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Vaccini e proprietà intellettuale. Non mettere a rischio la produzione

Di Carola Macagno

Eliminare i diritti di proprietà privata avrebbe implicazioni economiche disastrose al di là della pandemia: molte piccole aziende farmaceutiche, il cui patrimonio principale è costituito dai diritti PI, potrebbero non sopravvivere. Cosa fare secondo Carola Macagno (Competere)

Durante la pandemia il sistema di proprietà intellettuale (PI) ha stimolato la creazione di numerose partnership, portando allo sviluppo di vaccini sicuri ed efficaci e alla produzione di miliardi di dosi. Recentemente, però, alcuni Stati hanno chiesto di eliminare o sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale per consentire l’accesso globale e a costi abbordabili a vaccini e terapie. Una decisione che, non solo non aumenterebbe la produzione ma sarebbe altamente controproducente: distruggerebbe le collaborazioni e i partenariati di produzione internazionali che si sono rivelati indispensabili; minerebbe l’incentivo a investire nella ricerca e nello sviluppo (R&S) di nuove tecnologie e terapie.

IL RUOLO DELLE PARTNERSHIP

Dallo scoppio della pandemia, il sistema di proprietà intellettuale ha incoraggiato la creazione di decine di partnership. Oggi, ci sono dieci vaccini autorizzati dall’Oms e oltre 60 in fase di sperimentazione clinica (Fase 3 o 4) o in attesa di revisione normativa.

Tali collaborazioni non sarebbero possibili in assenza della certezza giuridica fornita dai diritti di proprietà intellettuale, che consentono alle aziende di condividere tecnologia e know-how senza temere di sacrificare i propri obiettivi commerciali. Quando il titolare di un brevetto è costretto a cederlo in licenza, ne è ancora proprietario e può ricevere una ragionevole royalty. Rinunciare o limitare la proprietà intellettuale imporrebbe la divulgazione forzata, distruggendo il segreto commerciale e il suo valore.

LA PI HA PERMESSO UN RAPIDO AUMENTO DELLA PRODUZIONE

Le partnership – che coprono l’intera catena di valore della produzione in tutto il mondo – hanno permesso un rapido aumento della produzione. Per esempio, Pfizer/BioNtech e Johnson & Johnson hanno stretto una partnership con la rivale Merck per incrementare velocemente l’offerta.

Dopo una breve fase di stallo, infatti, l’aumento di produzione del vaccino Covid-19 è stato notevole: a dicembre 2021 sono state prodotte 12 miliardi di dosi, e attualmente, l’offerta supera di gran lunga la capacità globale di somministrarle in modo equo.

LA SOLUZIONE?

Eliminare i diritti di proprietà privata avrebbe implicazioni economiche disastrose al di là della pandemia: molte piccole aziende farmaceutiche, il cui patrimonio principale è costituito dai diritti PI, potrebbero non sopravvivere. Un approccio più sensato ed efficace prevede che i governi si concentrino su due misure concrete per accelerare l’accesso equo a vaccini e terapie:

– armonizzare la regolamentazione: durante la pandemia, la mancanza di armonizzazione normativa ha portato a tempi di accesso ai vaccini e alle terapie molto diversi nei vari Paesi. Coordinare i requisiti normativi deve essere al centro delle strategie di preparazione e risposta alle pandemie.

– smantellare le barriere commerciali: la produzione di vaccini si basa su catene di approvvigionamento globali e i governi devono impegnarsi in modo credibile ed efficace a evitare restrizioni alle esportazioni durante le pandemie. Le barriere commerciali hanno interrotto la disponibilità di vaccini sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. L’India è un esempio: le restrizioni all’esportazione imposte nell’aprile 2021 hanno ritardato in modo massiccio la risposta alla pandemia nei Paesi a basso e medio reddito.

Queste misure garantiscono che il mondo sia preparato ad affrontare future pandemie.


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