replace”, per rimuovere la tecnologia cinese e sostituirla.

Nel 2020 l’allora presidente Donald Trump ha messo Hikvision sulla Entità List del dipartimento del Commercio, impedendole di acquistare la tecnologia statunitense realizzata in America. L’anno scorso, invece, l’amministrazione Biden ha inserito l’azienda e diversi altri gruppi nella lista delle “aziende del complesso militare-industriale cinese” vietando agli americani di investire nelle imprese. Ora l’amministrazione sta pensando di fare un passo più avanti aggiungendo alla Specially Designated Nationals And Blocked Persons List. “Se questo è davvero ciò che stanno pensando di fare, è un’escalation significativa”, ha detto Emily Kilcrease, senior fellow al Center for a New American Security ed ex vice assistente del rappresentante commerciale degli Stati Uniti, citata dall’agenzia Reuters. “Le questioni dei diritti umani sono molto in cima all’agenda dell’amministrazione Biden, ma pensavo che il loro approccio sarebbe stato più calibrato”, ha detto aggiungendo di aspettarsi che la mossa contro Hikvision sarebbe stata riservata a una situazione di conflitto più attivo con la Cina.

Una decisione simile avrebbe ripercussioni anche sull’Italia, dove Hikvision è leader del mercato, con telecamere piazzate nei luoghi strategici per la sicurezza nazionale: aeroporti ma palazzi delle istituzioni politiche, tribunali, forze dell’ordine. Hikvision Italia è posseduta da una holding europea, a sua volta detenuta dalla casa madre cinese. Gli amministratori della Srl italiana sono cittadini cinesi. Il controllo di Hikvision è nelle mani del Cetc, azienda dello Stato cinese con legami con l’Esercito popolare di liberazione. L’amministratore è Chen Zong Nian, parlamentare del Partito comunista cinese.

A dicembre, intervistato da Report su Rai 3 sulle telecamere “made in China” installate in Italia, Roberto Baldoni, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, spiegava che mentre gli Stati Uniti realizzano “liste di proscritti”, cioè black list, nei settori sensibili, ciò “in Europa non esiste”: si lavora, invece, in un “un contesto di certificazione” delle tecnologie che rientra nei compito della neonata Agenzia come dimostra un recente decreto legislativo anticipato da Formiche.net.

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