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Non è un Paese per internet. La riforma del Codice penale contro la dissidenza cubana

Nuovi reati digitali e criminalizzazione dei finanziamenti esteri. Il nuovo Codice penale cubano rischia di azzerare la poca opposizione che riesce a sopravvivere nell’isola

Con la missione di “proteggere” il sistema socialista che regna a Cuba, il regime castrista avanza l’approvazione di una riforma del Codice penale ancora più totalitaria. Secondo gli autori del progetto di legge, questa riforma che sarà presentata al Parlamento cubano oggi cerca di difendere “il sistema politico e statale socialista, dall’insieme di azioni e attività che cercano di colpire l’ordine costituzionale con l’obiettivo di creare un clima di instabilità sociale e uno stato di ingovernabilità” sull’isola.

Il progetto è stato presentato sul sito della Procura generale a marzo, scatenando da subito le critiche da parte dell’opposizione. René Gómez Manzano, presidente di Corriente Agramontista, l’organizzazione più antica a Cuba di avvocati critici al regime, ha spiegato all’agenzia Afp che “il nuovo Codice penale è una nuova stretta del regime per intensificare la repressione contro i cittadini”.

Gómez Manzano avverte che, “a differenza del Codice delle Famiglie, questo nuovo pacchetto è stato scritto in maniera riservata”.
La riforma del Codice penale cubano fa parte di un gruppo più ampio di leggi, tra cui le normative sulla sovranità alimentare e il Codice delle Famiglie e dei dati personali, che fanno parte della nuova Costituzione approvata nel 2019.

Il Codice delle Famiglie include alcune nuove leggi come la legalizzazione del matrimonio tra omosessuali, l’utero “solidario” e il riconoscimento di diversi genitori. Tutte queste riforme saranno sottoposte ad un referendum popolare.

La riforma del Codice penale invece no, sarà approvata dai deputati (tutti favorevoli al regime cubano). E prevede 37 nuovi reati legati “alle telecomunicazioni, le tecnologie dell’informazione e la comunicazione”, spiegato gli autori. Ci saranno pene molto più dure per contenere l’impatto dell’attivismo politico cubano e lo sviluppo e diffusione grazie ai social network.

Nel testo si condannano anche le proteste indivuali o collettive che minacciano la sicurezza dello stato e si penalizza il finanziamento ad alcune organizzazioni e attività con fondi provenienti dall’estero.

Il regime cerca di colpire e limitare la “propaganda nemica” contro l’ordine costituzionale e la diffusione di quelle che considera “notizie false, di scontento o disinformazione”.

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