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Meloni e il partito conservatore di massa. Scrive Fabrizio Tatarella

Il commento di Fabrizio Tatarella, nipote dell’ex ministro, fondatore di Alleanza Nazionale, e animatore della Fondazione Tatarella. Se a Fiuggi nel 1995 era nata la moderna destra di governo con lo storico Congresso che portò alla nascita di Alleanza Nazionale, una destra democratica, europea non più emarginabile, a Milano Giorgia Meloni ha portato la destra verso il futuro

“È necessario inseguire un sogno”, amava ripetere sempre Pinuccio Tatarella. Il suo sogno, per il quale si è speso per tutta la sua vita politica, era quello di realizzare in Italia un grande partito di destra, democratico, conservatore in grado di portare, per la prima volta, la destra al governo dell’Italia.

Una destra nei cui confronti non doveva più valere la pregiudiziale antifascista, agitata pretestuosamente dalla sinistra per impedirne l’affermazione. Una destra capace di sfondare al centro, approfittando della fine della Democrazia cristiana che per mezzo secolo ne aveva arginato la crescita, sottraendone potenziali elettori conservatori e cattolici.

“La destra politica non è figlia del fascismo. I valori della destra preesistono al fascismo, lo hanno attraversato e ad esso sono sopravvissuti. Il patrimonio di Alleanza Nazionale è intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile e anche di Gramsci. È giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l’antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”.

Questi sono alcuni dei passaggi storicamente più importanti delle Tesi di Fiuggi, atto fondativo della destra democratica e moderna italiana, ma il sogno politico di Pinuccio, già nel 1994, era quello di rappresentare tutto il centrodestra e solo la nascita di Forza Italia con Berlusconi fermò questo disegno di egemonia gramsciana della coalizione conservatrice.

I destinatari principali di quel sogno non potevano, quindi, non essere le generazioni successive che non avevano conosciuto il fascismo, gli anni di piombo, la stagione degli odi contrapposti, del nemico, in sintesi la generazione che si è ritrovata in questa tre giorni a Milano.

Non è un caso, infatti, che il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in apertura dei lavori della Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, nel definire Pinuccio “padre della destra moderna italiana” ha citato una sua frase cara al ministro dell’Armonia: “Il nemico è colui che o sconfiggi o ti sconfigge, mentre l’avversario lo puoi battere o ti può battere, ma il giorno dopo continua il confronto, la collaborazione.”

Giorgia Meloni, nel concludere i lavori della Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Milano, con il suo autorevole ed importante discorso, ha realizzato il sogno di Pinuccio Tatarella: costruire, per la prima volta nel nostro Paese, un grande partito conservatore di massa, in grado di rappresentare tutta l’area politica del centrodestra autenticamente alternativo alla sinistra.

Nel suo intervento, nella sua visione politica, vi sono tutte le idee e le parole d’ordine di Pinuccio per una destra democratica, di governo, affidabile in Europa (fondamentale, in tal senso, l’approdo nella famiglia dei Conservatori europei), capace di andare “oltre il polo” per allargare i confini del centrodestra e per riportare in Italia un governo che metta al centro della sua azione l’interesse nazionale.

Se a Fiuggi nel 1995 era nata la moderna destra di governo con lo storico Congresso che portò alla nascita di Alleanza Nazionale, una destra democratica, europea non più emarginabile, a Milano Giorgia Meloni ha portato la destra verso il futuro.

Una destra, certamente, figlia del suo tempo, ma orgogliosa della sua storia, una destra forte, larga ed inclusiva, che, a differenza degli altri partiti, ha proprio nella sua identità e nelle sue radici culturali gli strumenti per consolidare un consenso, renderlo duraturo e costruire una classe dirigente pronta per la sfida del governo.

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