Il conflitto russo-ucraino assorbe gran parte degli impegni dell’Unione europea ma anche se nuove “politiche europee” sanitarie sono difficili da introdurre, l’obiettivo di misure comuni è comunque perseguito
Su questa testata più volte ho sottolineato l’esigenza di un maggior coordinamento della sanità nell’Unione europea. Lo ha mostrato a tutto tondo la pandemia Covid-19. Altre epidemie sono in arrivo: si parla già di una collegata alla carne suina e il 30 marzo questa testata ha documentato come i centri di ricerca americani abbiano individuato almeno mille nuovi virus che, anche a ragione del riscaldamento della calotta terrestre, trovano “ospitalità” nei mammiferi.
Siamo consapevoli di come sia difficile introdurre nuove “politiche europee” nell’armentario Ue, particolarmente in una fase in cui la priorità della diplomazia è contribuire a risolvere il conflitto causato dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina.
Tuttavia, i consigli economici e sociali (tra cui il nostro Cnel) si stanno adoperando perché si giunga ad obiettivi e misure comuni. Particolarmente interessanti ed utili le proposte che emergono da questo lavoro. Meritano di essere rese note.
Obiettivo: garantire che tutti gli europei abbiano accesso all’educazione su prodotti alimentari sani e a prezzi accessibili, quale elemento costitutivo di uno stile di vita sano. In particolare attraverso misure quali:
1. stabilire norme minime per la qualità degli alimenti e la loro tracciabilità, anche limitando l’uso di antibiotici e di altri farmaci veterinari a quanto strettamente necessario per proteggere la salute e il benessere degli animali invece di utilizzarli in modo preventivo e garantendo che i controlli siano rafforzati a tale riguardo;
2. educare le persone ad abitudini sane fin dalla giovane età e incoraggiarle a compiere scelte sicure e sane, tassando gli alimenti trasformati non sani e rendendo le informazioni sulle proprietà salutari dei prodotti alimentari facilmente disponibili; istituire, a tal fine, un sistema di valutazione a livello europeo per gli alimenti trasformati, basato su competenze indipendenti e scientifiche e un’etichetta relativa all’uso di sostanze ormonali e interferenti endocrini nella produzione di alimenti. A tale riguardo, potenziare il monitoraggio e l’applicazione delle norme esistenti e valutare la possibilità di rafforzarle;
3. incoraggiare il dialogo con gli attori della filiera alimentare, dalla produzione alla vendita, ai fini della responsabilità sociale delle imprese per quanto concerne gli alimenti sani;
4. sostenere la fornitura a livello dell’Ue di alimenti sani, vari ed economicamente accessibili nelle strutture che erogano servizi al pubblico, quali mense scolastiche, ospedali o residenze sanitarie assistenziali, anche attraverso finanziamenti specifici;
5. investire nella ricerca sull’impatto dell’uso di antibiotici e sugli effetti delle sostanze ormonali e degli interferenti endocrini sulla salute umana.
Obiettivo: rafforzare la resilienza e la qualità dei nostri sistemi sanitari.
In particolare attraverso:
1. creazione di uno spazio europeo dei dati sanitari che agevoli lo scambio di tali dati; si potrebbero mettere a disposizione cartelle cliniche individuali, su base volontaria, attraverso un passaporto sanitario elettronico individuale dell’Ue, nel rispetto delle norme in materia di protezione dei dati;
2. condizioni di lavoro adeguate, in particolare attraverso una forte contrattazione collettiva, anche in termini di salari e di modalità di lavoro, e armonizzazione delle norme in materia di formazione e certificazione per gli operatori sanitari; si dovrebbero sviluppare programmi finalizzati alla creazione di reti e di scambio, tra cui un Erasmus per le scuole di medicina, che contribuiscano in particolare allo sviluppo delle competenze. Al fine di garantire il trattenimento dei talenti e delle conoscenze ed esperienze di lavoro dei giovani professionisti, occorre istituire programmi di scambio dell’Ue per motivare le nostre migliori menti nelle scienze della vita ed evitare che siano sottratte da Paesi terzi;
3. garantire l’autonomia strategica a livello dell’Ue ed evitare la dipendenza da paesi terzi per quanto concerne i medicinali (in particolare riguardo ai principi attivi) e i dispositivi medici (comprese le materie prime); in particolare dovrebbe essere stabilito a livello dell’Ue un elenco di medicinali e trattamenti essenziali e prioritari, ma anche innovativi (come le soluzioni biotecnologiche), basandosi sulle agenzie europee esistenti, al fine di garantirne la disponibilità per i cittadini; valutare la possibilità di organizzare la costituzione coordinata di scorte strategiche in tutta l’Ue. Al fine di realizzare la necessaria azione coordinata e a lungo termine a livello dell’Unione, includere la salute e l’assistenza sanitaria tra le competenze condivise tra l’Ue e gli Stati membri dell’Ue modificando l’articolo 4 Tfue (Trattato fondamentale Ue).
4. sviluppare, coordinare e finanziare ulteriormente i programmi di ricerca e innovazione esistenti in campo sanitario senza compromettere altri programmi relativi alla salute, anche per le reti di riferimento europee, in quanto costituiscono la base per lo sviluppo di reti di assistenza medica per trattamenti altamente specializzati e complessi;
5. investire nei sistemi sanitari, in particolare in ambito pubblico e non-profit, nelle infrastrutture e nella sanità digitale e garantire che i prestatori di assistenza sanitaria rispettino i principi della piena accessibilità, anche economica, e della qualità dei servizi, garantendo quindi che le risorse non siano drenate da operatori sanitari orientati al profitto con una scarsa attenzione per l’interesse generale;
6. formulare forti raccomandazioni agli Stati membri affinché investano in sistemi sanitari efficaci, accessibili, a prezzi abbordabili, di alta qualità e resilienti, in particolare nel contesto del semestre europeo. L’impatto della guerra in Ucraina sulla salute pubblica evidenzia la necessità di sviluppare ulteriormente sistemi sanitari resilienti e meccanismi di solidarietà.
Ai fini della sensibilizzazione, le istituzioni dell’Ue e le parti interessate pertinenti dovrebbero organizzare eventi per lo scambio delle migliori pratiche e aiutare i loro membri a diffonderle nelle rispettive circoscrizioni. Dovrebbe essere elaborato un piano d’azione dell’Ue sulla salute mentale, che fornisca una strategia a lungo termine per la salute mentale, anche in materia di ricerca, e affronti altresì la questione della disponibilità di professionisti, anche per i minori, e la creazione, nel prossimo futuro, di uno specifico Anno europeo della salute mentale.
1. sviluppare a livello dell’Ue un programma educativo standard in materia di stili di vita sani, che contempli anche l’educazione sessuale. Esso dovrebbe inoltre comprendere azioni relative a uno stile di vita sano e alla protezione dell’ambiente e al modo in cui possono contribuire a prevenire molte malattie, come ad esempio l’uso della bicicletta come mezzo salutare per la mobilità quotidiana. Il programma sarebbe gratuitamente a disposizione degli Stati membri e delle scuole ai fini dell’utilizzo nei loro programmi di studio, se del caso. Tale programma affronterebbe gli stereotipi riguardo alle persone malate o disabili;
2. sviluppare corsi di primo soccorso – compresa una componente pratica – da mettere gratuitamente a disposizione di tutti i cittadini e valutare la possibilità di corsi periodici come pratica standard per gli studenti e nei luoghi di lavoro. Nei luoghi pubblici in tutti gli Stati membri dovrebbe inoltre essere disponibile un numero minimo di defibrillatori.
3. estendere l’iniziativa della settimana per la salute, che si svolgerebbe in tutta l’UE nella stessa settimana, in occasione della quale verranno affrontate e discusse tutte le questioni sanitarie. Prendere in considerazione anche iniziative relative all’anno della salute, a partire dall’anno in materia di salute mentale;
4. riconoscere come trattamento medico regolare in termini di tassazione i contraccettivi ormonali utilizzati per ragioni mediche, ad esempio nei casi della fibromialgia e dell’endometriosi, nonché i prodotti sanitari femminili. Garantire l’accesso ai trattamenti riproduttivi per tutte le persone che soffrono di problemi di fertilità.
Obiettivo: stabilire un “diritto alla salute” garantendo a tutti gli europei l’accesso paritario e universale a un’assistenza sanitaria a prezzi accessibili, preventiva, terapeutica e di qualità.
Misure:
1. stabilire norme sanitarie minime comuni a livello dell’Ue, che contemplino anche la prevenzione, l’accessibilità e la prossimità delle cure, e fornire sostegno per il conseguimento di tali standard;
2. riconoscere la necessità di tenere pienamente conto del principio di sussidiarietà e del ruolo chiave degli attori locali, regionali e nazionali in materia di salute, e garantire la capacità di agire a livello dell’Ue quando il diritto alla salute viene affrontato in maniera più efficace a tale livello. Consentire un processo decisionale più rapido e solido su temi chiave e migliorare l’efficacia della governance europea per lo sviluppo dell’Unione europea della salute (come ad esempio nel caso di una pandemia o di malattie rare);
3. rafforzare l’Unione europea della salute sfruttando appieno il potenziale del quadro attuale e includere la salute e l’assistenza sanitaria tra le competenze condivise tra l’Ue e gli Stati membri dell’Ue;
4. garantire che chiunque possa accedere alle cure esistenti, ovunque esse siano disponibili prima nell’Ue; a tal fine, agevolare la cooperazione transfrontaliera, in particolare per quanto riguarda le malattie rare, il cancro, le malattie cardiovascolari e le terapie specializzate, come il trapianto di organi e le cure per le ustioni Dovrebbe essere istituita una rete europea per i trapianti e le donazioni di organi a beneficio di tutti i pazienti europei che necessitano di trapianti;
5. garantire l’accessibilità economica delle cure, attraverso maggiori investimenti nell’assistenza sanitaria, in particolare per quanto riguarda le cure odontoiatriche, compresa la profilassi, e garantire per tutti l’accessibilità economica delle cure odontoiatriche tra i 15 e i 20 anni di età;
6. garantire che le cure e i medicinali in tutta l’Ue siano di pari qualità e che il loro costo a livello locale sia equo anche affrontando l’attuale frammentazione del mercato interno;
7. combattere la povertà sanitaria incoraggiando le cure odontoiatriche gratuite per i bambini, i gruppi a basso reddito e altri gruppi vulnerabili, come ad esempio i Valutare inoltre l’impatto sulla salute di alloggi di scarsa qualità;
8. considerare la dimensione internazionale della salute e riconoscere che i medicinali dovrebbero essere universalmente disponibili, anche nei Paesi più poveri.