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Alla ricerca dell’unità islamica (oltre gli slogan)

Che cosa significa unità islamica? È un traguardo raggiungibile, oltre gli slogan e le fazioni? Una conferenza ad Abu Dhabi ha acceso i riflettori su uno dei grandi nodi storici dell’Islam. Il resoconto dell’Imam Yahya Pallavicini, Presidente Coreis italiana e membro dell’esecutivo del Wmcc

La Conferenza Internazionale “Unità Islamica: Concetto, Opportunità e Sfide”, organizzata dal Consiglio Mondiale delle Comunità Musulmane, si è svolta a Abu Dhabi nei giorni 8 e 9 maggio 2022, per discutere la realtà dell’unità dell’Islam nella storia e nel presente, esaminando le sue manifestazioni in vari ambiti della vita e il suo ruolo nella costruzione di una civiltà umana che è stata alla base della moderna civiltà mondiale con il suo originale contributo alle arti e alle scienze.

La conferenza ha discusso anche le circostanze storiche che hanno fatto deviare la comprensione del concetto di unità islamica, trasformandolo in uno slogan politico. Il dibattito ha esplorato i temi più importanti tramite interventi di esperti, lezioni e discussioni seminariali, per comprendere l’essenza e la realtà dell’unità islamica nel suo ruolo storico e costruttivo, e le sue manifestazioni nell’attualità che hanno portato alla distruzione e distorsione del suo risultato nella storia.

Dopo l’ingresso del mondo islamico nella fase post-coloniale, che ha comportato forti cambiamenti nelle sue componenti politiche, sociali e intellettuali insieme all’emergere di partiti politici che adottano l’islam come ideologia per prendere il potere, il concetto di unità islamica non è più chiaro e definito come un tempo.

Il significato più consolidato e ortodosso di unità islamica fa riferimento ad un’unità morale e religiosa che mette insieme individui e società in una comunità spirituale senza che questo impedisca l’appartenenza dei singoli a diverse nazioni e paesi.

I nuovi significati che sono sorti nell’era contemporanea si sovrappongono in parte con quanto appena detto ma si scontrano con il significato ortodosso del concetto di unità islamica rendendo la tematica oggetto di controversie e disaccordo radicale. La domanda epistemologica è diventata: l’“unità islamica” è un fatto di natura sociale e di civiltà di lunga data e radicato nella storia? O è uno slogan politico che confonde e corrompe i tempi recenti?

Perché l’idea di unità islamica è stata trasformata da un’idea profonda, costituita da connotazioni e livelli di significato sovrapposti, in uno slogan dal significato semplice e superficiale e uno strumento emotivo per muovere le masse sulla base di programmi faziosi, in vista di obbiettivi politici lontani dalla realtà dell’unità e dall’interesse dei musulmani?

Perché la pratica dell’unità islamica è stata manipolata da valore morale e di fede nei confronti di ogni musulmano uomo o donna in ogni tempo fino al punto di venire oggi impiegata come strumento di ricatto emotivo verso i musulmani stessi?

Perché i musulmani sono costretti a schierarsi politicamente e magari fare sacrifici per posizioni che non conoscono necessariamente bene o delle quali non immaginano le conseguenze, magari lontane dalla loro realtà, perché privati della possibilità di concepirsi per quello che sono in termini di unità?

E l’unità islamica deve imporsi dall’alto soggiogando tutti i musulmani ad una autorità politica? O deve partire dalle persone, alla base, dove la cooperazione e lo scambio avvengono tra i musulmani nell’interesse di migliorarne il livello di vita? Tutti i musulmani nella storia sono sempre stati soggetti ad un unico governo politico? Cosa dire delle popolazioni musulmane in India, nel sud-est asiatico e nell’Africa occidentale che non sono mai state parte di un califfato islamico? Il califfato è in linea generale una questione devozionale o pratica?

Forse la principale fonte di controversia riguardo il concetto di unità islamica, al di là della sua complessità e della scissione dei legami tra i diversi interlocutori coinvolti, è che l’unità islamica ha dato forma a una civiltà islamica pionieristica, che ha contribuito grandemente all’avanzamento dell’umanità nel suo insieme.

L’unità spirituale e sociale di questa civiltà ha creato svariati modelli culturali che tuttavia facevano riferimento a un contesto di civiltà più grande caratterizzato da importanti contributi al genere umano dal punto di vista scientifico, artistico, letterario, filosofico, architettonico, astronomico, matematico, medico, musicale… etc.

Questa unità di civiltà, che si è estesa lungo diversi secoli e si è costantemente espansa per abbracciare diversi popoli e culture, con le loro conoscenze ed arti, ha dato luogo a una comunità spirituale di pluralismi e di acculturazione dell’altro in dialogo incessante con differenti religioni che ha portato a scambi culturali proficui, integrazione, adozione e indigenizzazione di culture, società, tradizioni e costumi.

L’unità islamica è stata un fatto storico e di civiltà e raramente ha avuto connotazioni politiche, organizzative e amministrative e tale discrepanza ha portato disillusione, confusione e conflitto sul concetto stesso di unità islamica nell’era moderna.

Gruppi e movimenti emersi negli ultimi decenni hanno distorto l’idea di unità islamica in un sogno politico che è diventato una chimera per chiunque cerchi di avanzare la causa dei musulmani, o che sia alla ricerca di glorie individuali, faziose o settarie. Secondo queste narrative l’unità islamica si ridurrebbe alla sola dimensione politico-amministrativa, ovvero radunare tutti i musulmani in un unico Stato che prenda il nome di califfato islamico, cosa che è in contraddizione con la realtà storica.

Nel corso della storia invece i musulmani sono stati uniti dal punto di vista sociale, di civiltà, scientifico, educativo e culturale, con coscienza umanitaria reciproca e un forte legame di appartenenza. Tuttavia, essi non erano più riuniti in un unico Stato già un secolo dopo la morte del Profeta Muhammad. Il califfato si divise dopo la caduta dello stato Omayyade nell’anno 132 dell’Egira.

Seguirono un califfato Abbaside in Baghdad e un califfato Omayyade a Cordoba, ai quali si aggiunse in seguito un califfato Fatimide in Egitto e Nord Africa. A un certo momento, il califfato Fatimide sciita si estese persino fino alla stessa Baghdad per un intero anno, dopodiché la comunità islamica restò divisa e frammentata in decine e persino centinaia di stati, sultanati ed emirati impegnati a lottare l’uno contro l’altro più di quanto non fossero impegnati in battaglie contro altri nemici.

Ma questa divisione politica e questa frammentazione non impedì l’esistenza di una unità dell’Islam a livello sociale, di civiltà e di rapporti umani. Troviamo così l’Imam Al-Ghazali, che Iddio sia soddisfatto di lui, il quale scrisse un libro a Baghdad, a cui Ibn Rushd, il pronipote dell’Andalusia, rispose. Troviamo che i libri di maestri Tatari venivano studiati all’università di Al-Azhar al Cairo, e così anche i libri di studiosi dell’India e del Sudest Asiatico.

La comunità islamica restava una poiché comprendeva il vero significato dell’unità. Sfortunatamente, questa comprensione e giusta consapevolezza dell’unità islamica è stata drammaticamente e radicalmente dirottata negli ultimi decenni, per l’influenza di gruppi che utilizzano un islam politico, che siano Sunniti, Sciiti o di altre estrazioni, oltre a coloro che vorrebbero realizzare sogni di un impero al soldo di diverse società e nazioni.

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