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Nuove strategie di sviluppo sui farmaci “orfani” e a uso pediatrico

Sono ancora molte le malattie rare per le quali non esiste una cura e in Europa sono tra 25 e 30 milioni le persone colpite da queste patologie, di cui circa 2 milioni in Italia. In questi anni, però, si sono fatti grandi passi avanti. Le testimonianze del prof. Americo Cicchetti (Università Cattolica) e di Massimo Scaccabarozzi (presidente Farmindustria)

Ha avuto luogo questa mattina, un workshop su “Malattie rare e pediatria:innovazione terapeutica e misure nazionali ed europee di attrazione degli investimenti”, promosso dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) – Facoltà di Economia dell’Università Cattolica nel campus di Roma -, diretta dal professor Americo Cicchetti, in collaborazione con Farmindustria. Sono ancora molte le malattie rare per le quali non esiste una cura e in Europa sono tra 25 e 30 milioni le persone colpite da queste patologie, di cui circa 2 milioni in Italia. In Europa una malattia è considerata rara quando colpisce non più di 5 persone ogni 10.000 abitanti.

Dall’ultima analisi di IQVIA emerge che, in Italia, tra il 2017 e il 2020, il tempo medio impiegato a livello europeo tra l’autorizzazione all’immissione in commercio e l’accesso al farmaco orfano è di 482 giorni. Un dato peggiore rispetto alla media Ue. L’Italia ha però – nel periodo oggetto dell’indagine – il 75% di farmaci orfani approvati in Europa già disponibili contro il 37% della media europea. Inoltre, l’analisi dell’Agenzia Italiana del Farmaco mostra che il procedimento autorizzativo per i farmaci orfani (dalla presentazione del dossier di prezzo e rimborso alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) ha avuto una durata media di circa 400 giorni nel 2020, in calo rispetto ai circa 450 del 2018.

“Nell’Unione Europea – spiega il professor Cicchetti – l’evoluzione dei Regolamenti di riferimento, la ricerca di un equilibrio tra competenze delle agenzie regolatorie e quella degli organismi responsabili per l’Health Technology Assessment sta impegnando Istituzioni europee, autorità, Parlamenti e governi nazionali in una discussione che però fatica a trovare un punto di incontro definitivo. Allo stesso tempo – continua – nel gennaio 2022 è entrato in vigore il Regolamento sulle sperimentazioni cliniche che mira ad armonizzare i processi di presentazione, valutazione e supervisione delle sperimentazioni cliniche in tutta l’Ue. In particolare, è attivo il Sistema Informativo delle Sperimentazioni cliniche (CTIS) che – secondo EMA – consentirà di razionalizzare i processi, garantendo all’UE di continuare ad attrarre la ricerca clinica. L’Italia si trova quindi in una nuova competizione europea con altri paesi che impone una seria riflessione sullo stato dell’arte e sulle azioni da intraprendere per garantire competitività al sistema paese”, sottolinea il professor Cicchetti.

In questo scenario alcuni ambiti meritano attenzione da parte degli organismi regolatori europei e nazionali, in quanto riguardano popolazioni che ancora mostrano bisogni terapeutici non completamente soddisfatti, come nel caso delle malattie rare o dei medicinali pediatrici. Entrambi gli ambiti si caratterizzano per un numero esiguo di pazienti e richiedono misure mirate a rendere sostenibili gli investimenti in ricerca e sviluppo.

Ciò nonostante, grazie a lungimiranti politiche e strumenti regolatori adottati, gli ultimi 20 anni sono stati preziosi per recuperare un gap che si era accumulato in termini di disponibilità di terapie efficaci ed efficienti. Alla luce dei nuovi scenari regolatori ed istituzionali e delle nuove opportunità offerte dalla ricerca, è fondamentale avviare un dialogo tra tutti gli stakeholder sulle modalità migliori per rafforzare l’attuale quadro di riferimento e promuovere ulteriormente l’innovazione necessaria a soddisfare ancora molti bisogni terapeutici che non hanno trovato risposta.

“L’impatto previsto dall’evoluzione del settore è potenzialmente enorme”, conclude il professor Cicchetti: “sia a livello economico, sociale sia per le ripercussioni sui diritti fondamentali dei pazienti.”

“Oltre 2.500 designazioni di farmaci orfani e più di 200 medicinali per le malattie rare hanno ottenuto l’autorizzazione per l’immissione in commercio in UE negli ultimi 20 anni”, dice Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria. “Con un numero di sperimentazioni cliniche triplicato, sempre in Europa, tra il 2016 e il 2021. Con una quota del 26% sul totale delle sperimentazioni nel 2021. E l’Italia ha avuto un aumento superiore a quello continentale passando da 119 sperimentazioni in corso nel 2016 a 749 nel 2021, che rappresentano il 32% degli studi clinici complessivi Risultati raggiunti anche grazie al Regolamento europeo sui farmaci orfani. Un Regolamento che oggi è in fase di revisione per renderlo ancora più moderno e in linea con i progressi tecnologici e scientifici. È fondamentale però che le modifiche vadano nella direzione dell’innovazione, con una strategia mirata per rendere disponibili nuove terapie, per favorire la R&S e per attrarre ulteriori investimenti in UE.

II nostro Paese ha fatto passi importanti verso un accesso omogeneo su tutto il territorio nazionale, da attuare rapidamente per garantire la certezza dei tempi di accesso e l’eliminazione delle differenze a livello territoriale. Serve inoltre procedere all’ampliamento dello screening neonatale, all’approvazione del nuovo Piano Nazionale Malattie Rare e alla semplificazione del percorso di inserimento delle malattie rare nei Livelli di Assistenza Elementari. Lo dobbiamo ai pazienti colpiti da patologie rari, che rari non sono. Perché sono le malattie a essere rare, ma non loro che, come tutti, sono unici. L’industria farmaceutica è pronta a fare la sua parte.”



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